ROMA Il vicepremier Luigi Di Maio lo aveva annunciato: «A breve» ci saranno «novità» sul dossier Alitalia. E forse già oggi, al termine del cda delle Fs, potrebbero uscire indiscrezioni importanti su chi affiancherà il gruppo guidato da Gianfranco Battisti nell'avventura per il salvataggio della ex compagnia di bandiera. Certamente domani, durante l'incontro al Mise, i sindacati si aspettano di saperne qualcosa di più. Ieri Battisti, intercettato all'uscita del ministero dello Sviluppo Economico, ha negato di essere andato a via Veneto per la vicenda Alitalia, ma a chi gli chiedeva se fosse ottimista ha risposto con un «aspettiamo, aspettiamo» che fa intravedere indubbie schiarite all'orizzonte.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, più di una fonte ieri sera ha confermato al Messaggero che oggi potrebbe essere giornata di annunci, o quantomeno di dichiarazioni ufficiali che descrivano lo stato della trattativa tra i vari soggetti in campo. È noto che per le Ferrovie (è messo nero su bianco nell'offerta presentata a fine ottobre), la condizione per poter andare avanti nell'operazione di acquisizione e rilancio di Alitalia è l'ingresso nella newco di un partner internazionale industriale con la prospettiva, per il gruppo ferroviario, di arrivare a detenere una quota di minoranza intorno al 30% (sebbene Di Maio stia spingendo per non meno del 40% onde rendere paritaria la partecipazione con i partner industriali).
LA PARTITA
A momenti quindi potrebbe essere tolto il velo su quale partner industriale ha più chance di entrare a far parte della partita. Caduto il tandem Delta Air Lines-Air France Klm, che avrebbero rilevato una quota del 20% ciascuna (la lettera inviata ai commissari dalla compagnia francese è inequivocabile), la compagnia americana avrebbe rimpiazzato l'uscita dei franco-olandesi con la low cost britannica easyJet, peraltro mai uscita dalla trattativa. I due, a loro volta, si dividerebbero una quota del 40% (20 ciascuno).
Sembra invece difficile a questo punto il ritorno in scena di Lufthansa, nonostante i messaggi lanciati l'altro giorno in un'intervista da Harry Hohemeister, membro del cda del colosso tedesco, per ribadire l'interesse. In realtà i tedeschi non hanno mai presentato una manifestazione d'interesse degna di tale nome ai commissari, ma soprattutto resta il nodo esuberi: tremila, meno di quanto inizialmente vociferato, ma comunque un numero molto alto. Anche la flotta, nel piano Lufthansa, sarebbe ridimensionata limitando le tratte sul lungo raggio. Condizioni che il governo giallo-verde ha già fatto sapere in più occasioni di non gradire per niente.
Meno che mai le gradiscono i sindacati. «Il ministro Di Maio smentisca le notizie diramate dalla stampa sugli esuberi e sulla riduzione del perimetro aziendale di Alitalia» avverte il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, che rivendica «il diritto delle rappresentanze dei lavoratori di essere coinvolte nella costruzione del piano industriale». I sindacati chiedono un piano di sviluppo con investimenti soprattutto nella flotta di lungo raggio. Nell'incontro di giovedì 14 febbraio, ha detto il segretario generale della Fit-Cisl, Salvatore Pellecchia, «ci aspettiamo maggiori elementi di concretezza rispetto alla composizione azionaria, al partner industriale e al nuovo management. In assenza di questi elementi l'azienda potrebbe entrare in un pericolosa fase di stallo».