TERAMOUn'ottantina di disoccupati in più - tutti italiani - e decine di immigrati che potrebbero diventare clandestini con tutto quel che ne consegue. Sono questi gli effetti, e neanche tanto a lungo termine, del "decreto sicurezza" in provincia di Teramo. Gli effetti sociali, economici ed occupazionali in provincia di Teramo sono stati approfonditi ieri in una conferenza nel salone della Cgil a cui hanno partecipato immigrati, operatori dei Cas e degli Sprar, sindacalisti e studenti dell'Udu.«Il decreto sicurezza», ha esordito Mirco D'Ignazio, segretario della Fiom e componente della segreteria della Cgil, «rappresenta un problema sociale non solo per gli immigrati, molti dei quali sono condannati alla clandestinità, con i relativi problemi sul territorio, ma rappresenta anche un problema occupazionale per gli operatori degli Sprar». In attesa di dati precisi dalla prefettura, la Cgil stima che in provincia siano circa 700 gli ospiti dei circa 15 Cas e due Sprar in provincia, tra richiedenti asilo e titolari di protezione. In queste strutture lavorano circa 150 operatori (fra cui assistenti sociali, insegnanti, psicologi). I posti a rischio sono fra i 70 e gli 80. «In un mare di informazioni che determinano paura fra la gente, noi abbiamo bisogno di raccontare la verità», ha sottolineato il segretario Giovanni Timoteo. «Siamo consapevoli», ha constatato Cristiana Biancucci, responsabile dell'Inca di Martinsicuro e Nereto, «che in Italia prende sempre più piede l'idea per cui l'immigrazione è un problema da affrontare in maniera ultimativa, anche se poi ci sono anche iniziative che danno risposte in termini umani, come l'installazione artistica realizzata ad Atri domenica scorsa».«Siamo davanti a un'invasione che non c'è», ha dichiarato Sara Falini assessore alle politiche per l'accoglienza del Comune di Teramo, che ha descritto le strutture sul territorio comunale che fanno capo allo Sprar: «un sistema integrato di assistenza e diffuso sul territorio comunale con 17 abitazioni, in cui si offre assistenza materiale, psicologica, sanitaria e di mediazione culturale a 98 beneficiari, tutti maschi». E, dal gennaio 2017 al settembre 2018, su 277 ospiti 131 hanno trovato un contratto di lavoro. «Ma adesso con il decreto sicurezza il progetto Sprar viene quasi eliminato», osserva Falini. E di questo soprattutto coloro che hanno il permesso per ragioni umanitarie, che sono quelli più a rischio, ne sono ben consci. Racconta Dao Yonousso, arrivato dalla Costa d'Avorio allo Sprar di Teramo nel 2014 e ora è operatore nella stessa struttura: «Soprattutto chi ha il permesso per motivi umanitari teme per il proprio futuro: chi non ha un lavoro ha difficoltà ad avere i documenti». Un'altra testimonianza è quella di Nelson Newton, che viene dalla Nigeria e studia all'istituto alberghiero: «Il decreto sicurezza mi ha cambiato la vita, mi ha tolto la fiducia nel futuro perchè ho paura che il governo mi mandi via. Ora non possono andare più a scuola perchè i documenti mi sono scaduti e non posso rinnovarli. Questo governo ha indotto negli italiani la paura degli immigrati». E uno studente dell'Udu, Denis Di Gennaro ha parlato del clima d'odio che si sta diffondendo nella società: «La mancanza di opposizione sta portando un personaggio, che fino a qualche anno fa non avrebbe avuto seguito, ad avere un'egemonia culturale. Nell'università si riesce ancora a pensare liberamente, ma quando si esce fuori, ad esempio sui social, non si riesce ad esprimere un pensiero differente».«Da qui a sei mesi sapremo peraltro che vuol dire decreto dignità», ha precisato Pancrazio Cordone, segretario della Fp Cgil, «perderanno il lavoro molti operatori, anche di profili alti. Già adesso il ministero a queste strutture non trasferisce risorse dall'agosto 2018». «Andranno via mediatori culturali, psicologi, insegnanti di italiano. E togliere ad esempio un insegnante di italiano significa precludere a uno straniero la possibilità di trovare lavoro. Non ci sarà più personale h24: significa che persone da poco sbarcate, che non sanno che cos'è un fornello o una doccia, rimarranno sole. Nei Cas due terzi degli 80 operatori perderanno il lavoro: ecco che significa "Prima gli italiani"», aggiunge Gianni Neri della cooperativa Medi Hospece. Testimonianze anche da Marco Palermo di Dimensione Volontario e da Marco Borgatti delle Brigate della solidarietà, che ha ricordato come molti immigrati siano stati determinanti nella nevicata eccezionale del 2017. Ad approfondire gli aspetti sindacali Patrick Goubadia responsabile immigrazione della Cgil Abruzzo e Kurosh Danesh, responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil nazionale.