TERAMO Qualche accenno ai temi politici del giorno, qualche stretta di mano e tanti, tantissimi selfie. Si può sintetizzare così la passeggiata al mercato di Termao del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che ieri mattina ha fatto una puntata elettorale in città accompagnato dalla candidata del M5S alla presiddenza della Regione Sara Marcozzi. Non si può dire che sia stato un bagno di folla, tutt'altro; da questo punto di vista il confronto con Salvini - venuto a Teramo due settimane fa per un'analoga iniziativa elettorale - Di Maio lo ha perso: c'erano molte più persone in strada ad accogliere il leader della Lega, che ha vinto pure la gara dei selfie, terreno sul quale, del resto, non ha rivali.Naturalmente tutto questo non prefigura alcunché in merito all'esito elettorale (piazze piene urne vuote, si diceva una volta), così come, secondo Di Maio, non sono preoccupanti gli ultimi sondaggi per le Europee che vedono la Lega salire al 36% e i 5 Stelle crollare al 25%. «Non ci credo nei sondaggi», ha commentato il ministro, «non ci ho mai creduto quando andavano bene e non ci credo quando vanno male. Quei sondaggi sono gli stessi che non ci hanno mai dato come prima forza politica durante le elezioni nella campagna elettorale per le politiche». E poi qui si tratta delle elezioni regionali abruzzesi e «tra un Legnini», ha detto Di Maio, «che ha partecipato alle malefatte del Pd dai tempi del governo Monti e un candidato di cui non ricordo neanche il nome, che non è neanche abruzzese (sarcasmo riferito ovviante al candidato del centrodestra Marco Marsilio, ndr) Sara Marcozzi vince di sicuro».Tra chi gli chiedeva più posti di lavoro, chi di sbloccare le graduatorie dei concorsi, chi di fare in modo di creare le condizioni per consentire al figlio di tornare dalla Germania e lavorare in Italia (e anche chi gli ha chiesto una raccomandazione per par pubblicare il propri libro), c'è stato anche il tempo di affrontare altri temi. E in una città terremotata non poteva mancare un discorso sulla ricostruzione: «So benissimo che ci sono tante cose da fare e siamo sempre in ritardo, e chiunque farà cose sarà sempre in ritardo perché dobbiamo colmare un gap di mesi e mesi in cui non si è fatto nulla. Io credo nel fatto che dobbiamo ridurre la burocrazia: il più grande nemico del persone che sono nelle aree terremotate è la burocrazia, perché i soldi ci sono ma spesso si bloccano per leggi assurde. Ci devono essere procedure più snelle, anche a costo di prenderci qualche rischio». Dei problemi derivati dal sisma ha accennato anche il sindaco Gianguido D'Alberto, in un fugace saluto al ministro durante la passeggiata per il corso. Poche parole, più che altro di circostatanza, ma c'è da notare che D'Alberto, anche se "casualmente", Di Maio lo ha incontrato, mentre quando venne Salvini non ci fu alcun contatto. Sollecitato poi da una domanda specifica, il ministro ha anche detto qualcosa sullo sconcerto destato dalle dichiarazioni del nuovo ad del Teramo calcio Nicola Di Matteo che sulla camorra aveva detto: «È una scelta di vita, io rispetto loro, loro rispettano me». «Frase infelice», ha commentato Di Maio, «non solo mafia e camorra sono una montagna di merda, ma bisognerebbe evitare di parlare a cuor leggero di temi che rappresentano sofferenza per le popolazioni».