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Data: 21/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed. nazionale - Regionali in Abruzzo, big in campo ma la carta Legnini rianima i dem

VASTO Freddo, pioggia, neve. E le vie piene di curve che s'inerpicano sulle montagne o scendono verso l'Adriatico, il vino rosso della passione politica ma soprattutto del bisogno di calore, i palchetti, i salami, la folla. Al tempo del disincanto, sorpresa: in Abruzzo, che tra terremoti veri e propri e terremoti politici ne ha passate tante e si lecca le ferite, la gente - imbacuccata - partecipa fisicamente a questa campagna elettorale. Non tutto è digitale insomma.
Si vota il 10 febbraio per le Regionali. Arriverà nei prossimi giorni Berlusconi, perché guai a dare campo libero a Salvini. Di Maio non fa che dire che il Capitano «sarà penalizzato dall'alleanza con il Cavaliere». La partita, prima di cominciare, sembrava già chiusa. Secondo questo schema: vincerà il centrodestra grazie al vento politico nazionale portato da Salvini - ieri a Vasto, a Lanciano e in questi e nei prossimi giorni in continuo via vai tra i paesini e le città abruzzesi dove fa sempre il pienone anche se non ha ancora indossato la divisa da alpino - oppure i 5Stelle forti del 39,8% il 4 marzo prenderanno per la prima volta nella loro storia una presidenza regionale dopo i disastri dem con D'Alfonso? Nessuno aveva previsto, in quello schema, la variabile che adesso sta spaventando la Lega e c'è chi dietro le quinte ammette questa preoccupazione: ossia l'arrivo in gara, per il centrosinistra, di Giovanni Legnini.
«NIENTE BACIAMANO»
Anche lui incontra tutti, sale e scende per le montagne e le colline della sua regione, dove è conosciutissimo non solo perché ex vicepresidente del Csm ma perché fa politica nazionale e territoriale da una vita, e questo match caldissimo nel grande freddo, antico nelle modalità di partecipazione e insieme moderno (c'è da rilanciare una regione cruciale del Mezzogiorno), ha assunto la fisionomia dell'1-X-2. Insomma, oltre al centrodestra unito con Marco Marsilio (Fratelli d'Italia) e a M5S con Sara Marcozzi, graziosa biondina grillina sempre al fianco di Di Maio che qui ha messo le tende, c'è sul piatto la carta Legnini. Se dovesse spuntarla lui, il segnale nazionale che arriverebbe dall'Abruzzo risulterebbe questo: un centrosinistra che punta su civismo, competenza, radicamento territoriale e ricambio generazionale (il 43 per cento dei candidati è sotto i 40 anni), è in grado di tornare a parlare agli italiani.
Salvini comunque gioca da star. «Oggi nessuno si azzardi a baciarmi la mano, anche se le ho lavate prima di venire qua», gigioneggiava ieri tra selfie e bagno di folla, riferendosi all'episodio di Afragola. «Il governo centrale aiuterà sempre e sempre di più l'Abruzzo», va promettendo, insistendo sulla convenienza per questi popoli ad avere un vincolo politico diretto con Palazzo Chigi. Lo stesso tasto lo schiaccia Di Maio. Il quale non sembra in una posizione comoda. Un centrosinistra tornato in partita può prendergli voti da una parte, e la Lega può togliergli consensi sul versante opposto. Non è che, altro spunto nuovo che potrebbe scaturire da questo voto, si tornerà a una battaglia incentrata sulla dicotomia classica, centrodestra contro centrosinistra? È appunto quello che Di Maio sta cercando di evitare.
IL DUELLO
È pronto a mobilitare in chiusura della campagna elettorale anche il Dibba, e intanto ha catechizzato i parlamentari grillini in Abruzzo: «Non risparmiatevi, qui si gioca una partita importantissima». Anche dentro l'alleanza giallo-verde. Se Salvini (la Lega ha avuto il 13,8% il 4 marzo) dovesse stracciare i 5Stelle, sarebbe l'anticipazione di quanto si potrebbe ripetere, con ovvie ricadute sul governo, alle Europee. E la voce che gira, non infondata, è che Salvini potrebbe essere più interessato a far risultare il Carroccio primo partito abruzzese, segnando il suo primo primato fuori dal Nord, piuttosto che portare in trionfo il vecchio centrodestra.
Ieri al porto turistico di Pescara, un buon successo di pubblico per Marsilio (Prima gli abruzzesi è lo slogan e lui è abruzzese d'origini), mentre Legnini ha girato i paesi della Maiella, della valle Peligna, dell'alta valle dell'Aterno e in un attimo di pausa spiega: «Io avevo detto: mi candido, se la società civile risponde. E ha risposto molto bene. Abbiamo otto liste e molti candidati uomini, donne, ragazzi, ragazze che arrivano dalle esperienze più varie, dall'università, dalle professioni, dal volontariato. Persone pragmatiche e motivate». Basterà per sconfiggere il vento politico nazionale che è contrario? A portare quel vento in queste contrade sono Salvini e Di Maio, mentre il centrosinistra gioca la sua sfida senza leader nazionali: l'ex vicepresidente del Csm contro i due vicepremier. Abruzzo, Italia.

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