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Data: 25/01/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte a Merkel: M5S, allarme sondaggi Salvini ai grillini: io vostra unica sponda


ROMA L'altra notte, dopo aver dovuto ingoiare il diktat di Luigi Di Maio sulle trivelle, Matteo Salvini (in conference call) ha fatto al vicepremier grillino e a Giuseppe Conte un discorso suonato più o meno così: «Vorrei ricordarvi che sono la vostra unica sponda, sono io a tenere in piedi il governo. Però vi consiglio di non superare il limite. Sono stufo, e i miei lo sono molto più di me, di tutti i vostri no...». Il clima nel governo è questo e le tensioni vengono rivelate da Conte che, parlando con Angela Merkel a Davos (come mostra un video mandato in onda da Piazza pulita), racconta: «M5S è in sofferenza perché i sondaggi stanno calando. Sono molto preoccupati perché Salvini è al 35% e loro scendono al 26% e quindi dicono: quali sono i temi che ci possono aiutare in campagna elettorale?».
Se M5S è in allarme, Salvini è insofferente verso il patto di governo con i grillini e le sue parole confermano il pressing sul leader leghista dei governatori di Piemonte e Lombardia Luca Zaia e Attilio Fontana e di gran parte del gruppo parlamentare. Incluso Giancarlo Giorgetti. Tutti a dirgli che è ora di mandare al diavolo Di Maio e i suoi.
Una posizione che trova nel sottosegretario alla presidenza del Consiglio il principale sostenitore. Dopo il nuovo scontro con i grillini sulle trivellazioni, Giorgetti è sbottato: «Questi grillini se ne inventano una al giorno e io devo risolvere un'emergenza al giorno. Invece di poter lavorare ai provvedimenti utili al Paese, mi tocca correre dietro alle loro impuntature talebane. Non se ne può più». Tanto più che appare irrealistico che la maggioranza giallo-verde possa, in autunno, varare una nuova legge di bilancio su cui gravano ben 23 miliardi indispensabili per sterilizzare l'aumento dell'Iva.
LA STRATEGIA
Però Salvini resiste. Spera in un ribaltone a Bruxelles, con il voto del 26 maggio, che possa allentare i vincoli di bilancio e concedere spazi contabili per il lancio nel 2020 della flat-tax. In più, non vuole correre il rischio di dover dar vita a un governo con Silvio Berlusconi: soluzione che a suo giudizio lo penalizzerebbe alla urne. E neppure di un esecutivo tra 5Stelle e Pd: ipotesi molto remota, ma non del tutto da scartare, vista la contrarietà del Quirinale a interrompere la legislatura.
Ciò detto, Salvini non intende restare con le mani in mano: «Adesso cominceremo a imporre un po' di sì. L'unico no è agli sbarchi». E i primi sì devono essere quelli alla riforma dell'autonomia regionale e alla Tav avversate dai 5Stelle. Il leader leghista sta preparando un «passo simbolico» in nome «dell'Italia del sì e dello sviluppo». E questo passo sarà la visita ai cantieri dell'Alta Velocità Torino-Lione: «Nei prossimi giorni andrò a Chiomonte per incontrare le centinaia di poliziotti che da mesi, per difendere il cantiere, sono oggetto di violenze come lanci di sassi, di bastoni e di bottiglie». Insomma, nei panni di ministro dell'Interno e di vicepremier, Salvini andrà a sostenere chi garantisce il proseguimento dei lavori della Tav. Un vero pugno nell'occhio di Di Maio e al suo Movimento.
Non solo. Oltre a lavorare a una mediazione per un'Alta velocità low cost, con una revisione del progetto originario che produca forti risparmi di spesa e un ridimensionamento delle opere a maggiore impatto ambientale, Salvini sta andando avanti sul piano del referendum pro-Tav. L'idea che sta prendendo quota, è quella di una consultazione promossa dai comitati dei cittadini. E non dai governatori Fontana e Zaia. Questo per ridurre l'impatto sul governo e per non offrire ai 5Stelle il destro per etichettarla come un'iniziativa politica di parte. Inoltre il referendum non riguarderà solo la Tav, ma anche la Pedemontana veneta e altre opere pubbliche osteggiate dai grillini.
Un altro fronte caldo è quello delle nomine. Da mesi Salvini ha indicato per la presidenza dell'Istat Gian Carlo Blangiardo. Ma lo stallo sulla Consob, dove Di Maio vorrebbe portare Marcello Minenna (non gradito al Quirinale), blocca tutto. Così il capo leghista ha chiesto al leader grillino di «rimuovere l'ostacolo». E avanza il nome dell'economista Luigi Zingales, da qualche tempo con dichiarate simpatie pentastellate.

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