ROMA Il presepe si ricompone in Abruzzo, non però in mezzo alla neve o in una grotta appenninica ma a Pescara. E i suoi personaggi, Berlusconi, Meloni e Salvini, non erano apparsi in pubblico tutti e tre insieme appassionatamente (si fa per dire) dalla famosa scenetta fuori dallo studio di Mattarella nel corso delle consultazioni per il governo.
Quando Berlusconi fece la parodia di Salvini che parlava (uno, due, tre...) e si scatenò un mezzo putiferio. Da allora in poi, soltanto vertici riservati e sempre più o meno interlocutori. Mentre come appuntamento elettorale (dopo il patto dell'arancino siglato in un ristorante di Catania per il voto siciliano), l'ultima apparizione del terzetto risale, al tempio di Adriano, alla vigilia delle consultazioni politiche di marzo. E così la reunion abruzzese, per le regionali, oggi diventerà un piccolo grande evento. In cui le rivalità interne alla compagnia potrebbero balzare dal retroscena alla scena. Il Cavaliere accetterà, come non ha saputo fare alle consultazioni sul Colle, il ruolo di attore non protagonista, oppure inventerà un numero dei suoi difficilmente gradito ai due partner?
Tutti insieme per tirare la volata al candidato Marco Marsilio, ma tutti divisi. Così: Salvini vuole azzerare Forza Italia nel voto di lista, per liberarsi ancora più le mani dal vecchio centrodestra. La Meloni vuole superare gli azzurri per diventare il partner principale della Lega in un nuovo centrodestra la cui seconda gamba sarà la versione allargata di Fratelli d'Italia in dialogo con il partito di Toti, se lo farà, con forze civiche e includendo pezzi di berlusconismo (l'altro giorno Massimo Giorgetti, capogruppo forzista alla Regione Veneto è passato con la Meloni e sui territori questo tipo di travaso sta crescendo). E Berlusconi combatte come può questa battaglia interna, e solo un successo in Abruzzo - dove il personaggio è ancora pop - potrebbe rilanciarne l'immagine dentro la coalizione. Che è ormai soltanto «un'alleanza locale», come sostiene Salvini ma Berlusconi non vuo, sentirselo dire. Anzi, prima che il presepe andrà in scena, è facile immaginare che l'ex premier dirà al vice-premier: «Matteo, devi mollare quei pazzi dei 5 stelle. Non vedi che ti stanno portando nel baratro, a te e all'Italia?». Salvini gli sorriderà, e amici - ma anche no - come prima.
REBUS AZZURRO
Ora si tratta di far vincere Marsilio, ma è molto aperta la partita abruzzese con la grillina Sara Marcozzi sempre accompagnata da Di Maio e con Giovanni Legnini e le sue otto liste civiche e di centrosinistra. Poi toccherà, sempre in schema vecchio centrodestra unito, al voto in Sardegna e infine a quello europeo. E qui, in casa forzista i problemi non mancano. I sondaggi non schiodano gli azzurri dal 10 per cento (ma alcuni di loro dicono che «a stento tocchiamo il 9») e va tramontando l'idea di candidare Berlusconi capolista in tutte le cinque circoscrizioni. Al Nord-ovest il Cavaliere non ci sarà, per evitare il duello con Salvini da cui uscirebbe perdente. Ma anche nella circoscrizione Centro, il capolista sarà Tajani e non Silvio. E la ragione è questa: la legge impone l'alternanza di genere tra uomo e donna in cima alla lista. Con Berlusconi capolista la numero due dev'essere una donna.
Ma si può candidare al terzo posto, con il rischio che la carenza dei voti forzisti posa azzopparlo, il presidente del Parlamento europeo? Chiaro che no? In più, piazzare terzi dei ras di preferenze come l'uscente Aldo Patriciello nel Sud, o penalizzare big come Fulvio Martusciello, non conviene proprio in una fase in cui i consensi servono e non li porta più tutti o quasi, come un tempo,