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Data: 14/02/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, via al tavolo Fs-Delta-easyJet. Il cda delle Ferrovie ha deliberato l’avvio del negoziato con le due compagnie estere. Partecipazioni da definire

ROMA I tasselli del puzzle che disegnerà la nuova Alitalia iniziano a essere collocati. Ieri dal governo è arrivato il via libera ufficiale alla partecipazione nel capitale, tramite il Mef, all'ennesima avventura dell'ex compagnia di bandiera. E intanto il cda delle Fs ha sciolto la riserva sul partner industriale: come anticipato dal Messaggero di ieri, sarà avviato un tavolo con la cordata formata dal colosso americano Delta e dala low cost UK easyJet. Così oggi il vicepremier Luigi Di Maio potrà fare due annunci di un certo peso all'incontro al Mise con i sindacati.
L'AZIONISTA PUBBLICO
Alitalia dunque torna a essere almeno in parte pubblica. È una nota della stessa presidenza del Consiglio ad annunciarlo al termine di un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Conte e i ministri Di Maio e dell'Economia, Giovanni Tria. «Si è convenuta la disponibilità del governo di partecipare alla costituzione della Nuova Alitalia, tramite il Mef, a condizione della sostenibilità del piano industriale e in conformità con la normativa europea», si legge nel comunicato. Due condizioni che sono un atto dovuto. Mancano i dettagli sulla quota di partecipazione, ma da tempo si parla di un ingresso con una quota del 15% da effettuarsi attraverso la conversione di una parte del prestito di 900 milioni che Alitalia dovrebbe restituire a giugno: il vertice di ieri ha ufficializzato la decisione. Il che non è poco.
Nelle stesse ore in cui a Palazzo Chigi si decideva sull'entrata nel capitale della compagnia, poco più in là a piazzale delle Croce Rossa, dove c'è il quartier generale delle Fs, una lunga riunione del cda deliberava il via libera a trattare con la cordata Delta-easyJet «al fine di proseguire nella definizione degli elementi portanti del Piano della nuova Alitalia». Cade quindi l'opzione Lufthansa. D'altronde, nonostante la recente intervista rilasciata da un membro del cda della compagnia tedesca, da Colonia non è mai arrivata né ai commissari di Alitalia né all'ad di Fs Gianfranco Battisti (che è il polo aggregante dell'intera operazione) una proposta scritta. Ci sono stati una serie di incontri con i vertici Fs, è vero, ma alla fine non si è concretizzato nulla, soprattutto a causa dell'alto numero di esuberi che la newco immaginata da Lufthansa avrebbe comportato. Da questo punto di vista, pur non essendoci conferme, lo schema Delta-easyJet (che poi ricalca quello che gli americani avevano immaginato con i franco-olandesi di Air France-Klm, prima che questi ultimi si ritirassero dai giochi) dovrebbe invece essere meno tranchant. L'avvio della trattativa con Delta-easyJet non significa però che i giochi siano del tutto fatti. Lo precisa un comunicato serale della low cost britannica che in questi giorni di indiscrezioni era rimasta in religioso silenzio. La nota, nel confermare la trattativa «per la creazione di un consorzio che valuti le diverse opzioni per le future operazioni di Alitalia», sottolinea che «in questa fase non vi è alcuna certezza che l'operazione sarà finalizzata».
LO SCHEMA
Se lo schema Delta-easyJet andrà in porto, il perimetro della nuova Alitalia dovrebbe rimanere più o meno lo stesso per il breve raggio e implementare fortemente le rotte lunghe. Sicché l'organico non dovrebbe subire particolari scosse: rimarrebbero fuori solo i 1.360 dipendenti già attualmente in cig a zero ore. Un numero che può essere gestito con incentivi all'esodo, prepensionamenti e ricollocamenti all'interno del gruppo Fs. A ogni modo si tratterebbe di un sacrificio pari a quasi un terzo rispetto a quello pensato da Lufthansa (che chiede tremila esuberi). Nello schema la nuova Alitalia sarà per il 30% in mano alle Fs, per il 15% in mano al Mef, per il 40% in mano alla cordata (20% ciascuna) Delta-easyJet.
Per la restante parte del capitale il governo sta continuando l'azione di moral suasion su Poste e altre partecipate mentre non si esclude il coinvolgimento di istituzioni statali. Ma anche in questo caso le decisioni dovranno arrivare presto. L'obiettivo è di completare il puzzle entro la fine di marzo così da arrivare all'inizio dell'estate, quando dovranno essere restituiti i soldi del prestito ponte, senza fiato sul collo.

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