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Pescara, 23/07/2024
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Data: 24/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Finisce l’era Camusso. Landini diventa leader di una Cgil al bivio. L’ex numero uno della Fiom oggi a Bari sarà ufficialmente eletto segretario generale. Lo sfidante Colla sarà al suo fianco come vice

ROMA Si racconta che l'accordo sia arrivato in piena notte, intorno alle 4, come vuole la migliore tradizione sindacale. La Cgil non andrà alla conta per la nomina del nuovo segretario generale, non ci sarà nessuna spaccatura: il successore di Susanna Camusso è Maurizio Landini. La nomina ufficiale arriverà oggi al Congresso che si sta svolgendo a Bari con il voto dei 300 membri che compongono l'assemblea generale. Ma ormai non c'è più alcuna suspense.
Il nome da votare è uno solo: quello dell'ex segretario della Fiom, appunto. L'altro candidato Vincenzo Colla ha ritirato la sua candidatura, ma lavorerà a stretto contatto con Landini: sarà infatti uno dei suoi vice. Sull'altro vice le diplomazie interne stanno ancora lavorando, per ora è certo solo che sarà una donna per rispettare l'equilibrio di genere (circolano due nomi, Gianna Fracassi e Tania Scacchetti, entrambe già membri della segreteria). Ad annunciare che non ci sarà più la conta è in mattinata lo stesso Colla: «Abbiamo trovato la soluzione per tenere unita la Cgil. Lo voleva questa sala, lo voleva la nostra gente ed il Paese» dice, spiegando così il suo passo indietro. «Al voto dell'Assemblea generale andrà un unico segretario che sarà il segretario di tutti. Adesso si riparte, abbiamo messo insieme tanti io che fanno il noi di questa organizzazione» aggiunge. L'accordo prevede anche che la segreteria rimanga a 10 membri, compreso il leader. Restano tutti gli attuali, salvo due uscite: Susanna Camusso (per la quale si sta pensando a una collocazione comunque dentro il sindacato forse all'Internazionale) Franco Martini per sopraggiunti limiti d'età. Al loro posto (sia Landini e che Colla facevano già parte della segreteria) arrivano Emilio Miceli (segretario generale dei chimici, schierato finora con Colla) e un'altra donna ancora da decidere.
IL CAMBIAMENTO
Ora bisognerà capire dove il ruvido Maurizio Landini porterà il più grande sindacato italiano, che rappresenta oltre cinque milioni e mezzo di lavoratori. 57 anni, Landini ha iniziato a lavorare giovanissimo, a soli 15 anni come apprendista saldatore in una cooperativa in provincia di Reggio Emilia, dove è nato. Nei primi anni 80 entra nel sindacato e scala un po' alla volta vari gradini, fino a quello di numero uno, nel 2010, della Fiom, la potente categoria dei metalmeccanici. Con lui la Fiom mostra la faccia dura contro gli industriali, non firma il contratto nazionale di categoria (siglato invece da Fim-Cisl e Uilm), non firma l'accordo Fiat e inizia la battaglia contro Marchionne e il modello Pomigliano. Ritornerà ad essere un po' più dialogante nel 2016. Per un po' sembra quasi amico di Renzi, poi cambia idea con il varo del Jobs act. Nel luglio 2017 entra a far parte della segreteria nazionale di Corso d'Italia, non senza fughe in avanti. Si dichiara no Tav, mentre la segreteria era per la Tav. Nella vertenza Ilva contrasta duramente il ministro Calenda, mentre da subito confida in Luigi Di Maio che poi ha anche ringraziato. Da quando è partita la corsa per la segreteria generale, però, è diventato più cauto. Nei talk show televisivi si presenta con un look meno barricadero e informale, via maglioni e felpe, ok camicia e giacca. E una frase d'ordinanza: «La Cgil è dalla parte del cambiamento e del miglioramento delle condizioni di lavoro, ma sarà sempre autonoma dai governi, giudicandoli per quello che fanno».


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