ROMA Scatterà da aprile per i dipendenti privati e da luglio per il pubblico impiego Quota 100, l'anticipo pensionistico che prevede l'uscita dal lavoro con 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi. Cinque anni in meno rispetto a quanto imposto dalla riforma Fornero, oggi in vigore. Ma a ben guardare, il decreto che regola la misura previdenziale e il Reddito di cittadinanza rende la via al pensionamento per gli statali abbastanza impervia. Intanto perché chi matura i requisiti entro il 31 marzo, dovrà aspettare il primo luglio per uscire. Gli altri dovranno attendere altri sei mesi. La prima finestra è difficile da utilizzare, visto che il comparto deve presentare «la domanda di collocamento a riposo» con un preavviso di sei mesi. Cioè entro il primo febbraio. Poi c'è la questione del pagamento della liquidazione: anche chi accede a Quota cento, dovrà aspettare di maturare i requisiti di uscita previsti dalla Fornero: quindi anche 5 anni.
LA REAZIONE
Via Twitter Giulia Bongiorno ha provato a tranquillizzare gli interessati. «Il governo - ha spiegato il ministro per la Pubblica amministrazione - lavora per garantire a dipendenti Pa che decidano di usare quota 100 il Tfr in anticipo (rispetto a quanto previsto dalle norme dei precedenti governi), mediante convenzioni stipulate tra banche e amministrazioni. Stiamo parlando con Abi per trovare soluzione più favorevole». Da Palazzo Vidoni ribadiscono quanto anticipato dal Messaggero e poi confermato al nostro giornale dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Infatti nel testo del decreto si spiega che, per non lasciare i lavoratori della Pa senza Tfr e Tfs, «le Pubbliche amministrazioni potranno stipulare apposite convenzioni con le banche per far fronte all'erogazione anticipata dell'indennità di fine servizio per quei lavoratori che accederanno al pensionamento anticipato». Il governo punta a strappare condizioni migliori dalle banche, «fissando preventivamente i limiti dei tassi di interesse». Tornando alle regole d'accesso al provvedimento, potranno uscire dal 1 aprile i dipendenti privati che hanno compiuto i 62 di età e maturato i 38 anni di contribuzione al 31 gennaio 2018. Per la pensione anticipata, con il congelamento dell'aumento dell'aspettativa di vita sempre previsto nel decreto, bisogna aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Le uscite saranno scadenzate con finestre trimestrali. Con Opzione donna potranno lasciare le lavoratrici nate tra il 1958 (autonome) e il 1959 (dipendenti) con almeno 35 anni di contribuzione. Confermata l'Ape sociale per le categorie più deboli e introdotto poi, fino al raggiungimento dei requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni), il divieto di cumulo tra l'assegno previdenziale e i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da prestazioni occasionali e non superiori ai 5 mila euro. Da qui al 2021 si potranno riscattare, con condizioni migliori (compresa una dilazione in 60 rate su tre anni) in tutto o in parte i periodi non coperti da contribuzione per i quali non sussista obbligo contributivo (come il congedo parentale facoltativo o la laurea) fino a 5 anni. Ma soltanto se si è interamente nel sistema contributivo. Il governo poi autorizza i fondi bilaterali a erogare un sostegno al reddito per facilitare l'uscita di chi aderisce a Quota 100.