L'AQUILA - Le 113 vertenze in una regione, l'Abruzzo, che "non tutti sanno, ha un tasso di industrializzazione pari a quello della Germania"; la grande sfida nell'affermare "la regione come via transito del corridoio Adriatico che va da Barcellona ai Balcani", e che "ha avuto il coraggio di non privatizzare il trasporto pubblico locale"; l'Abruzzo "primo per l'impegno dei fondi del Masterplan per il sud", al di là di quanto affermato in compagna elettorale da chi ha "idiosincrasia a leggersi le carte e i dati ufficiali e certificati". A 68 anni e dopo tanti anni di esperienze politiche, anche di livello nazionale, il presidente vicario della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, ascoltato dirigente del Pd, traccia un bilancio positivo dei cinque anni vissuti da protagonista, dei quali gli ultimi sei mesi al timone con la non facile responsabilità del dopo D’Alfonso, e guarda con ottimismo al futuro più prossimo, le elezioni del 10 febbario prossimo, cioè domenica prossima.
Nella lunga intervista rilasciata ad Abruzzoweb, Lolli, aquilano doc, classe 1950, ufficializza di lasciare il testimone politico al giovane consigliere regionale aquilano del Pd Pierpaolo Pietrucci, ricandidato al Consiglio regionale, definito "il mio delfino" e quindi l’uomo sul quale ha deciso di dirottare il suo sostegno. Nello stesso tempo, difende il lavoro ed i risultati del mandato, anche se ammette che si poteva fare "ancora meglio".
Lolli, grande appassionato di montagna e innamorato del Gran Sasso, si è iscritto giovanissimo alle sezione giovanili del Pci, ha poi aderito ai Democratici di sinistra e poi al Pd. Nel 2001, dopo una lunga militanza con compiti importanti in via delle Botteghe Oscure, in particolare come uomo vicino a Massimo D’Alema, il grande salto, con l'elezione alla Camera dei deputati. A seguire è stato chiamato nel secondo governo di Romano Prodi, a ricoprire l'incarico di sottosegretario allo Sport. Nel 2014 viene nominato vicepresidente della Regione Abruzzo con delega alla ricostruzione e alle attività produttive, per essere la spalla di Luciano D'Alfonso che aveva vinto nettamente le elezioni regionali. In seguito alle dimissioni da parlamentare di Giovanni Legnini - oggi candidato presidente della Regione Abruzzo del centrosinistra, - in quanto eletto vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Lolli avrebbe potuto subentrargli come primo dei non eletti alle politiche, ma ha deciso tuttavia di rimanere vicepresidente regionale. Il 10 agosto 2018, in seguito alle dimissioni dalla carica di presidente dell'Abruzzo di D’Alfonso, eletto senatore del Pd alle elezioni del 4 marzo scorso, Lolli ha assunto il ruolo di presidente vicario. Il 68enne politico aquilano non si è ricandidato, sosterrà con forza il consigliere regionale uscente Pierpaolo Pietrucci e la dirigente aquilana della Asl provinciale dell’Aquila, Patrizia Masciovecchio, in corsa per il Pd in provincia dell'Aquila. A chi lo sostituirà, alla guida della Regione consiglia "di non essere presuntuoso: la cosa importante è ascoltare: i territori, i portatori di interessi, senza mire di comando e accentramento. Chiunque si è messo in testa di dirigere la Regione come una centrale di comando, non è andato molto lontano". E volendo, ci si può leggere un riferimento all'ex presidente D'Alfonso, mal sopportato anche nella sua maggioranza, in quanto accusato di essere "accentratore" e "autoreferenziale"
Giovanni Lolli, tra pochi giorni si vota, ed è tempo di bilanci anche per un presidente uscente, seppur vicario e per pochi mesi...
Potevo andare a fare il parlamentare, ma ho preferito restare nella mia terra, a fare il vicepresidente della Regione, che è un lavoro davvero complicato, e poi il presidente. La Regione è una macchina complessa, per di più solo noi assieme credo alla Calabria abbiamo uffici e assessorati dislocati in due città, L'Aquila e Pescara, con grossi problemi di efficienza. Una regione, l'Abruzzo, divisa tra costa e aree interne, che hanno le loro specifiche esigenze, colpita in tempi recenti da due terribili terremoti e altre calamità. Eppure bellissima, e piena di possibilità. Che bilancio, mi chiede? Quello che abbiamo fatto in questi anni è molto, e lo rivendico con orgoglio, ma non è sufficiente.
Lei ha avuto la delega alle crisi industriali, e ha seguito in prima persone oltre un centinaio di vertenze. Qual è lo stato di salute dell'economia abruzzese?
Partiamo da un'informazione che non tutti hanno: l'Abruzzo è una regione molto industrializzata, il pil dell'industria copre il 26 per cento del totale, più della media tedesca. Nulla a che vedere con il resto delle regioni meridionali, che sono al 9 per cento. E' un apparato che ha grande forza, e molte imprese stanno andando forte, nonostante la crisi. Altre imprese, in particolare quelle che non hanno puntato su ricerca e innovazione, che non si sono ristrutturate, vivono invece una fase di grande difficoltà. Io ho seguito 113 vertenze, per l'esattezza, che hanno riguardato decine di migliaia di lavoratori. Alcune non si sono risolte, come quella della Vesuvius di Avezzano la Ball di Atessa. Altre si sono risolte con soluzioni parziali o del tutto positive. Altre sono aperte, come quella della Intecs dell'Aquila o della Ecare, su cui lavoriamo assiduamente
Cosa imparato da questa esperienza?
Ho imparato che meno male che ci sono i sindacati, senza i quali le crisi non si possono nemmeno affrontare, e non parlo solo della mobilitazione, ma anche della ricerca delle soluzioni. Ho poi imparato che la Regione non può limitarsi a fare il notaio, l'ente super partes tra lavoratori e imprese. Con i suoi strumenti può incidere eccome. Ho personalmente partecipato a tutti i tavoli, non ho mai delegato altri, perché è importante far sentire ai lavoratori che non sono soli, ma anche alle imprese che c'è una regione pronta a favorire soluzioni ottimali. Il mio limite, lo riconosco, è di non essere riuscito a portare lo stesso metodo e ottenere grandi risultati nelle piccolissime imprese, che si spengono nel silenzio, senza che nessuno se ne accorga.
Una delle grandi sfide di questa legislatura è stato l'utilizzo del miliardo e mezzo del Masterplan per il sud per piccole e grandi opere in Abruzzo: che risultati potete vantare?
Partiamo da una premessa: il bilancio tiene conto del fatto che quelli del Masterplan sono tutte opere pubbliche, e laddove si interviene con appalti pubblici le tempistiche, non solo in Abruzzo, sono lunghe e complicate. Va applicato il Codice degli appalti, le regole comunitarie, poi per tante gare ci sono i ricorsi delle imprese escluse, i soggetti attuatori sono molteplici. Detto questo la Regione ha fatto la sua parte, abbiamo stabilito le destinazioni d'uso, abbiamo individuato tutti gli enti attuatori.
Cosa risponde dunque all'opposizioni che dicono che non avete speso nulla o quasi?
Purtroppo vige da parte di molti candidati, un'idiosincrasia per le carte: non si vanno al leggere i dati ufficiali. Scoprirebbero che il Masterplan è fatto in buona parte di fondi Fsc, il Fondo sviluppo e coesione. Chiunque è un grado di collegarsi con il sito del Ministero, e vedere il grado di attuazione della spesa dell'Fsc nelle singole regioni. Ebbene, scoprirà che la Regione Abruzzo è la prima per l'impiego per le risorse, anche per quanto riguarda l'attuazione. Proprio per questa ragione, quando il ministro Danilo Toninelli ha provato a fregarci i fondi dell'Fsc per la messa in sicurezza dell'autostrada, non lo ha potuto fare perché il nostro Fsc era già tutto impegnato.
Con i fondi europei per agricoltura, per la formazione per il sociale, invece come stiamo messi?
Qui non siamo primi, è vero, ma anche qui basta leggere le carte: i fondi sono settennali, e l'Europa al terzo anno fa una cruciale verifica, che si chiama N+3: se non sei in linea, c'è il disimpegno, l'Europa si riprende i soldi non spesi. L'Abruzzo ha raggiunto l'obiettivo n+3 su tutti gli assi di finanziamento europeo. Tutto insomma è stato impegnato, nulla è stato perso. Questi sono fatti, non opinioni.
A segnare questa legislatura è stata anche la nascita della società unica regionale dei trasporti, la Tua, che bilancio si può tracciare?
Un bilancio molto positivo per quello che riguarda la scelta di mantenere in house i trasporti pubblici locali, altre Regioni hanno privatizzato. Poi, certo, abbiamo dovuto dividere tra parte commerciale, e la parte che è servizio pubblico, una divisione obbligata, che deve essere però meglio limata. In particolare il collegamento con Roma: deve essere chiaro che neanche una coppia di corse deve essere cancellata, tra quelle della mattina e della sera, anche se negli autobus viaggiano poche persone. Questo perché quelle corse vanno considerate servizio pubblico essenziale, da garantire a studenti e lavoratori pendolari.
Autobus che viaggiano sulle autostrade A24 e A25, le più care d'Italia... E' stato un errore privatizzarle?
Le più care, e aggiungerei, le meno sicure. Sulla privatizzazione dico che è stata decisa tanti anni fa,è un fatto però che in Italia di autostrade pubbliche ce ne sono poche, e non è che vanno particolarmente meglio. Il punto non è la privatizzazione, ma il controllo statale sulle attività dei privati. Noi abbiamo fatto bene a chiedere al governo di mettere 250 milioni per la messa in sicurezza, adesso bisogna che le opere si facciano in fretta. Serve poi un nuovo piano economico finanziario della gestione.
Quali passi in avanti sono stati fatti invece in questi anni per la oramai mitica velocizzazione delle ferrovie Pescara-Avezzano-Roma e Pescara-Sulmona-L'Aquila-Rieti?
Nel Masterplan sono stati previsti investimenti ingenti per avviare questo intervento importantissimo. Si è proceduto per creare finalmente un treno diretto tra L'Aquila e Pescara, con il by pass di Pratola Peligna. A tal proposito va sfatato un equivoco: i simpatici politici abruzzesi dicono ci vuole l'alta velocità, e poi però pretendono che il treno fermi in tutte le stazioni. L'alta velocità e data dal numero di fermate che fa . Il treno Milano-Roma non si ferma neanche a Bologna. Serve un treno che in un'ora fa Pescara-L'aquila, e non ci possono essere fermate intermedie, solo cosi può diventare competitivo e sostenibile. Ma la cosa davvero importante che è stata fatta in questi anni è stata quella di essere riusciti ad inserire inserire l'Abruzzo nelle reti Ten-t.
Ovvero il "corridoio adriatico" per gli scambi economici e commerciali che parte dalla Danimarca, attraversa la Spagna, e dal porto di Barcellona si dirige verso l'Italia via mare e nei migliori degli auspici approda al porto di Civitavecchia, e da lì raggiunge i porti di Ortona e Vasto, attraversando l'Abruzzo. Perché è così importante?
Prima l'Abruzzo era tagliato completamente fuori. Ora è pienamente in gioco. Per favorire questo progetto abbiamo collocato le zone economiche speciali, le Zes, che prevedono varie agevolazioni, non a caso nei porti di Ortona e Vasto, e lungo l'asse ferroviario che porterà a Civitavecchia. I porti di Ortona e Vasto dovranno essere in grado di ospitare le grandi navi porta container. Per capire quanto tutto ciò sia importante per il futuro dell'Abruzzo basta un esempio: ogni giorno dal polo automotive di Atessa partono 500 autotreni e 5 treni carichi di furgoni Ducato che vanno a imbarcarsi a Salerno. Immaginate a quali costi aggiuntivi, e immaginate quali vantaggi competitivi si otterrebbero invece se questi furgoni potessero essere imbarcati a pochi chilometri, a Vasto o ad Ortona.
Lei non si è candidato. ha detto che nel suo futuro ci saranno tante passeggiate in montagna. Chi sta però appoggiando tra i candidati?
Innanzitutto, e ci mancherebbe, sto facendo assidua campagna elettorale per il candidato presidente Giovanni Legnini: una grande opportunità per l'Abruzzo, che ha autorevolezza, forza e competenza. Ed e' per questo che sono estremamente ottimista sull'esito del voto.
Per quanto riguarda i candidati consiglieri, sostengo Pierpaolo Pietrucci e Patrizia Masciovecchio, di cui conosco bene le alte qualità e sono quelli tra gli aquilani che hanno maggiore possibilità di essere eletti.
Che ne pensa degli altri tre candidati presidenti Marco Marsilio per il centrodestra, Sara Marcozzi per il Movimento 5 stelle, e Stefano Flajani per Casapound?
Marsilio, senatore romano, ha fatto tutta l'attività politica nel Lazio...è come se a me dicessero di candidarmi a presidente della Calabria. A Marcozzi faccio solo una critica: prima dell'appartenenza politica, per un aspirante presidente di Regione viene l'appartenenza territoriale. Io ho mi sono schierato contro i governi del centrosinistra per la vicenda delle tasse post sismiche, per non far realizzare la piattaforma petrolifera Ombrina Mare, contro la realizzazione del metanodotto Snam. Vedo invece che Marcozzi, quando ha dovuto scegliere se stare con il governo o con l'Abruzzo ha scelto sempre il primo, sia in occasione del tentato scippo dei fondi per la messa in sicurezza dell'autostrada, sia in modo sconvolgente, quando la sindaca di Roma Virginia Raggi, del suo stesso partito, pretendeva di scaricare nelle nostre discariche, 700 tonnellate di rifiuti senza neanche chiedercelo. Flajani infine non lo conosco, come sapete non frequento Casapound, penso però che chi si ispira e faccia riferimento esplicito al fascismo e non alla costituzione repubblicana, a mio parere si colloca al di fuori dell'arco delle forze politiche che hanno legittima partecipazione alla vita democratica del nostro Paese.
Concludendo: cosa consiglia a chi dovrà tra poco occupare lo scranno più alto dell'Emiciclo?
Di non essere presuntuoso. La cosa importante è ascoltare: i territori, i portatori di interessi, senza mire di comando e accentramento. Chiunque si è messo in testa di dirigere la Regione come una centrale di comando, non è andato molto lontano.