ROMA Fra i sondaggisti italiani la più esplicita di tutti è Alessandra Ghisleri, direttrice della Euromedia Research. «E' soprattutto l'elettorato del Nord a mostrare da qualche tempo parecchie preoccupazioni sulla situazione economica italiana e in particolare sui progetti legati alla cosiddetta decrescita felice e quindi anche all'opposizione alle grandi opere», è il Ghisleri-pensiero. Che nei giorni scorsi soprattutto in alcune trasmissioni televisive ha fornito alcuni dettagli spiegando che è in particolare il Movimento 5Stelle a mostrare qualche crepa nel livello del consenso da quando ha fatto marcia indietro sulla chiusura dell'Ilva e del cantiere del Tap, il gasdotto con tubi di un metro di diametro che porterà il metano dal Caucaso fino alle coste della Puglia. La battaglia sulla Tav è, dunque, l'anello di una catena che rischia di essere spinosissima per i pentastellati che sull'opposizione alle grandi opere pubbliche si giocano una buona dose della loro credibilità e anche del proprio DNA.
Il punto è che alla grande maggioranza degli italiani la Torino-Lione (che poi in realtà collega Venezia e Milano con Parigi e Lisbona) piace. «Le nostre rilevazioni fin dallo scorso novembre danno un consenso ampio alla Tav, nell'ordine del 54%», sottolinea Enzo Risso, direttore della triestina SWG .
IL PUNTO
Alla domanda se sia o meno giusto bloccare l'avanzamento dei lavori sulla Torino-Lione il 54% degli intervistati risponde che è «poco o per niente» giusto, il 22 «molto o abbastanza» mentre il 24% «non sa». A schierarsi per la realizzazione dell'infrastruttura sono soprattutto gli elettori del Partito Democratico (80%), della Lega (67%) e di altri partiti di centrodestra (65%).
Contrario alla Tav, invece, sempre secondo la SWG, un elettore del M5S su due. Chiamati ad indicare quale sia l'infrastruttura più importante per lo sviluppo del Paese, il 60% degli italiani individua la rete a fibra ottica, il 46% quella ferroviaria, il 36% le autostrade, il 29% gli aeroporti. In ogni caso, per quasi i due terzi degli intervistati (63%) le infrastrutture vanno «realizzate se davvero necessarie, cercando di ridurre al minimo l'impatto ambientale». E se il 24% pensa che vadano «fatte comunque, lo sviluppo economico e i servizi per i cittadini sono la priorità assoluta», il restante 14% ritiene che vadano «evitate».
Si tratta grosso modo delle stesse cifre rilevare dall'Istituto Ipsos in un sondaggio per il Corriere delle Sera che dava i favorevoli alla Tav al 59%. «L'impressione è che la maggioranza degli italiani desideri il completamento delle grandi opere», ha sottolineato Nando Pagnoncelli illustrando il sondaggio.
Anche Tecné, infine, fissa in sei italiani su dieci la quaota di connazionali che ve con favore la realizzazione del tunnel ferroviario sotto le Alpi.
Il Carroccio vuole trattare con Parigi «Faremo dei risparmi ma niente stop»
ROMA «Non è che per la smania di visibilità di Di Battista si bloccano le opere pubbliche. Le cose non funzionano così in un Paese importante come il nostro». L'irritazione della Lega, per la piega che sta prendendo il dossier Tav, è altissima. E tra gli uomini vicini al leader Matteo Salvini la stizza si riversa soprattutto nei confronti del leader dell'ala movimentista dei 5 Stelle. Accusata, per ragioni ideologiche, «di non voler muovere un solo cantiere, di non voler fare proprio nulla in senso generale nei prossimi anni mentre il Nord ne ha bisogno». Alla fine, si dicono sicuri da Via Bellerio, la Tav si farà. «Noi abbiamo elementi spiega una fonte del Carroccio che ci indicano la necessità di completare il corridoio europeo e nel contratto non c'è scritto che non si farà la Tav, ma che va ridiscussa l'opera e che su quell'opera si possono fare alcune modifiche importanti che potrebbero diminuire i costi di realizzazione e mettere a disposizione risorse per chiudere alcuni colli di bottiglia». Insomma, La Lega accetterebbe eventualmente anche la mini-Tav, «che consentirebbe anche un risparmio di 1,5 miliardi, ma mai e poi mai si deve rinunciare: pagare penali alla Francia è l'ultima cosa che vogliamo. Sarebbe peggio che un caso banche. Per il Carroccio, che teme sanzioni quadruple rispetto al costo dell'opera in caso di stop, la Torino- Lione serve.
I LIMITI
«Con la Francia - viene ricordato abbiamo solo due linee ferroviarie. Nei prossimi due, tre anni, aumenterà il traffico. Dobbiamo dunque muoverci su più livelli e pensare a cosa fare prima del 2030». Uno degli elementi che fa infuriare la Lega è la misteriosissima analisi costi-benefici. «Il vicepremier Di Maio dice che sulla Tav il giudizio sarebbe negativo si infervora la nostra fonte e sarebbe interessante capire su quali basi visto che il dossier è tenuto segretissimo e nessuno di noi ha avuto il piacere di leggerlo perché lo tengono nascosto anche al massimo livello politico». Ironia amara alla quale segue una considerazione. «Al momento opportuno si fa notare saremo curiosi di vedere secondo quali parametri è stata costruita questa analisi». Come a dire che eventuale pollice verso alla Tav potrebbe essere viziato da un pregiudizio alla fonte. Ad ogni modo, spiegano ancora dalla Lega, «la via maestra è sedersi al tavolo con la Francia e l'Europa e trovare insieme una mediazione condivisa. Ci vorranno mesi, ma non esiste che l'Italia, unilateralmente, dica no ad un accordo che viene da così lontano per un'opera che, sul piano ambientale, al momento non avrebbe alcun impatto». Di certo, avvertono i più stretti collaboratori di Salvini, la Tav non potrà essere usata come merce di scambio politico giocata dai 5 Stelle per concedere al leader leghista una via di fuga sul caso della nave Diciotti.