L'AQUILA Sono ore di grande fibrillazione all'interno del centrodestra. Il vertice che si è tenuto ieri a Pescara, con Gianfranco Rotondi (Dc), Lorenzo Cesa (Udc) e Gaetano Quagliariello (Idea) e i rispettivi coordinatori regionali, non ha prodotto la fumata bianca sull'ingresso nelle liste di Marianna Scoccia, moglie di Andrea Gerosolimo, e Mario Olivieri, questi ultimi parte integrante della scorsa maggioranza di centrosinistra, seppur in chiave assai critica. Contro questa ipotesi si sono schierate, da subito, sia la Lega che Forza Italia, con toni anche aspri. La riunione di ieri, che si è trascinata per diverse ore prima di una sospensione attorno alle 20.30, si è trasformata in un incontro ancora interlocutorio. Saranno decisive le prossime ore. La cautela è massima. Bocche rigorosamente sigillate.
Ai due è stato concesso un ulteriore mini lasso di tempo per confermare la volontà di fare il salto. Solo se arriverà l'ok allora il tavolo prenderà una decisione. Anche perché tra le tante indiscrezioni di ieri c'è anche quella di un possibile passo indietro, di uno dei due o di entrambi, a favore di candidature meno marcatamente legate alla scorsa esperienza di centrosinistra. Per il resto il summit ha accertato, non senza qualche fibrillazione, che le liste si faranno, in tutti e quattro i collegi. Non era scontato.
L'ALTRO FRONTE
Sempre ieri, in serata, è arrivato l'annunciato dietrofront di Fabrizio Di Stefano, al termine della riunione con i componenti del gruppo di lavoro Civiche per l'Abruzzo. «Il progetto partito due anni fa ha detto Di Stefano -, ha vissuto momenti a mio avviso esaltanti, permettendomi di trovare persone di altissima qualità. Tracciando un percorso, che se realizzato, avrebbe potuto dare grandi prospettive alla nostra Regione. Oggi, alla luce delle scelte fatte dal centrodestra, la competizione dei partiti affrontata con le sole liste civiche, i cui componenti non finirò mai di ringraziare per la stima, la fiducia e l'affetto che mi hanno dimostrato, è un progetto che non potrà essere realizzato». Per coerenza, ha spiegato l'ex parlamentare Pdl, «abbiamo continuato fino ad oggi perché ritenevamo e riteniamo che la vera sfida sarà quella dell'11 febbraio, quando chi riuscirà vincitore dalla tornata elettorale, dovrà raccogliere la disastrosa eredità lasciata da D'Alfonso, dimostrando di avere capacità, idee e passione per poterlo fare. Cose che personalmente non ho visto negli altri candidati, dei quali, non ancora leggo una riga riguardante il loro programma. Non ho accettato, pur essendo uomo di centrodestra, di convergere sulla candidatura scelta dalle segreterie romane, anzi, proprio rivendicando il mio essere di destra, ricordo che coloro che sono stati i miei ispiratori politici, mi hanno insegnato che la nazione viene prima della fazione, e quindi l'Abruzzo viene prima della mia parte politica, e che la patria sono le idee in cui un uomo crede. Questo progetto del centrodestra non mi ha convinto; non voglio però diventarne il movente, o meglio il capro espiatorio di un eventuale sconfitta». Di Stefano ha lasciato libertà di scelta ai suoi compagni di percorso: «Il progetto Civiche per l'Abruzzo ha concluso - resta in piedi, lo trasformeremo in associazione che affiancandosi alla fondazione Cantiere Abruzzo da me presieduta, avrà come obiettivo le prossime elezioni amministrative e la crescita culturale e umana dei giovani».