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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/12/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ma sulle misure bandiera è ripartito il braccio di ferro. Così quota 100 viene pagata dal taglio alle indicizzazioni

ROMA Nella manovra ci sono, ma mancano i dettagli. O meglio, e il particolare non è da poco, mancano i decreti che dovrebbero attuare Reddito e Quota100. Per l'abolizione della povertà, come per sapere quanto costa andare in pensione a 62 anni, occorre attendere il nuovo anno. E tale necessitato rinvio pesa sulla narrazione dei due vicepremier che da ieri si esercitano negli elogi di una manovra del popolo che per ora ha reso chiari i sacrifici presenti (taglio delle pensioni) e futuri (aumento Iva) mentre sotto- sotto M5S e Lega affilano le armi nell'attesa di chiarire come verranno definite le due misure avvolte nella nebbia, e di regolare qualche conto aperto durante l'estenuante trattativa andata in scena per giorni nella Commissione Bilancio di Palazzo Madama.
In attesa dei due decreti, ieri il blog dei Cinquestelle si è esercitato in una serie di conti e tabelle, mentre Di Maio ha imbracciato lo spadone berlusconiano della verità invitando i militanti a sottoporre «a parenti e amici» «semplici quesiti» che dovrebbero dimostrare che il lungo elenco di promesse è stato mantenuto. Ma con la realtà il governo ha spesso faticato a fare i conti, e lo si è visto in occasione dello scontro con Bruxelles, dello spread che si mangia a colazione e delle letterine di babbo natale. Il più realistico «sette» che Salvini dà alla manovra il giorno dopo la sua approvazione, è forse la migliore conferma di come molte questioni debbano essere ancora risolte e della difficoltà che avrà il governo a mettere nero su bianco le due riforme senza dover subire - da qui a maggio - i contraccolpi della realtà rispetto agli annunci.
Dividere la cifra stanziata per il numero dei potenziali poveri è un esercizio facile persino per qualche sottosegretario, ma per evitare che a percepire il Reddito siano esponenti della malavita, frotte di migranti o incalliti amanti del divano, serve un filtro nonché requisiti e condizioni. Almeno così sostiene soprattutto la Lega.
E visti da questo lato i problemi non sono pochi. La manovra stanzia un miliardo per i Centri per l'impiego. Di Maio ha più volte promesso un loro potenziamento ma non sarà facile trasformare gli attuali carrozzoni in Centri efficaci e rapidi. Soprattutto qualora si decidesse di smontare tutto il lavoro fatto con il reddito d'inclusione (distribuito dai Comuni) trasformando il Reddito non in un meccanismo teso a coprire un arco di tempo tra un lavoro e un altro.
Tra finestre d'uscita, divieti di cumulo, decurtazioni e specifico blocco per gli statali, anche l'impatto sull'occupazione di Quota100 è a rischio. Malgrado nel M5S si faccia grande sfoggio di calcolatrici, i conti non tornano specie se al Reddito si unisce la Pensione di Cittadinanza. La prospettiva rischia di essere ancora peggiore qualora il 2019 dovesse aprirsi con un Pil sotto l'un per cento e uno spread non incapace di scendere sotto quota duecento e quindi non in grado di far risparmiare al ministro dell'Economia Giovanni Tria un paio di miliardi. Un Paese sull'orlo della recessione potrebbe aver bisogno di spostare risorse dall'assistenza agli investimenti gettando magari un occhio più benevolo sulle nuove generazioni totalmente ignorate dalla manovra. D'altra parte questo è tornato a proporre di recente il ministro delle Politiche comunitarie Paolo Savona quando ha chiesto a Bruxelles di scomputare gli investimenti dai calcoli comunitari.
L'ATTESA
L'impressione è che il governo abbia giocato con la Commissione tutte le sue carte e che ora si attende la primavera per vedere se la crescita dell'Italia sarà in linea con quanto promesse nelle settimane scorse dal governo.
Ed è su queste incognite - modulazione delle riforme e crescita del Paese - destinate a risolversi a breve, che rischiano di esplodere le tensioni tra M5S e Lega. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo aver concluso con successo la trattativa in Europa, sembra essersi di nuovo defilato e non ha di fatto preso parte alla trattativa tra i due alleati sull'emendamento. Ieri è volato in Libia dove ha nuovamente incontrato i due principali leader, Serraj e Haftar. Il giorno prima si è intrattenuto con dei bambini in un ospedale di Roma. Defilato, ma pronto a mediare se i due azionisti della maggioranza decidono di convocarlo. Ma il clima elettorale che già si respira nell'esecutivo obbligherà a breve anche Conte a schierarsi. Magari con Di Battista.

Così quota 100 viene pagata dal taglio alle indicizzazioni

ROMA È un pacchetto corposo quello contenuto in manovra sulla previdenza. E non per tutti i pensionati o aspiranti tali si tratta di buone notizie. Se infatti l'introduzione della cosiddetta quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi) consentirà a centinaia di migliaia di lavoratori di andare in pensione fino a cinque anni prima dei termini fissati dalla riforma Fornero, ci sarà anche una corposa pattuglia di persone già in pensione che subirà sacrifici e tagli. Pesare gli effetti delle varie misure può essere un indicatore importante per capire l'impatto complessivo del capitolo a livello sociale.
LA STRETTA
Già montano le proteste, ad esempio, per la stretta alla rivalutazione dell'assegno in base all'inflazione, una norma che riguarda milioni di persone. Il sacrificio vale per tre anni e coinvolgerà tutte le pensioni che superano tre volte il minimo (1.522 euro al mese). Per quelle comprese tra tre e quattro volte il minimo (attualmente 2.029 euro) ci sarà una rivalutazione al 97%, che scende al 77% per gli assegni fino a 2.537 euro, e poi ancora al 52% per quelli fino al 3.042 euro. Taglio di oltre la metà dell'indice, del 53% (rivalutazione quindi al 47%) per le pensioni fino a 4.059 euro al mese, ancora di più (rivalutazione al 45%) per quelle fino 4.566 euro. Oltre tale soglia l'adeguamento all'inflazione sarà pari solo al 40%. Il governo replica così alle critiche: si tratta di un sacrificio di pochi spiccioli. «Un euro» arrotonda Matteo Salvini che ironicamente promette: «Vedremo di recuperarlo». Luigi Di Maio invece così giustifica: «Per rendere costituzionale l'intervento di migliaia di euro sulle pensioni d'oro prendiamo un euro, due euro, dalle pensioni sopra i 1500 euro. Questo perché dobbiamo rispettare un principio di progressività. Solo per questo». Secondo alcuni calcoli diffusi dai Cinquestelle la stretta peserà tra i 50 centesimi e i 12 euro a seconda delle fasce di reddito. La misura farà risparmiare 2,29 miliardi nel triennio.
A perderci invece molto sono i pensionati d'oro (sopra i centomila euro lordi l'anno) che per i prossimi cinque anni vedranno anche un taglio netto dell'assegno: si parte da una perdita del 15% per chi ha una pensione tra i centomila e i centotrentamila euro (con una perdita quindi tra i quindicimila e i 19.500 euro l'anno), fino a un taglio del 40% per le pensioni superiori ai 500.000 euro (appena 23 persone), passando per tagli intermedi del 25, del 30 e del 35%. Il sacrificio è enorme, anche se riguarda una platea piccola di sole 24.000 persone. Ma più che i risparmi per le casse dell'Inps (239 milioni complessivi in tre anni) la misura per il governo giallo-verde ha un valore simbolico.
L'ANTICIPO
Certamente quota 100, pur nella sua dotazione di risorse ridotte causa trattativa con Bruxelles (per il 2019 sono stanziati 3,9 miliardi, contro i 6,7 previsti inizialmente) è una misura che renderà felice tante persone che, per i più svariati motivi, non vedono l'ora di andare in pensione. E poco conta se con la reintroduzione delle finestre bisognerà attendere tre mesi (oppure sei se le domande fossero superiori alle stime). Secondo i calcoli del governo saranno circa 315.000 (l'85% di chi maturerà i requisiti) i lavoratori che nel 2019 approfitteranno dell'opportunità. Non sono previste penalizzazioni sull'entità dell'assegno pensionistico, salvo il fatto che ormai tutti hanno il contributivo (almeno pro-quota) e quindi andare prima in pensione significa meno contributi e in proporzione un assegno più basso. Sul piatto opposto della bilancia però c'è il fatto che si percepirà l'assegno pensionistico per più anni. C'è in realtà un paletto che forse potrebbe fare da deterrente per alcuni: il divieto di cumulo con reddito da lavoro oltre i 5.000 euro per tutti gli anni di anticipo della pensione.

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