PESCARA Donato Di Matteo: 6.587 voti alle regionali del 2014, 2.860 adesso. Marinella Sclocco: 3.680 preferenze nel 2014, 1.761 adesso. Mario Mazzocca: 1.240 nel 2014, 944 adesso. E ancora Alberto Balducci, passato da 3.855 voti del 2014 agli attuali 1.742. Nessuna riconferma (e nessun commento, a parte Sclocco, da parte loro) per i quattro esponenti del centrosinistra espressi dalla provincia di Pescara nelle passate elezioni regionali. Tutti fuori, con le preferenze dimezzate o addirittura ridotte a un terzo rispetto a quanto raccolto per le regionali del 2014. È il caso di Di Matteo, assessore regionale ai Lavori pubblici, all'urbanistica, a Parchi, riserve e montagna che rispetto alla tornata elettorale del 2014, dopo aver rotto con il Pd a guida D'Alfonso questa volta ha sostenuto Legnini con una lista civica (Abruzzo Insieme Abruzzo Futuro) sulla quale ha di fatto spalmato il suo pacchetto elettorale raccogliendo complessivamente 6.410 voti, comunque 177 in meno di quattro anni fa.Niente da fare anche per Mario Mazzocca, sottosegretario alla presidenza del consiglio di Luciano D'Alfonso con deleghe a Protezione civile, enti locali, e servizio idrico. Nulla di fatto nonostante l'ex sindaco di Caramanico abbia avuto appieno il sostegno del suo paese dove il candidato del centrosinistra alla presidenza, Legnini, ha preso il 46,8 per cento (490 voti) contro il 38 per cento del vincente Marsilio, e nonostante abbia riservato 339 voti alla lista di Mazzocca, Progressisti Sinistra e libertà. Ha doppiato il risultato di Mazzocca, suo compagno di lista, la pescarese Marinella Sclocco, ex assessore regionale alle politiche sociali, alla quale però i 1.761 voti non sono bastati. Voti che, anche nel suo caso, sono molti di meno, 1.919 di meno, rispetto al 2014, quando Sclocco si presentò con il Pd. Un particolare che, nella sconfitta generale in qualche modo aiuta ad analizzare il risultato personale dell'ex assessore regionale pescarese che dal Pd si è sfilata ad aprile 2017 quando approdò a Mdp. «Sono felice del risultato ottenuto», spiega, « perché sono voti alla persona, voti al lavoro svolto in questi anni, al mio impegno. Lo considero un voto di opinione. E sono contenta anche di quanto ottenuto dalla nostra lista che, pur senza Sinistra Italiana a differenza di quanto avviene a livello nazionale, ha sfiorato lo stesso il 3 per cento. Poi, certo», ammette, «resta l'amarezza per questa legge elettorale assurda che al centrosinistra con il 31 per cento dà meno consiglieri dei 5 Stelle». Resta a Pescara anche l'ex consigliere regionale Balducci che questa volta raccoglie 2.113 voti in meno rispetto al 2014. Ma allora non si candidò il vicesindaco di Pescara Antonio Blasioli, in questa tornala elettorale vero asso pigliatutto del Pd pescarese e l'unico a entrare in Consiglio. Ne sa qualcosa il collega di giunta Giacomo Cuzzi, assessore comunale a commercio e istruzione che in questa campagna elettorale ha messo anima e corpo, restando però al palo pur con tremila e 12 voti. Come lui non ce l'ha fatta Antonio Castricone, l'ex deputato Pd di Popoli ed ex segretario provinciale del partito, che con Cuzzi finora aveva condiviso, a livello elettorale, un patto di mutuo soccorso (Cuzzi a Pescara per Castricone e viceversa Castricone in provincia per Cuzzi). Patto che la candidatura di entrambi ha fatto venire meno. Nulla di fatto anche per l'altra ex deputata pescarese Vittoria D'Incecco (969 voti con Centristi per l'Europa), e per l'assessore comunale alla Cultura Giovanni Di Iacovo (1.862 voti con la civica Legnini presidente).