ROMA «È come il decino di Paperone: ecco a voi la prima carta del reddito di cittadinanza, la prima delle tre milioni che stamperemo». Maxi schermi e luci sul palco, battuta ad effetto e colpo di teatro del bravo presentatore d'eccezione (Luigi Di Maio) che davanti ai flash alza il lenzuolo che avvolge e nasconde il badge, fino a un secondo prima tenuto chiuso dentro una teca. Come se fosse un uovo Fabergè o il sangue di San Gennaro.
L'EVENTO
All'auditorium dell'Enel, il vicepremier ha presentato in un'atmosfera molto celebrativa la card gestita da Poste, con la quale sarà erogata il reddito di cittadinanza dal prossimo aprile a oltre 3 milioni di disoccupati o occupati sotto la soglia di povertà e pensionati più poveri. In prima fila tutti i maggiorenti Cinquestelle del governo: il premier Giuseppe Conte, il Guardasigilli Alfredo Bonafede, il viceministro all'Economia Laura Castelli e il padre del reddito, Pasquale Tridico, in lizza per guidare l'Inps. Un parterre de Roi che ha finito per far risaltare l'assenza degli esponenti della Lega. Per l'Istat la platea dei possibili beneficiari del reddito di cittadinanza potrebbe essere molto inferiore alle stime iniziali del governo. Secondo i calcoli dell'Istat una platea di 1,2 milioni di nuclei e 2,4 milioni di persone. Numeri, per quanto riguarda i singoli, sensibilmente inferori ai 5 milioni di cui ha parlato spesso Luigi Di Maio.
IL MECCANISMO
La card, che andrà ritirata presso gli uffici postali, è simile a una Postepay: gialla, anonima (c'è solo un codice identificato), perché - come ha ricordato Di Maio - «nessuno dovrà sentirsi discriminato dal suo uso. Ma non ne beneficeranno soltanto i percettori del reddito: spesso si dimentica che noi mettiamo in circolazione 8 miliardi di euro», indispensabili per «rafforzare la domanda interna». Il vicepremier, con fare sicuro, ha anche presentato il portale www.redditodicittadinanza.gov.it, operativo da questa mattina, con il quale da marzo ci si potrà anche iscrivere al reddito. Munito di tablet collegato al maxischermo, ha illustrato alla platea tutte le funzioni sul web, dove da oggi saranno presenti tutte le informazioni sul sussidio. Ma soprattutto Di Maio ne ha approfittato per rivendicare il lavoro fatto da lui e dal suo staff. Non a caso ha citato Albert Einstein, per stigmatizzare i gufi: «Tutti coloro che dicono che è impossibile dovrebbero lasciare stare chi ce la sta facendo. In poco più di sette mesi di governo abbiamo trovato i soldi, scritto il decreto e oggi facciamo un altro passo avanti». Ma tra un messaggio di sapore elettorale e un altro, ha anche annunciato una maggiore apertura alle agenzie di lavoro privato - «con loro avremo la più grande banca dati del Paese perché non sempre le richieste delle aziende e quelle dei lavoratori s'incrociano» - e ha tranquillizzato le Regioni, che si troverà un accordo sui navigator. Stessi toni anche dal premier Conte: «Noi abbiamo studiato tanto per realizzarlo», ora tocca agli altri «studiarlo per capirlo bene». Ma le critiche sul reddito piovono senza sosta, come dimostra la prima giornata di audizioni in commissione Lavoro al Senato. Come detto, Confindustria ha stigmatizzato l'entità del reddito che potrebbe spingere i giovani a non cercare lavoro. Ma viale dell'Astronomia ha anche fatto sapere che gli incentivi per chi assume percettori del reddito potrebbero non essere sufficienti per spingere le imprese a reclutare nuovo personale. Concetti ribaditi anche da Tito Boeri, che ha pure ridimensionato la platea e gli effetti del reddito: andrà a «circa 1,2 milioni di famiglie e 2,4 milioni di persone» e soltanto il 30% del totale avrà l'assegno pieno.