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Pescara, 23/11/2024
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Data: 14/01/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Legnini, appello ai delusi di selfie e destra romana. Il candidato presidente parla a una platea gremita all'incontro per Di Matteo. Ribadisce l'importanza del laboratorio del civismo con otto liste e 232 candidati

PESCARAL'appello è a chi non si rivede nella destra romana di Marsilio, nella politica dei selfie e nella democrazia dei clic. «Noi siamo riusciti a comporre una coalizione coesa, pluralista, rinnovata, espressione di vari mondi della società civile, di sensibilità e di culture politiche anche diverse tra di loro ma convergenti su un progetto politico e su un programma di governo. Nel centrodestra sono tre mesi che assistiamo a liti fino a quella clamorosa degli ultimi giorni». Così dice Giovanni Legnini, il candidato presidente che guida otto liste, sette delle quali rappresentano il civismo della nostra regione, davanti a una platea gremita di mille persone all'inaugurazione della sede elettorale di Donato Di Matteo, elemento del mondo civico che è la struttura del laboratorio politico di Legnini. MARSILIO? UN AVULSO. È Di Matteo a esordire e a strappare applausi quando esclama «Noi non abbiamo bisogno di selfie, cioè di apparire. Occorrono invece persone capaci».E aggiunge: «Marco Marsilio è persona avulsa dall'Abruzzo che rappresenta solo interessi romani». Quindi invita la platea «a non perdere l'occasione, le certezze e le sicure prospettive di crescita che invece garantisce Legnini».STOP A MASCI. Agli elettori che lo ascoltano, il medico di Roccamorice ex assessore regionale, dichiara «di voler essere ancora un uomo che combatte con il cuore». E rispondendo a Carlo Masci, che è ricorso al tribunale per la questione del simbolo di Abruzzo Futuro perché compare nel logo della civica di Di Matteo, quest'ultimo dice: «Tu pensi che questo stemma mi faccia guadagnare qualche voto. Ma ti sbagli: me li fa perdere. Per me non c'è alcun problema». Prima che Legnini intervenga in modo ampio, spiegando l'essenza del suo laboratorio politico, Di Matteo elenca le sue aspirazioni programmatiche.ASL UNICA. Al primo posto ci sono la sanità, la discontinuità nonché distinzione dalla politica dalfonsiana che lui di fatto definisce «prepotenza di potere». Spiega che la gente non va portata negli ospedali, ma le persone debbono essere curate a casa. «Occorre rafforzare i distretti sanitari così come la prima riforma da fare è quella della Asl unica in cui pubblico e privato devono lavorare insieme per la qualità del servizio».BANCA REGIONALE. L'Abruzzo - continua Di Matteo - deve riorganizzarsi in aree vaste con una grande riforma istituzionale che si coniuga con la logica dei finanziamenti europei. «In questo quadro vanno ridisegnati i distretti in particolare quello montano dei 130 Comuni abruzzesi dimenticati e che invece dovrebbero avere garanzie di fondi attraverso bandi che riservino loro il 20-30% delle risorse disponibili». Infine propone la costituzione di una banca regionale per aiutare le imprese, e s'impegna a trovare modi e mezzi per aiutare gli over 50 disoccupati. SIGNOR NO. Per quanto riguarda la macchina regionale, l'ex assessore, anti-dalfonsiano doc, dice «Basta con i signorsì» e aggiunge: «Tutti i sindaci sono uguali, basta anche con i soldi solo ai sindaci amici». Chiude con una frase che gli vale il secondo grande applauso: «Vi voglio bene e vi invito a impegnarvi in prima persona per portare non meno di 20mila voti alla lista».TRAVAGLI ALTROVE. A questo punto interviene Legnini che definisce Abruzzo Insieme una lista di qualità. «I travagli», sottolinea, «li abbiamo trasferiti nell'altro campo, cioè nel centrodestra dove lo scontro non si placa». Poi rassicura Di Matteo dandogli certezze su tre punti.Il primo riguarda il valore del civismo, e cioè il suo progetto politico che arricchisce l'articolo 49 della Costituzione, quello che prevede la creazione di partiti per partecipare alla vita pubblica. «In questo contesto», spiega Legnini, «le liste civiche non rappresentano né un'alternativa, né un valore aggiunto ma devono essere considerate alla pari degli stessi partiti. Nel momento in cui c'è la crisi dei partiti», afferma il candidato presidente, «la volontà popolare si può esprimere attraverso movimenti liberi». Che nel suo caso corrispondono a 232 i candidati, in otto liste di cui solo una è targata Pd. In questi numeri c'è la prova provata: la garanzia che Di Matteo cerca. Ma Legnini va oltre e dice all'alleato che la vera garanzia è data dalla sua indipendeza dai partiti.CON I PIÙ DEBOLI. Il secondo punto riguarda l'aspetto programmatico e in particolare le tutele della salute, della sanità, dei territori e del mercato del lavoro, temi da affrontare «guardando l'Abruzzo dalla parte dei più deboli», sottolinea Legnini che condivide la strada della deospedalizzazione per stare vicino ai propri cari che hanno problemi di salute. Così come rientra nel suo programma la valorizzazione delle aree interne «Per garantire le ricostruzioni: un dovere della politica è quello di far tornare le persone nelle loro case». Per quanto riguarda poi il metodo di governo, per Legnini occorre restituire alla Regione il compito di legiferare. «E noi ci proveremo con grandi riforme». L'ultima parte del suo intervento è la più incisiva.DESTRA ROMANA. Legnini si rivolge ai competitor e dice alla platea che lo segue, e l'applaude, «Volete la democrazia dei click? Allora votate 5 Stelle. Volete l'uomo solo al comando? Allora votate Salvini. Ma è inutile dire che i propri genitori sono abruzzesi quando si è nati e cresciuti a Roma. Agli elettori bisogna dire sempre la verità. E la verità in questo caso è che l'Abruzzo non può essere consegnato a Marsilio e alla destra romana. Gli abruzzesi», conclude il candidato presidente, «sono liberi di scegliere. Possono scegliere anche uno scandinavo o un australiano», esclama, «ma le liti, il populismo e l'inconsistenza che sono i disvalori dell'altra parte mi preoccupano». E qui scatta l'applauso più fragoroso.

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