ROMA «Ho lasciato la scorta in allerta». Matteo Salvini passa il pomeriggio a telefonare a Giuseppe Bellachioma, deputato della Lega e luogotenente in Abruzzo, il candidato governatore che si è sacrificato per l'unità del centrodestra, lasciando il posto a Marco Marsilio, in quota Fratelli d'Italia. E gli fa capire che potrebbe partire nella notte per festeggiare. Un blitz, atteso nelle prossime ore. Il vicepremier accarezza il successo dopo una campagna elettorale a dir poco battente. Anzi, è stato onnipresente: 19 incontri sparsi in tutta la regione e 7 visite negli ultimi due mesi. Piazze e dirette Facebook, divise e felpe, sempre un pienone. Platee per parlare all'Abruzzo, certo, ma anche e soprattutto agli alleati di Roma, più che a quelli locali. Obiettivo: dettare la linea. La tentazione di Salvini, se il voto andrà benone e la Lega supererà il M5S, è quello di iniziare a far trapelare la voglia di rimpasto nel governo già prima le Europee. «D'altronde - raccontano con metafore dirette i leghisti che hanno seguito questo dossier con molta cura - chi mena per primo, mena due volte». Qui però non si tratta di essere pulp, ma di cominciare a far capire che «i rapporti di forza» ormai non sono più quelli usciti dalle urne lo scorso 4 marzo. E dunque, tutto può succedere. Anche perché, per esempio, c'è sempre il posto lasciato libero da Paolo Savona, diretto verso la Consob.
L'ANSIA
Se Salvini è pronto a capitalizzare il risultato, c'è anche Luigi Di Maio. Preoccupato e deluso: «Mi aspettavo di più», confida a chi lo chiama. Dopo un week-end passato tra l'Abruzzo, il Veneto e la Lombardia, il capo politico del M5S è ritornato a Roma in serata. Per seguire, seppur a distanza ma con molta ansia, lo spoglio. L'incubo del terzo posto, dietro al centrosinistra fa tremare e non poco i Cinque Stelle. Anche perché rischia di impattare negli umori dei pentastellati molto critici con la linea- Di Maio che premia troppo i verdi e poco i gialli. E in mezzo, si sa, ci sono ancora una serie di passaggi molto delicati per le truppe grilline: dal voto in Senato sull'autorizzazione a procedere per Salvini, fino allo scoglio della Tav. Su entrambe le cose si dovrà decidere entro il prossimo mese. Nei giorni scorsi proprio il vicepremier pentastellato aveva già messo le mani avanti: «Questo è un test regionale e non nazionale, e comunque ribalteremo i sondaggi». Non è stato così, anzi.
LA SFIDA
I pronostici infatti non hanno mai premiato la candidata Sara Marcozzi, nonostante abbia usufruito della parata di ministri in trasferta da Pescara all'Aquila: Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Giulia Grillo, Alberto Bonisoli... E poi certo Di Battista. Con Di Maio che ha inforcato gli scii e ha preso l'aperitivo al mare per valorizzare le enormi potenzialità di «questo territorio unico». Diventato anche il paradigma per il no alla Tav secondo questo schema: ci vogliono 6 ore (che poi sono 4 ndr) da Roma a Pescara e noi pensiamo all'Alta Velocità? Non ha funzionato. Nelle retrovie, intanto, seppur in silenzio c'è anche Nicola Zingaretti, favorito alla guida del Pd, che tutto sommato davanti a un sorpasso sul M5S inizia a vedere con maggiore fiducia il voto di maggio. Anche Giovanni Legnini è il candidato unico del centrosinistra, modello Piazza grande a cui punta il governatore del Lazio. E dunque anche lui incrocia le dita.
Il quartier generale del Carroccio d'Abruzzo si trova a Muciano, all'uscita del casello autostradale, sono i locali di un'ex banca. Qui gli uomini di Salvini aspettano la doppia certificazione: l'egemonia sul centrodestra (a partire da Forza Italia) e soprattutto l'aggancio al M5S. Alle scorse politiche si partiva da 39% (per i pentastellati) a 13,9. «Adesso la musica è cambiata: è il nostro exploit arriverà fino a Roma», è il mood dei leghisti. Pronti a far pesare il primo, vero cambio di scenario, numeri alla mano.