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Data: 19/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rimborsopoli in Lombardia - Spese pazze, condannato il capogruppo della Lega Gelo M5S: imbarazzante. Inflitti 20 mesi a Romeo e a Minetti. A Renzo Bossi 2 anni e 6 mesi. Ira dei 5Stelle: abbiamo votato pure noi la norma che ora li salverà

ROMA Spese pazze per 3,4 milioni di euro, dal 2008 al 2012, con i soldi dei contribuenti lombardi. Spulciando i rendiconti di 52 ex assessori e consiglieri del Pirellone, i magistrati hanno trovato di tutto: novanta provole Auricchio, ostriche e piadina alla Nutella, gratta e vinci, aperitivi e aragoste, taxi e auto a noleggio, una corona funebre, fuochi d'artificio e cartucce per la caccia. Acquisti che nulla hanno a che fare con esigenze di servizio, per i quali i politici regionali accusati di peculato sono stati condannati a pene da un anno e 5 mesi fino a 4 anni e 8 mesi.
NOMI ECCELLENTI
Nell'elenco ci sono nomi eccellenti: Renzo Bossi detto il Trota (2 anni e 6 mesi), Nicole Minetti e il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo (entrambi un anno e 8 mesi, Stefano Maullu, europarlamentare di Fratelli d'Italia (un anno e 6 mesi), e Alessandro Colucci, deputato del gruppo misto (2 anni e 2 mesi). Nella requisitoria il pm Paolo Filippini ha spiegato che si è trattato di rimborsi «illeciti» poiché ciascun consigliere, oltre ad aver percepito 8.500 euro al mese per «le funzioni», aveva un'indennità di 6.000 euro e più 3.500 euro al mese per i trasporti. I giudici hanno disposto confische e provvisionali alla Regione Lombardia per centinaia di migliaia di euro. Chi non ha risarcito, non ha beneficiato dell'attenuante e ha una pena superiore ai due anni dovrà fare i conti con la legge spazzacorrotti in vigore a fine mese: niente lavoro esterno né misure alternative al carcere.
Evidente la tensione degli alleati 5Stelle. Di fronte alla condanna di Romeo, l'ordine che arriva alle truppe dal quartier generale a Cinque Stelle è quello di dribblare microfoni e taccuini. «Non parla nessuno tagliano corto dallo staff - c'è forte imbarazzo ma non possiamo permetterci di andarci a schiantare. Perciò dobbiamo ingoiare la pillola e farcela piacere. Punto e basta». Ma sotto il coperchio suggellato a forza, la pentola stellata riprende a gorgogliare. Dal braccio di ferro sulle trivelle allo scontro sui Parchi, dalla Tav all'autonomia veneto-lombarda pretesa dal Carroccio, il tiro alla fune è ormai arrivato al punto di massima tensione.
LA TEGOLA
Così che la nuova tegola giudiziaria piovuta sul capogruppo al Senato del Carroccio, scatena nei duri e puri del Movimento un incontenibile voglia di spezzare la corda. «Quanto accaduto oggi è un fatto imbarazzante commenta la senatrice del M5s Paola Nugnes - che deve farci riflettere anche sulla legge spazzacorrotti. È passata con un emendamento salva-leghisti che a volerlo considerare casuale, dovremmo fare una gran bella piroetta. Siamo sempre stati contrari alle leggi ad personam. Non avremmo dovuto permetterlo».
Non è infatti il solo caso Romeo a destare il mal di stomaco tra i parlamentari del Movimento. Il vero timore è quello di aver assistito a un trailer che presto potrebbe vedere come attori protagonisti anche il viceministro leghista Rixi - sul quale pende una richiesta di condanna a 3 anni e 4 mesi nell'ambito della rimborsopoli genovese - e il capogruppo alla Camera del Carroccio, Riccardo Molinari, già condannato in appello a Torino per peculato.
«Se i loro avvocati dovessero avvalersi dell'indebita percezione per dribblare il reato di peculato proprio in virtù della legge scritta dal nostro Guardasigilli mastica amaro un parlamentare grillino - saremmo ufficialmente loro complici. Meglio staccare la spina a questo punto: il mito dell'onestà è ormai sfumato. Non ci resta che l'omertà». Da Genzano, dove è ospite di un dibattito sul decreto sicurezza organizzato dall'Anpi, la senatrice Elena Fattori è tranchant: «Il caso Romeo è molto grave, non c'è altro da aggiungere». E raggiunto dall'Adn, anche un altro deputato grillino rincara l'attacco contro i colleghi leghisti finiti nei pasticci. «Se Salvini li avesse lasciati in Regione osserva - scattava subito la Severino e addio seggio». «Se fosse stata la Boschi a essere condannata, che cosa avremmo fatto?», si snerva un altro senatore stellato. «Un tempo ci ordinavano di fare le gogne in piazza e sui social aggiunge - ora di nasconderci come ratti. La verità è che abbiamo venduto l'anima a Salvini».

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