ROMA Rischia di diventare una corsa contro il tempo quella dei dipendenti statali che decideranno di utilizzare lo scivolo di Quota 100 per anticipare la pensione. Chi ha maturato o maturerà i 62 anni di età e 38 di contributi entro il prossimo 31 marzo, se vorrà approfittare della prima finestra, fissata al primo luglio, per lasciare il lavoro, dovrà presentare domanda all'Inps entro la fine del mese. È una delle ultimissime novità contenute nella bozza di decreto che conterrà le due misure bandiera del governo, la riforma Quota 100 e il Reddito di cittadinanza, e che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni, probabilmente già nel consiglio dei ministri dell'11 gennaio prossimo. Il provvedimento prevede, come detto, che tutti i dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre dello scorso anno, e quelli che li matureranno entro il 31 marzo di quest'anno, potranno lasciare il lavoro dal prossimo primo luglio.
LE DIFFERENZE
Ma, aggiunge, un comma del provvedimento, la domanda di collocamento a riposo dovrà essere presentata con un preavviso di sei mesi all'amministrazione di appartenenza. Dunque, dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto, che dovrebbe arrivare entro la metà di gennaio, rimarranno sì e no quindici giorni per chiedere il pensionamento. La ragione di questa differenza con i dipendenti privati, starebbe nella necessità di garantire la continuità e il buon andamento dell'azione amministrativa. Statali a parte, chi ha maturato i 62 anni di età e i 38 di contributi entro lo scorso 31 dicembre, potrà lasciare il lavoro il primo aprile. Per chi non ha ancora maturato i requisiti, invece, ci saranno delle finestre mobili di tre mesi. Significa che dal momento in cui si hanno i 62 anni e 38 di contributi, bisognerà attendere 90 giorni prima di poter lasciare il lavoro.
LA FINESTRA DI SEI MESI
L'età anagrafica, ossia i 62 anni, saranno adeguati all'aspettativa di vita e, dunque, cresceranno con il tempo. Per i dipendenti pubblici che matureranno i requisiti a partire da aprile 2019, la finestra sarà invece di sei mesi (sempre tenendo presente che la domanda di collocamento a riposo dovrà essere presentata con sei mesi di anticipo all'amministrazione di appartenenza).
Ieri invece si sono scatenate le polemiche su un'altra norma inserita nella bozza che riguarda gli statali: lo slittamento del pagamento delle buonuscite fino a 8 anni per coloro che scelgono l'uscita anticipata con Quota 100 (come anticipato dal Messaggero del 4 gennaio). La Cisl ha chiesto al Governo di convocare i sindacati sul decreto che dovrebbe introdurre le norme per l'anticipo della pensione e di non penalizzare i lavoratori pubblici con il rinvio dell'erogazione della liquidazione solo al momento della maturazione dei requisiti attuali (67 anni di età per la vecchiaia e 43 anni e 3 mesi di contributi per quella anticipata).
«Chiediamo - ha affermato il segretario confederale Ignazio Ganga - che il sindacato venga convocato al più presto per un confronto specifico sulle pensioni». I dipendenti pubblici, gli ha fatto eco Antonio Foccillo della Uil, «devono scontare fino in fondo il fatto di essere tali, con continue differenze di trattamento rispetto a chi, invece, lavora nel settore privato. Pertanto la risposta sarà immediata».
«Buonuscita con il prestito per i dipendenti pubblici»
Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro, gli statali che vanno in pensione a 62 anni con quota 100 dovranno aspettare comunque 67 anni per vedersi pagata la buonuscita?
«Valgono le vecchie regole. Ci rendiamo conto del problema, ma troveremo una soluzione».
Che soluzione?
«I dipendenti pubblici che lasciano con Quota 100 potranno chiedere alle banche l'anticipo del loro trattamento di fine servizio. Stiamo valutando insieme all'Abi la stipula di una convenzione».
Servirà una norma?
«Nel decreto vorremmo inserire un riferimento».
Si tratta di un prestito, chi pagherà gli interessi?
«Saranno a carico dei beneficiari. Ma si tratterà di cifre bassissime. L'erogazione della liquidazione degli statali sarà garantita dallo Stato. L'operazione, vedrà, sarà conveniente per chi vuole avere in anticipo i soldi della liquidazione».
Quando andranno in pensione i primi statali, a luglio o ad ottobre?
«Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre dell'anno scorso potrà fare domanda a gennaio e potrà lasciare a luglio».
Con il blocco delle assunzioni fino al 15 novembre non c'è il rischio che si crei un buco, una discrasia, tra pensionamenti e assunzioni?
«Il rischio c'è, ma è minimo. Parliamo di due mesi. E poi siamo anche convinti che con il divieto di cumulo tra reddito e pensione fissato a 5 mila euro, non ci saranno fughe di massa dal pubblico impiego».
Una staffetta generazionale ci sarà?
«Ci sarà sia tra i dipendenti pubblici che tra quelli privati. Per questi ultimi diamo la possibilità alle aziende di anticipare il ritiro dei dipendenti fino a tre anni rispetto ai 62 fissati da Quota 100, attraverso il ricorso ai fondi bilaterali di solidarietà. Ma ad una condizione».
Quale?
«Che per ogni uscita ci sia una nuova assunzione».
Senta, dal primo gennaio è scattato l'aumento di cinque mesi anche dell'età contributiva per il pensionamento che voi volevate congelare a 42 anni e 10 mesi. Cosa accadrà ora?
«Semplice, nel decreto sarà scritto che dal primo gennaio del 2019 si potrà andare in pensione con 42 anni e 10 mesi a prescindere dall'età».
Ci sarà la riconferma di una opzione donna?
«Certo, le donne nate nel 1958 e 1959, a seconda che sono lavoratrici autonome o dipendenti, potranno lasciare il lavoro con 35 anni di contributi con il ricalcolo contributivo della pensione. Abbiamo rinnovato anche l'Ape sociale, lo scivolo verso l'uscita con i costi tutti a carico dello Stato per le categorie più vulnerabili».
Quando sarà varato il decreto legge?
«Forse potremmo fare in tempo già per il Consiglio dei ministri dell'11 gennaio. Non credo che andremo comunque oltre metà mese».
Ci sarà anche il Reddito di cittadinanza?
«Sarà un decreto unico».
Il sussidio andrà anche agli stranieri?
«Solo a quelli che hanno almeno 10 anni di residenza in Italia e che in pratica, hanno i requisiti per fare domanda di cittadinanza».
Ce la farà l'Inps a gestire questa mole di lavoro aggiuntiva tra Reddito di cittadinanza e Quota 100. Non c'è il rischio che qualche misura slitti?
«Nessun rischio. Le finestre di tre mesi per i dipendenti privati e di sei mesi per i dipendenti pubblici permetteranno all'Inps di organizzarsi al meglio. Siamo in stretto contatto con loro, non ci saranno intoppi».
C'è un ulteriore elemento che si aggiunge, l'avvicinarsi della scadenza del mandato del presidente Tito Boeri.
«Stiamo pensando ad un cambio della governance con una reintroduzione dei consigli di amministrazione. Io credo che in queste situazioni sia meglio accelerare il ricambio che ricorrere a delle proroghe».