CHIETI Matteo Salvini sbarca in Abruzzo con la forza di una bufera e con un aereo della polizia, quindi di Stato, per fare da traino al candidato presidente del centrodestra alla Regione. Anche se a Chieti, prima tappa della due giorni abruzzese del ministro dell'Interno, parla per 36 minuti senza mai citare Marco Marsilio. Che però c'è. E dalla prima fila dell'auditorium Cianfarani lo applaude insieme a una platea gremita non solo di politici della Lega ma soprattutto di gente comune a caccia di un selfie.La prima notizia quindi è che Salvini non fa il nome del candidato governatore. Solo per un attimo, Marsilio gli passa accanto sul palco e gli strappa due bacetti sulle guance. Troppo poco per sfatare una chiara chiave di lettura politica che vede la Lega giocarsi in Abruzzo una personalissima partita che va oltre gli alleati: dimostrare di essere la più forte al di là dei candidati altrui. Salvini non spara percentuali ma invita a cena all'Alcyone l'ex deputato Fabrizio Di Stefano, pronto a tornare alla base. E questa è la seconda notizia. Passiamo alla terza: il ministro spegne le speranze dei sindaci, soprattutto di montagna, che chiedono di spostare le elezioni dal 10 febbraio al 26 maggio per via del maltempo e, quarta notizia, il leader leghista dà lo stop perentorio agli alleati dell'Udc che vogliono candidare politici ex alleati di Luciano D'Alfonso alla Regione, Alessio Monaco, Mario Olivieri e Andrea Gerosolimo. «Non candidarli mi sembra il minimo», dichiara al Centro Salvini che, per l'occasione, indossa una giacca e felpa marcate "polizia di Stato".«Chi è stato complice dei pessimi governi di centrosinistra», rincara la dose, «non può governare con noi. Mi sembra banale ed evidente», esclama all'uscita dell'auditorium, dopo che dal palco lo aveva quasi urlato il deputato leghista Luigi D'Eramo e, fuori dal palco, lo ha ribadito il coordinatore regionale del Carroccio, Giuseppe Bellachioma. In giro, tra la folla, non si vedono volti di centristi, di Udc, Dc e Idea. È normale? Torniamo al leader leghista che sulla data del voto è categorico: «È stata fissata dalla Regione. Io penso che ci sia tanta di quella voglia di cambiamento che il 10 febbraio ci potranno essere anche neve, bufera e vento, ma gli abruzzesi andranno comunque a votare. Un'accoglienza come questa di Chieti, in una giornata di neve come quella di oggi, vuole solo dire che in Abruzzo la voglia di cambiamento supera anche il maltempo». Ma così si spengono le speranze dei sindaci perché a dire che non si andrà a votare il 26 maggio, con l'Election day, è proprio chi dovrebbe prendere la decisione. Il discorso si chiude qui.Facciamo un passo indietro, torniamo nell'auditorium dove parlano Marsilio, che ribadisce le sue origini abruzzesi e dà una bordata a D'Alfonso e Giovanni Legnini, quindi il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, autore di una lettera diventata il manifesto dei sindaci italiani anti-ribelli, e a seguire D'Eramo e il senatore leghista eletto in Abruzzo, Alberto Bagnai. A introdurre l'intervento fiume, popolare nei contenuti, del leader della Lega, oltre a un fragoroso applauso, è stata l'imprevista entrata in scena del signor Benito di Torrevecchia Teatina che ce l'ha con il suo vicino di casa e ha chiesto aiuto a Salvini. Questi gli ha risposto così: «Venga qui che le do il numero di cellulare del ministro dell'Interno», scatenando una risata collettiva. Ma entriamo nel merito. In 36 minuti, Salvini, ha detto di tutto e di più, soprattutto del decreto sicurezza e contro i sindaci alla Orlando. «Non lo hanno neppure letto e hanno deciso di cominciare l'anno nuovo con la battaglia per difendere gli immigrati. Non li punirà il ministro Salvini, ci penseranno gli italiani quando andranno a votare», ha arringato il capo della Lega. «Sono sceso dalla macchina e in mezz'ora ho fatto 40 metri: tanto freddo fuori tanto calore dalla gente. L'Abruzzo merita tutto l'impegno possibile», e strappa un altro applauso. «Quando guardo in tv quelli del Pd, impazzisco, è divertentissimo. A parte che li guardo il meno possibile, preferisco i cartoni animali con mia figlia», e ancora: «Solo chi non fa non sbaglia. Di infallibile c'è solo Matteo Renzi, che si è ridotto a fare i documentari, purtroppo me li sono persi», ironizza a metà intervento, iniziato in realtà con la sua raccomandazione ai candidati di non perdere tempo ad accusare i rivali. Elogia un marchio d'Abruzzo quando, ricordando le critiche al suo selfie con pane e Nutella, se ne esce con la frase: «Mi farò fotografare con due arrosticini». E parla di un cittadino albanese, residente a Chieti che gli ha sussurrato all'orecchio: «Matteo grazie perché limitando l'immigrazione fuori controllo difendi la reputazione di noi immigrati per bene». E di due preti che gli hanno detto: «Siamo con te, lascia perdere quello che dice qualche parruccone in Vaticano». Dal palco dice: «Il 10 febbraio l'Abruzzo, poi Sardegna, Piemonte, Calabria e l'Emilia: in queste regioni il Pd andrà a casa». E conclude: «Grazie agli italiani la Lega, che era al 3%, ora è al trenta». Ma se a fine comizio gli chiedi quanto raggiungerà il Carroccio in Abruzzo, esclama: «Non gioco mai i numeri al Lotto».
Tremila persone accolgono i candidati. Montesilvano, la platea del Pala Dean Martin applaude i 29 della lista: ecco tutti i nomi
MONTESILVANO Oltre tremila coppie di mani che applaudono al Pala Dean Martin di Montesilvano, al ritmo scandito dalle note del "Nessun Dorma" pucciniano, hanno salutato nel tardo pomeriggio di ieri il vicepremier Matteo Salvini e i candidati della Lega alle regionalI. Un bagno di folla, la presentazione degli aspiranti consiglieri delle liste di Chieti, Pescara, Teramo e L'Aquila, incorniciato da inviti dalla platea a "non mollare" e "a realizzare il cambiamento in Abruzzo". Il primo a prendere la parola è il candidato presidente della coalizione di centrodestra, il senatore di Fratelli d'Italia Marco Marsilio: «Caro Matteo», dice rivolgendosi a Salvini, «esprimo la gratitudine per avere creduto nella mia persona come candidato presidente della Regione Abruzzo. Per me è un onore e un privilegio avere il sostegno della Lega, di tutto il centrodestra e di questa brava gente che condivide i nostri stessi valori, il bisogno di un Abruzzo nuovo, pulito, che cresce e che darà lavoro ai propri figli che non dovranno più emigrare per trovare futuro e prospettive di crescita».Poi, uno alla volta, tocca fare gli onori di casa a Francesco De Sanctis, responsabile della Lega giovani, al senatore Alberto Bagnai e ai deputati Luigi D'Eramo e Giuseppe Bellachioma. Seguono i nomi e i cognomi scanditi al microfono dei candidati abruzzesi del Carroccio, tutti schierati sul palco del Pala Dean Martin per ricevere dal ministro dell'Interno l'immancabile spilla della Lega da appuntare sul petto. Si tratta, per la lista della provincia di Chieti, dell'assessore all'ambiente del Comune di Chieti Alessandro Bevilacqua, dell'ex assessore di Vasto Sabrina Bocchino, dell'avvocato teatino Annalisa Bucci, del coordinatore provinciale della Lega Nicola Campitelli, della sociologa ortonese Annarita Guarracino, del sindaco di Cupello Emanuele Marcovecchio, dell'ex assessore di San Giovanni Teatino Efrem Martelli e del sindaco di Orsogna Fabrizio Montepara. La lista della provincia dell'Aquila vede schierati il sindaco di Ovindoli Simone Angelosante, l'avvocato e assessore di Avezzano Leonardo Casciere, la coordinatrice comunale della Lega Tiziana Del Beato, la 24enne di Pescocostanzo Giulia Donatelli, l'assessore al Comune dell'Aquila Emanuele Imprudente, la 50enne sulmonese Antonietta La Porta, l'avvocato ex vicesindaco di Magliano Antonio Morgante. Nelle liste della provincia di Pescara i candidati sono: il consigliere comunale Vincenzo D'Incecco, il vicesindaco di Montesilvano Ottavio De Martinis, l'impenditore Luca De Renzis, il presidente dell'associazione liberi agricoltori Lino Galante, la consigliera di Montesilvano Angelita Palumbo, l'imprenditrice moglie del sindaco di Pianella Carla Ricci e l'ex consigliera regionale Nicoletta Verì. Infine, a Teramo, la Lega punta su Simona Cardinali, Maria Di Domenico, Antonio Di Gianvittorio, Emiliano Di Matteo, Gianni Mastrilli, Pietro Quaresimale e Federica Rompicapo.