Una batteria di sigle sindacali (Faisa Cisal Filt –Cgil Fit –Cisl – Uiltrasporti – Ugl Autoferro) e una batteria di nomi di sindacalisti (Pasquale Giglio – Franco Rolandi – Antonio Vitagliano – Carmine Mastropaolo – Nicola Libertone) per ciò che finora si può considerare la denuncia più articolata e completa mai redatta sullo stato “influenzale” (come ironicamente si sono espressi i suddetti) del trasporto pubblico su gomma nel Molise. Questione aperta dai sindacati non da ora, come non da ora lo stato influenzale delle aziende è una condizione stabile e nient’affatto episodica o stagionale. La mobilità dei molisani è problema antico. Fonda su una rete ferroviaria antidiluviana, gestita in modi e termini antidiluviani; i collegamenti su gomma pagano pedaggio non tanto e non solo ai caselli autostradali quanto, e soprattutto, alla viabilità interna punteggiata di rischi (frane, smottamenti, restringimenti), alla cosiddetta viabilità di fondo valle che si rivela di anno in anno anch’essa insufficiente e pericolosa, e alla condizione organizzativa delle 29 aziende di trasporto che operano sul territorio. La Regione del Terzo millennio ha scelto di chiudere la porta all’Autostrada del Molise e di tenerla aperta ai tracciati ottocenteschi. Così come si ostina a ritardare la riorganizzazione del servizio su gomma secondo canoni moderni e di consolidata e accertata efficienza e di trattare a capo scoperto con le Ferrovie dello Stato e con Trenitalia per ciò che concerne il trasporto su rotaia, pretentendo un minimo di ammodernamento della rete ferroviaria (elettrificazione e velocizzazione) e materiale rotabile quantomeno decente. In questo contesto rappresentativo di un Molise arcaico e marginalizzato, i lavoratori del settore di cui, appunto, le sigle sindacali si sono fatte allarmate portavoce all’assessore Vincenzo Niro e al Prefetto, sono la parte debole e perdente. Il caso dell’Atm è quello che più degli altri preoccupa il sindacato per via dei mesi di mancato pagamento frutto a sua volta del contenzioso della Ditta con la Regione da cui, viene ribadito, vanterebbe un credito di mezzo milione di euro. Vero o non vero il credito, perché mai debbano essere i lavoratori a rimetterci. E anche pesantemente, stando alla denuncia dei sindacati (i lavoratori che osano lamentarsi o adire le vie legali, scattano le ritorsioni: licenziamenti per coloro che diventano inidonei alla guida, trasferimenti dai servizi statali – più remunerativi – ai servizi regionali, trasferimenti punitivi verso località distanti dalle rispettive residenze, trasferimenti di personale amministrativo verso altre società di comodo, con contestuale diminuzione di garanzie e tutele). E non sono quelli di Atm; sembra che la stessa condizione di ritardato pagamento degli stipendi la stiano patendo anche i dipendenti della Sati, della Seac e della Gtm. Casi disparati (per alcuni versi disperati) di insufficienza gestionale nonostante ( e questa è una notizia dei sindacati) “le ingenti risorse pubbliche che le stesse imprese ricevono e un costo del lavoro che è tra i più bassi d’Italia anche perché nessuna di loro applica contratti cosiddetti integrativi. Eppure i costi di queste aziende, rispetto ai ricavi sono, di gran lunga, superiori a quelli di un’azienda di dimensioni maggiori. A questo punto, qualcosa non torna”. A dire il vero sono molto altri i punti che non quadrano. Primo fra tutto il punto che da anni è il perno intorno al quale ruotano (a vuoto) polemiche, confronti e dibattiti, ovvero l’affidamento del trasporto regionale ad un unico vettore. I sindacati si sono d’accordo e per questo motivo si sono rivolti all‘assessore Vincenzo Niro, al governatore Donato Toma, alla giunta e più in generale a tutti i consiglieri regionali “affinché la politica si convinca finalmente ad andare avanti celermente verso il bando per l’assegnazione dei servizi di trasporto ad un unico gestore. A nostro avviso questa soluzione, se attuata nei tempi previsti e preannunciati in più di un’occasione da Niro, può rappresentare la panacea di tutti i mali e per i lavoratori del settore l’unica speranza e, se vogliamo, un calmante per le tante tensioni accumulate. Nel frattempo e in attesa dell’auspicato gestore unico, chiediamo un deciso intervento verso le aziende, che non sia solo formale, ma anche sanzionatorio”. La classica politica del bastone e della carota.