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Pescara, 23/11/2024
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13/02/2019
Il Messaggero
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Pescara, sindaco alla Lega, De Renzis in pole. Modello Legnini anche per Pescara Alessandrini pronto al passo indietro |
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«Il candidato sindaco di Pescara sarà della Lega». Forte del 28% conseguito sul territorio dal suo partito, il ciclone Matteo Salvini scompagina le carte del centrodestra a tre mesi dalle elezioni amministrative del capoluogo adriatico, apre le selezioni alla ricerca della figura ideale per l'obiettivo di Pescara e mette in fibrillazione soprattutto Forza Italia, partito che più di altri vanta una classe dirigente in grado di esprimere un candidato sindaco d'esperienza per puntare alla riconquista di Palazzo di città. Facile ipotizzare un casting aperto al mondo della politica e delle professioni ovvero dell'Università dal momento che Salvini non vanta - non ancora - in Abruzzo una squadra rodata cui attingere per i ruoli importanti. Chi tra i pescaresi è saltato sul Carroccio dalla primavera scorsa è approdato a gonfie vele in consiglio regionale, come nel caso di Vincenzo D'Incecco e di Nicoletta Verì, ovvero c'è andato vicino: aspira ad entrare nell'Emiciclo anche Luca De Renzis, 4398 preferenze, se le nomine dell'esecutivo libereranno una casella per lui. Ma proprio De Renzis, da leghista della prima ora, si ritrova giocoforza tra i papabili nella corsa a sindaco di Pescara con la benedizione di Salvini in persona. Ex presidente della circoscrizione 2 con D'Alfonso sindaco, De Renzis è poi scomparso dalla scena politica all'indomani dell'arresto di D'Alfonso e ha poi intrapreso un fortunato percorso professionale in famiglia. Anni in cui ha comunque continuato a coltivare la passione per la politica, risbocciata nel momento in cui l'anno scorso ha incrociato la sua strada con quella di Bellachioma e ha ritrovato stimoli per un nuovo impegno. Il risultato alle regionali è un ottimo punto di partenza per lui che si è definito «al servizio del partito». Questo significa che se dovesse arrivargli una chiamata direttamente da Salvini, De Renzis non direbbe di no. Ma nella Lega la ricerca della figura che più risponde all'identikit più gradito al leader è appena cominciata. FIBRILLAZIONI FORZISTE Piuttosto, l'Opa lanciata dal vicepremier sulla candidatura di un sindaco leghista a Pescara ha già sortito effetti collaterali nella coalizione di centrodestra. Immediate le reazioni soprattutto di Luigi Albore Mascia e Marcello Antonelli, esponenti storici di Forza Italia a Pescara che, insieme con Carlo Masci, nutrono concrete ambizioni di candidatura al ruolo di primo cittadino. Al punto da considerare il risultato delle regionali come uno spartiacque al proprio interno: «Queste elezioni regionali hanno rappresentato una sorta di primarie per il nostro partito, lo schieramento che sosteneva Sospiri si è affermato in modo netto su quello rappresentato dalla candidatura di Serraiocco» è stata la bordata al coordinatore regionale Nazario Pagano, esortato a prendere atto del risultato e ad agire di conseguenza. Insomma, Antonelli e Albore Mascia lanciano segnali chiari in casa forzista come pure Masci, sapendo bene che consiglieri quali Seccia e Rapposelli non resteranno a guardare. Il punto vero è che stanno facendo i conti senza l'oste Salvini e non manca chi suggerisce loro un'adesione dell'ultima ora alla Lega, sempre che venga accettata. «Alla fine si deciderà tutto al tavolo politico di Roma, è andata così per Marsilio che con Fratelli d'Italia partiva da un 4% e non vediamo perché lo stesso ragionamento non possa ripetersi per le candidature a sindaco di Pescara, visto che a fine maggio si vota in oltre venti città capoluogo e si può tranquillamente concordare uno scambio di caselle», questo il loro auspicio che però in casa Lega è già stato stoppato sul nascere: «Salvini è stato chiaro e netto nella sua dichiarazione dell'altro ieri, il candidato sindaco a Pescara dovrà essere espressione della Lega e la percentuale raccolta in questa tornata elettorale per le regionali legittima questa rivendicazione» ha ribadito Gianfranco Giuliante, commissario della Lega a Pescara. Il braccio di ferro è solo all'inizio.
Modello Legnini anche per Pescara Alessandrini pronto al passo indietro
«Non c'è fretta di decidere, ne discuteremo la prossima settimana quando avrò sul tavolo le dimissioni di Antonio Blasioli». Marco Alessandrini non considera una priorità la sostituzione del vice sindaco approdato al consiglio regionale, primo degli eletti nella lista del Pd a Pescara. I nomi che circolano sono quelli più scontati, in primis quello dell'assessore al bilancio Marco Presutti, ex capogruppo Pd in consiglio, e quello di Giacomo Cuzzi, assessore al commercio. Il primo cittadino starebbe pensando di nominare Tonino Natarelli assessore al posto dell'uscente Blasioli, pur con deleghe diverse ancora da stabilire (Blasioli, delegato ai lavori pubblici, ancora ieri mattina era di sentinella al cantiere-lumaca di via Trieste, diventato la sua ossessione in questi mesi). L'ingresso di Natarelli o comunque di un consigliere del Pd in giunta aprirebbe le porte del consiglio comunale al giovane Mirko Frattarelli, primo dei non eletti, per quest'ultimo scampolo di consiliatura. Non è da escludere, ma è più improbabile e complicata, l'ipotesi di un ingresso esterno in giunta per soli due o tre mesi. Scelta comunque delicata considerato che su Pescara in capo ai Lavori pubblici sono in partenza cantieri per ventitré milioni di euro, opere che andranno avanti per mesi e che andranno organizzati per scongiurare la paralisi della città. Ma, come detto, le priorità in questo frangente sono altre. A tre mesi dal rinnovo del consiglio comunale, il Pd lavora piuttosto a candidature e alleanze in grado di reggere alla sfida con centrodestra e grillini. L'intenzione è di ripetere il modello del campo largo che ha consentito a Giovanni Legnini di raccogliere un dignitoso 31% alle regionali, dieci punti sopra il Movimento 5 Stelle, risultato nel quale speravano in pochi alla vigilia della competizione elettorale. Anche se questo ha significato una moltiplicazione di liste e quindi di candidati sacrificati nel ruolo di portatori d'acqua per eleggere alla fine i (pochi) soliti noti. Perché quest'obiettivo sia perseguibile occorre tuttavia individuare una figura autorevole, un Legnini appunto, in grado di volare alto e fare sintesi tra le diverse anime del centrosinistra. E' questa la sola ipotesi che potrebbe convincere al passo indietro il sindaco uscente, Marco Alessandrini, altrimenti determinato a metterci la faccia e a difendere quanto fatto nei cinque anni al timone della città e nient'affatto disposto ad accettare il rito delle primarie, checché ne dica il segretario cittadino Moreno Di Pietrantonio ovvero il partito: vuoi perché i tempi sono stretti, vuoi perché significherebbe sconfessare in partenza il suo operato. Incoraggia il modello Legnini proprio Blasioli, «con il candidato giusto e riproducendo lo stesso sistema delle Regionali la partita per Pescara sarebbe aperta - dice convinto - tanto più se Lega e cinquestelle dovessero continuare a punzecchiarsi». Nel suo ragionamento, Blasioli parte dalla valutazione del risultato del Pd a Pescara per le regionali: «Il partito ha raccolto in città un 16% insperato, anzi straordinario viste le premesse, e potrebbe bissare il dato ben oltre il 30% conseguito dalla coalizione: così fosse, il centrosinistra andrebbe di sicuro al ballottaggio» dice il neo consigliere regionale. Il fatto che si voti il 26 maggio in coincidenza con le Europee potrebbe poi far salire il numero dei votanti riducendo l'astensionismo che domenica ha lasciato a casa quasi metà dell'elettorato. In caso di ballottaggio, è l'auspicio di Blasioli, «il centrosinistra potrebbe forse contare sul sostegno dell'elettorato grillino per arginare l'ascesa del centrodestra trainato dalla Lega e giocarsela fino all'ultimo voto».
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