TERAMO Al netto di continui ed infuocati scontri tra pm e difensori in aula, la cronaca del processo in corso ai vertici Gommeur per una presunta truffa sul cambio di pneumatici per Atac (la municipalizzata romana) e l'allora Arpa (oggi Tua) si concentra sull'audizione dell'ex direttore del deposito Arpa di Teramo. L'ingegnere Raffaele Ambrosini, ora in pensione, parla come teste della Pubblica accusa e racconta «di venti fatture Gommeur bloccate dopo aver riscontrato delle irregolarità». Il pm Stefano Giovagnoni contesta ai tre imputati (i vertici della società Francesco Massi, 61 anni, della moglie Evelina Ettorre, 58 anni e del loro figlio Enrico, 35 anni) sostituzioni di svariati pneumatici che, sostiene, in realtà non sarebbero stati da cambiare. Sostituzioni non comprese nel capitolato d'appalto e che avrebbero riguardato rotture accidentali. Ambrosini, davanti al giudice Flavio Conciatori, ricostruisce, carte alla mano, gli anni 2014 e 2015 quando la Gommeur aveva l' appalto con l'allora Arpa per la gestione del servizio riguardante tutto quello che aveva a che fare con le gomme. Ricorda di aver sollecitato maggiori controlli e di aver riscontrato «cambi non giustificati da una verifica nostra». Cita, come esempi, quelli etichettati come «frenata brusca». In aula l'ex dirigente racconta come alcuni degli autobus su cui erano stati fatti i cambi «avevano dei dispositivi tali da non poter esserci danni da frenata brusca». E a questo proposito sottolinea di aver provato direttamente «avendo conseguito la patente per i bus» i mezzi per fare delle verifiche. « Ho riscontrato delle irregolarità», dice, «e le ho segnalato proponendo la sospensione delle fatture da pagare alla Gommeur». E ricorda sempre in aula come, una volta finito l'appalto con la Gommeur, «le spese per la fornitura delle gomme per rottura accidentale si siano quasi dimezzate». Nel processo le due società di trasporto si sono costituite parte civile (la Tua è rappresentata dall'avvocato Carla Tiboni). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Pisani e Marco Pierdonati. Parallelamente a questo procedimento ne è in corso un altro per evasione fiscale con gli stessi tre imputati. In questo caso il sostituto procuratore Giovagnoni ipotizza l'emissione di una serie di fatture da una società all'altra del gruppo per operazioni inesistenti con l'obiettivo di ottenere benefici fiscali. Filone quest'ultimo che, nel corso dell'indagine, ha portato anche al sequestro di un milione di euro nei confronti degli indagati. In questo procedimento il giudice Conciatori ha disposto una perizia attualmente in corso.