«Sono sempre stato e rimarrò al servizio della gente». Pierpaolo Pietrucci , consigliere regionale Pd uscente, è uno dei grandi esclusi. 4.556 voti non sono stati sufficienti, per quelle che lui stesso ha definito «le alchimie della legge elettorale», a garantirgli uno scranno all'Emiciclo. L'amarezza c'è ed è innegabile. Ma Pietrucci, carattere combattivo e amore sconfinato per la sua terra, è già pronto a rimettersi in gioco. Come? «Costituirò un'associazione politico-culturale che parla dal basso, dalla gente», annuncia, «lo farò con la rete di persone che sono sempre state al mio fianco. Non c'è bisogno di un ruolo istituzionale per dare voce alle istanze del territorio. Si può fare in mille modi, mettendosi al servizio degli altri. Ed è ciò che farò. Nelle mie battaglie per le zone interne abruzzesi ho sempre messo passione e cuore», afferma, «ho pagato, con chi ha tramato alle mie spalle perché non venissi eletto, il fatto di essere oltre gli schemi». Centinaia le testimonianze di solidarietà e affetto lasciate sulla sua pagina Facebook anche da nomi strutturati della destra locale, come gli avvocati Fabrizio Fiore e Fabrizia Aquilio, l'ex sindacalista Ugl, Piero Peretti, l'ex assessore comunale, Antonello Oliva, per citarne alcuni. «Ma sono migliaia gli sms e le telefonate che continuo a ricevere», afferma Pietrucci, «ho un vanto esclusivo: sapere che ciascuno dei voti ricevuti è stato dato alla mia persona». Pietrucci si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Non avrei mai abbandonato la nave, ma in provincia dell'Aquila sono mancati 700 voti per far scattare un altro seggio al Pd. Sono stati commessi errori gravissimi, stimolando addirittura candidature in liste. Il Pd deve cambiare, a partire dai vertici». Dopo quattro anni e mezzo in consiglio regionale «lasciato solo a rappresentare L'Aquila», Pietrucci riparte «dalla rete dei contatti, coinvolgendo quanti hanno visto in questa legge bizzarra il motivo della mia sconfitta. Ho pagato l'essere indisciplinato e l'avere anteposto l'appartenenza al territorio a quella politica. Con l'ex presidente, Giovanni Lolli, abbiamo lavorato benissimo: spero che le strategie attuate per le zone interne, completamento piste ciclabili e bacini sciistici, Abruzzo Film Commission, non vadano disperse».
Il centrosinistra ha il suo vincitore: Di Benedetto. Negli ambienti Pd ai tempi delle Comunali era stato definito "candidato debole". Ma gli oltre quattromila voti ottenuti alla Regione dimostrano il contrario
L'AQUILA C'è un vincitore nel centrosinistra aquilano, alla Regione, che ha inflitto una dura lezione al Partito democratico. La prova del nove che nelle elezioni comunali di due anni fa, qualcosa non ha funzionato nella coalizione che lo sosteneva e che lui non era un candidato debole.Si tratta di Americo Di Benedetto, che ha avuto un successo personale notevole, con oltre 4mila voti. Da candidato sindaco contro Pierluigi Biondi, nel primo turno aveva totalizzato il 47,07%, contro il 35,84% (circa il 12% di differenza) del candidato del centrodestra. Qualcuno aveva tradito "Chicco" Di Benedetto, che avrebbe potuto farcela al primo turno. Ma nel ballottaggio non solo il divario è stato colmato, ma Biondi ha vinto addirittura con il 53%.Anche in questo caso, qualcuno del centrosinistra non ha fatto il suo lavoro. Di Benedetto aveva battuto anche il suo amico-rivale Pierpaolo Pietrucci alle primarie del centrosinistra per il candidato sindaco. E comunque veniva dato, sempre "Chicco" Di Benedetto, come «candidato debole». Ebbene, quel candidato debole, per la seconda volta ha battuto Pietrucci, rientrando in consiglio regionale, anche se il candidato Pd ha preso 400 voti in più, ma non è rientrato a Palazzo dell'Emiciclo, perché i Dem hanno preso meno seggi rispetto al Movimento 5 Stelle, che pur ricevendo meno voti, si vedranno assegnati 6 o 7 seggi proprio per la legge regionale votata - gli scherzi del destino - proprio dal centrosinistra, sul principio della surroga, che premia la rappresentatività della lista e non la coalizione (in questo caso quella del centrosinistra per Legnini). E Americo Di Benedetto è l'unico delle liste per Legnini a sedere in consiglio regionale.Una rivincita non da poco, anche se il diretto interessato non la ritiene tale. Ma lunedì in una dichiarazione si è tolto qualche sassolino dalle scarpe, rispondendo proprio a chi lo aveva definito, per la sfida alla poltrona di sindaco di due anni fa, un «candidato debole».Di Benedetto si dimetterà dal consiglio comunale, per dedicarsi a tempo pieno al suo nuovo ruolo a Palazzo dell'Emiciclo.«Mi sono organizzato anche con la mia professione, che sarà sempre il mio riferimento, ma ora che dovrò lavorare per l'Abruzzo e per L'Aquila, lo dovrò fare i maniera importante e restare in consiglio comunale non me lo avrebbe permesso. Non sono mai mancato a nessuna seduta dell'assise civica e a nessuna riunione delle commissioni consiliari. E la stessa cosa farò e lo stesso impegno metterò per il mio incarico in Regione», è il commento di Di Benedetto, che ha vinto il secondo duello con Pietrucci, all'interno del centrosinistra, ma del quale non vuol sentir parlare, perché sarebbe riduttivo.