Le gaffe di Mike Bongiorno lo avvicinavano alle gente, come ha dimostrato Umberto Eco nella sua celebre “fenomenologia” del principe dei presentatori tivvù, che eternò (ahi, ahi, ahi!) la Signora Longari. Le gaffe del ministro delle Infrastrutture invece, con la leggerezza tipica del personaggio, lo avvicinano - Danilo Maduro Toninelli, detto anche ‘O Lione, perché “chi se ne frega di andare a Lione!” - al modello venezuelano. Quello che accoppia il falso mito della nazionalizzazione, come panacea di tutto, con il controllo delle parole degli altri. Per cui, se i giornali scrivono che la gaffe di Maduro Toninelli è stata una gaffe, quei giornali meritano di «chiudere i battenti » e devono «chiedere scusa e vergognarsi». E allora chiamiamolo abbaglio, cantonata, granchio, magra, ma che cos’è, se non qualcosa di simile a questo, il dire che si nazionalizza una cosa già in mano pubblica all’85%? Non vuole la parola gaffe Maduro Toninelli ma non può giocare con il senso delle cose e con la realtà dei dati di fatto. Se avesse detto «vogliamo rendere questa società pubblica al 100%», nessuno avrebbe parlato di gaffe (salvo chiedersi: ma cosa cambierebbe? Soprattutto, dove li prende lo Stato i soldi necessari?). Ma l’uso semplificato delle sue parole è diventato, non per la prima volta, il boomerang che lo riguarda. Il Toninelli italo- venezuelano confonde la società di diritto privato (ma a controllo pubblico) con la società a controllo privato, che è cosa ben diversa. E ancora. Parla di «mangiatoia» il ministro. Ma è una «mangiatoia» una gestione che ha messo da parte 700 milioni di euro non per divorarseli, ma da destinare a nuove opere strategiche sul territorio? C’è del grillo-chavismo nella rivendicazione demagogica per cui lo Stato risolve tutto, così il popolo non è più preda della voracità degli imprenditori. E questo cliché già è stato azionato dopo il crollo del ponte di Genova. Ma stavolta il contesto è diverso e la gaffe - o come la vuole chiamare Maduro Toninelli - rischia di diventare proverbiale. Se ci fossero ancora Fruttero&- Lucentini, direbbero di lui pescando in una delle loro opere più famose: il Toninelli «è imperturbabile, la sua forza sta nel fatto di non vedersi né mai dubitare di sé». A suo tempo, e vale per ogni tempo, Voltaire sosteneva invece che «la censura è la cosa più stupida del mondo». Ma accontentiamoci di Maduro, e non scomodiamo Voltaire.