PESCARA Attore non protagonista. Di quelli a cui può anche capitare di vincere l'Oscar, ma che non appaiono mai in cima ai titoli di coda. E' un po' la sorte toccata in questa tornata elettorale al Pd, a cui Giovanni Legnini ha chiesto un contributo (per altro indispensabile) nella sfida delle regionali ma rinunciando al protagonismo del passato. Una strategia necessaria per allargare il consenso all'elettorato moderato, di cui si sta discutendo molto anche a livello nazionale in questi giorni dopo la proposta di Zingaretti di presentarsi alle europee rinunciando al simbolo del Pd. In Abruzzo, non nuovo a fare da laboratorio della politica nazionale, invece il simbolo del partito ci sarà, come ha spiegato ieri il segretario regionale Renzo Di Sabatino durante la presentazione delle liste dei candidati: «Il Pd c'è e c'è sempre stato, con l'orgoglio di appartenenza di tante donne, uomini e giovani». E quasi a voler rimarcare la non subalternità alla nutrita pattuglia di liste civiche cresciute attorno al progetto Legnini, il segretario fa un'altra puntualizzazione: «Rispettiamo tutti, ma chiediamo anche rispetto per la nostra storia».
SEGNALE
Del resto, il gran numero di candidati tra gli uscenti nelle liste del Pd, assessori e consiglieri regionali in carica, non è proprio un segnale di totale discontinuità con la maggioranza nata dalla vittoria del 2014. E anche su questo Di Sabatino ha qualcosa da dire: «Vedo in giro troppi soggetti replicanti a parlare di disastri. Uno degli esempi è quello della sanità: siamo la sesta regione d'Italia per efficienza dei servizi e continuano ad attaccarci. In questi anni sono state fatte tante cose buone. Pensiamo all'uscita dal commissariamento della sanità, al salvataggio dell'azienda di trasporti. Riconosciamo anche i nostri errori, ed è per questo che abbiamo accolto l'invito a rinunciare a un certo protagonismo». C'è anche il caso della mancata candidatura dell'ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, che non ha preso bene l'esclusione dalle liste. Coinvolto nella vicenda giudiziaria di Rigopiano, Di Marco è stato ritenuto dal partito bersaglio di possibili strumentalizzazioni in campagna elettorale dopo che i due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non hanno fatto che tirare dalla giacca i familiari delle vittime dell'hotel nelle loro recenti visite in Abruzzo.
STRUMENTALIZZAZIONI
«Antonio - spiega ancora Di Sabatino- è una delle risorse più importanti del Pd, ma non potevamo rischiare che qualcuno strumentalizzasse una vicenda così dolorosa in campagna elettorale. Gli sono stato vicino quando eravamo entrambi presidenti di Provincia e affrontavamo insieme i grandi problemi di chi era stato lasciato solo. Per lui ci saranno altre occasioni». Poi arriva Legnini, che torna a sottolinea la novità del suo progetto: «Ci presentiamo agli elettori con 8 liste e 233 candidati. Sono molto soddisfatto: l'appello lanciato alla società civile è stato ascoltato». Poi un altro dato: «Il 45% dei candidati è formato da donne, più di quanto stabilito dalla legge. Il 43% da under 40 e da molti giovani: 8 ventenni, 26 trentenni». Il Pd? «E' una componente delle 8 liste - precisa Legnini -, una componente importante che ringrazio per il suo contributo». Il concetto resta quello: per vincere bisogna sfondare al centro, e anche un po' più in là. Convincere l'elettorato non di area che l'occasione è buona per riconoscersi in un campo politico nuovo, fuori dai muri ideologici ereditati dal Novecento ma incardinato sui valori della Costituzione e dell'Europa. «Lavoro, ambiente, salute». Legnini ripropone le tre parole chiave del suo progetto di governo. Torna sulla grande questione della sanità: «Chi vive nelle zone interne deve avere gli stessi diritti di chi vive negli agglomerati urbani». Il Pd rilancia con le proprie parole d'ordinanza: meno tasse, più welfare, più investimenti: «Il governo dei 5 Stelle e della Lega ha tradito tutte le promesse fatte in campagna elettorale».