ROMA Stop a tempo per i rincari al casello. Le tariffe autostradali, almeno per il 90% delle rete, restano congelati, ma il blocco non durerà tutto l'anno. In attesa di una ridefinizione del quadro normativo, gli automobilisti spuntano una proroga di 6 mesi, ma il rischio aumenti non è affatto scongiurato da decreto varato a fine anno dal governo. Spetterà adesso al ministero dei Trasporti, che ha spinto molto per sterilizzare gli incrementi del 2019, avviare la discussione con i concessionari. Mosse unilaterali da parte dello Stato, ovvero del concedente, potrebbero infatti scatenare una valanga di ricorsi, visto che le tariffe autostradali sono determinate da parametri ben precisi, fissati per legge nelle convenzioni (un mix legato all'andamento dell'inflazione, agli investimenti fatti e ai lavori svolti e a quelli programmati). Per riscrivere le regole, come vuole il ministro Danilo Toninelli, dovrà essere quindi avviata una mediazione, senza pregiudiziali di sorta.
LA SCELTA
Ed è proprio con questo spirito costruttivo che va letta la decisione del cda di Autostrade per l'Italia, il gruppo che gestisce oltre 3 mila chilometri di rete, di non applicare l'incremento sul pedaggio spettante alla concessionaria. Una scelta autonoma, quella del più importante operatore del settore, voluta dall'ad Giovanni Castellucci e condivisa con il Mit proprio «per supportare la crescita e la competitività del Paese». Una scelta che, pare di capire, punta anche a rasserenare e normalizzare i rapporti. Un risultato raggiunto, ha spiegato il ministro Danilo Toninelli, grazie a «una fruttuosa interlocuzione con i concessionari autostradali».
Per la verità il nodo della sterilizzazione degli aumenti tariffari si è sciolto solo nella tarda serata di lunedì e «laddove l'accordo non si è raggiunto, come nel caso di Strada dei Parchi - ha spiegato ancora Toninelli - abbiamo agito emanando comunque l'apposito decreto di sterilizzazione degli esorbitanti rincari per gli utenti».
IL CAPITOLO APERTO
Il capitolo Strada dei Parchi è rimasto dunque irrisolto per la ferma opposizione di Anas che ha fatto saltare l'intesa. In ballo ci sono costi per ulteriori 73 milioni relativi agli interessi su due rate del canone di concessione che dovevano essere sospese proprio per consentire la sterilizzazione delle tariffe ed evitare il rincaro. Alla fine, la concessionaria del gruppo Toto ha deciso di sospendere gli aumenti per due mesi, prendendo atto con «rammarico delle ingiustificate pretese di Anas che esige un tasso di interesse del 6% annuo al posto del tasso legale del 2% sulle rate posticipate 2018 e 2019 dovute quale prezzo della concessione». E proprio il Mit non nasconde una certa irritazione per la posizione tenuta da Anas che «sapeva e sa che le sue pretese non potevano essere accettabili». Da qui il decreto interministeriale che ha sterilizzato gli aumenti dei pedaggi: sia quello del 12,89% previsto per il 2018 sia quello del 5,59% che sarebbe dovuto scattare» nel 2019. Tutto da capire poi cosa accadrà quando il blocco potrebbe essere rimosso.
Il Mit ha anche bloccato gli aumenti di Autovie Venete che aveva richiesto un adeguamento dell'1,48% mentre ha autorizzato, a partire da ieri, un rincaro del 2,06% per i pedaggi della A4 Venezia-Padova, passante di Mestre e A57 Tangenziale di Mestre che si traduce in un aumento massimo di 10 centesimi per le auto e di 20 centesimi per i mezzi pesanti. La Milano-Serravalle ha invece varato uno stop di un mese.