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Pescara, 23/07/2024
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Data: 02/02/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Intervista a Giovanni Legnini - «La mia battaglia contro i populismi». Il candidato del centrosinistra «Bisogna battere paure e rancori. Sento ogni giorno crescere tanto consenso intorno a me»

Quasi un elogio alla mitezza, almeno fino a questo momento, contrapposta alle roboanti calate di big dei rivali, la campagna elettorale di Giovanni Legnini. Mai sopra le righe, secondo lo stile che negli ultimi quattro anni ha caratterizzato la presenza dell'ex vice presidente del Csm a Palazzo dei Marescialli. Mai attacchi diretti agli avversari nella sfida per la presidenza della Regione, che fra una settimana riporterà gli abruzzesi alle urne. Il candidato del centrosinistra (forse anche un po' più in là osservando la larga coalizione che lo accompagna), si è concesso solo qualche nota leggermente più alta quando c'era da rispondere a qualche provocazione degli avversari. Niente di più, come si addice a un politico votato alla pacatezza e alla sobrietà.
A lui è stato affidato il compito di una difficile rimonta a cui guarda con particolare attenzione soprattutto il Pd, che pure in questa tornata elettorale ha scelto volutamente un profilo basso per consentire a Legnini di mettere a punto il suo progetto largo, pluralista e fortemente civico. Laboratorio dal copyright tutto abruzzese, a cui guarda con grande curiosità anche la politica nazionale. Una tornata elettorale segnata dal via-vai continuo di molti leader politici nazionali in Abruzzo, tra ministri, vice premier e leader di partito. Non per lui, che trasforma il presunto handicap in una forza: «Mai stato solo. Con me c'erano e ci sono sempre stati i cittadini».
Legnini ormai ci siamo, manca solo il verdetto delle urne. Che sensazioni restano di questa campagna elettorale?
«La sensazione che ho avvertito da subito, quando ho scelto di accogliere l'appello dei 162 sindaci, è stata di entusiasmo e voglia di cambiamento. Sensazioni che mi hanno accompagnato ogni giorno. Avverto una crescita continua della voglia di partecipazione dei cittadini e del protagonismo delle nostre candidate e dei nostri candidati che stanno producendo un lavoro straordinario».
Con quali risultati, secondo lei?
«Sulla base di questa spinta, e grazie al lavoro di molti, abbiamo definito un programma serio e credibile. Stiamo scrivendo una bella pagina per la politica abruzzese, e per questo voglio ringraziare davvero tutti: candidati, volontari, cittadini per il loro impegno».
Cosa è cambiato nella politica, anche in Abruzzo, da quando Giovanni Legnini scese in campo la prima volta per candidarsi a sindaco della sua Roccamontepiano?
«E' cambiato moltissimo. Forse per me che sono stato lontano dalla politica per quattro anni, è più agevole misurare la distanza da quando, giovanissimo, ho iniziato a impegnarmi per la mia terra rispetto ad adesso».
Un'era geologica, si direbbe.
«Oggi quel che mi colpisce è la tendenza diffusa alla semplificazione, alla demagogia, alle facili promesse. Troppi sono intenti ad alimentare la paura e il rancore sociale, non a promuovere la cultura della solidarietà e dell'inclusione. Ecco, io insieme ai nostri cittadini - molti dei quali giovani - intendo contrastare le paure, gli egoismi, i populismi».
Dove sta andando l'Abruzzo, tracciato ancora dai vecchi tratturi ma anche dai capannoni delle grandi multinazionali che ne fanno oggi una delle regioni più industrializzate d'Europa?
«L'Abruzzo è cresciuto molto. E' la seconda regione italiana per la presenza di multinazionali, la quinta regione per capacità di esportazione e la settima più industrializzata, dove un'impresa su cinque investe nella green economy. L'Abruzzo è la regione delle molte ferite e delle grandi possibilità. I dati che ho citato ci spingono a batterci per sanare le ferite e promuovere le opportunità straordinarie di cui per fortuna disponiamo».
Con quali strumenti?
«Vogliamo incentivare le imprese innovative e sostenibili: micro, piccole, medie e grandi. Saremo, con misure concrete, al fianco di chi genera posti di lavoro. Sosterremo la promozione dell'industria abruzzese nel mondo per attrarre nuovi investimenti».
Qual è la prospettiva della regione a medio e lungo termine?
«L'Abruzzo è di fronte a un bivio. Possiamo uscire rafforzati o indeboliti da questa fase del nostro cammino, e una parte importante della soluzione dipende da noi. Dobbiamo saper sempre più coniugare valorizzazione e promozione dei beni ambientali e culturali, dell'agricoltura di qualità, con l'industria sostenibile, la rete diffusa delle piccole e medie imprese, l'innovazione, la ricerca, l'economia della conoscenza. E possiamo farlo».
Una responsabilità solo della politica?
«Occorre una guida lungimirante e capace per coinvolgere le migliori energie e intelligenze della nostra regione. In questi giorni ho incontrato imprese innovative, professionisti, ricercatori, associazioni di categoria, sindacati e lavoratori. Traggo da questi incontri il senso di una forte energia e capacità di promuovere una nuova fase di crescita. Dobbiamo saper mantenere l'identità dell'Abruzzo Regione Verde d'Europa e farla diventare la Regione sostenibile d'Europa. Molto passa attraverso l'investimento nella formazione e nella ricerca, il rafforzamento del ruolo della scuola e dell'università».
Chi è l'avversario che teme di più?
«Non c'è da avere timore della competizione e della democrazia, che sono un valore irrinunciabile. Mi colpisce l'invasione dei leader nazionali di centrodestra e dei 5 stelle, che stanno animando una gigantesca operazione di propaganda e di confusione. Il 10 febbraio non si voterà per Di Maio o per Salvini, ma per Legnini, Marcozzi, Marsilio o Flajani. Dunque, per chi dovrà guidare questa regione nei prossimi cinque anni. L'elettorato sarà chiamato a pronunciarsi scegliendo tra chi è più affidabile e credibile. Penso che questo i cittadini lo abbiano compreso bene. Io sto prendendo impegni in prima persona perché so di poterli mantenere in piena autonomia e indipendenza. Marsilio e Marcozzi agiscono all'ombra di altri e sono dipendenti di quei ministri e capo partito».
L'antico dualismo tra il mare e la montagna, che segnò le sfide dei notabili politici di ieri, come Gaspari e Natali, sembra vivo ancora oggi: un male o una competizione utile per l'Abruzzo?
«Più che di dualismo parlerei delle risorse e delle opportunità che ci provengono dall'essere una regione caratterizzata dalle diversità ambientali e territoriali. Per valorizzarle tutte, e far sì che siano un elemento di grande forza dell'Abruzzo, occorrono politiche di concreto sostegno per le aree interne, che si stanno spopolando e impoverendo e che, in parte, si sovrappongono alle aree dei due crateri sismici. Dobbiamo far sì che tutte le politiche settoriali regionali contemplino la necessità di superare i divari. Questo vale per il diritto alla salute, per la mobilità, l'agricoltura, il turismo, per le imprese e per tutti i servizi essenziali, a partire dall'istruzione».
Si è mai chiesto in queste settimane: chi me lo ha fatto fare?
«La risposta la trovo tutti i giorni dai cittadini, dal mondo del volontariato, da quello del lavoro e delle imprese, dai formatori, le tante persone che incontro per strada, nelle fabbriche, al mercato. Me lo fa fare il desiderio di alimentare una stagione istituzionale riformata, più efficiente e autorevole».

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