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Pescara, 23/11/2024
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Data: 15/02/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lega padrona in Regione. Marsilio: «Grillo ha detto cose miserabili». Beppe aveva invitato a restituire le ambulanze donate dal M5S. Il governatore: «Voto di scambio, con loro solo un abruzzese su 10». Il presidente e i sindaci di Legnini Alessandrini: «Ora deve spiegare»

L'AQUILA L'operazione-giunta è ufficialmente cominciata. Ieri sono entrati nel vivo i contatti per avviare la costruzione del nuovo esecutivo regionale. Per il momento l'interlocuzione riguarda in particolare i coordinatori regionali, Etel Sigismondi, Giuseppe Bellachioma e Nazario Pagano, che hanno iniziato il ragionamento e hanno deciso di incontrarsi a inizio della prossima settimana, in accordo con il neo governatore Marco Marsilio. Su schemi e nomi siamo ancora all'anno zero, o quasi. I nodi da sciogliere sono diversi: ci sarà un assessore esterno? La Lega riuscirà ad avere quattro assessori, ovvero la maggioranza assoluta, o si ripiegherà su tre caselle più la presidenza del Consiglio? Fratelli d'Italia avrà un posto o gli alleati cercheranno di far pesare la presenza di Marsilio? Azione Politica e centristi dovranno accontentarsi di ruoli secondari? Forza Italia riuscirà a centrare l'obiettivo dell'accoppiata? In ogni caso, complice anche il successo, il clima appare al momento piuttosto privo di tensioni. Lo schema più ragionevole potrebbe prevedere tre assessori alla Lega (più la presidenza dell'assise), due a Forza Italia, uno a Fratelli d'Italia, con centristi e Azione politica coinvolti in altra forma. Rumors, non confermati, raccontano anche di un incontro romano tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il coordinatore regionale, Bellachioma, da cui sarebbe emersa la volontà del partito di ambire a quattro posti, presidenza dell'assise compresa, con l'aquilano Emanuele Imprudente papabile per la presidenza. Ma al momento sono solo indiscrezioni che trovano scarso fondamento nella realtà dei fatti.
SCONTRO
Ciò che si mantiene vivo, a pochi giorni dall'esito del voto, è lo scontro politico. In particolare ieri il governatore Marco Marsilio è tornato sulla polemica seguita alle parole di Beppe Grillo, che in uno spettacolo a Bologna aveva invitato gli abruzzesi, con una battuta, a restituire i 700 mila euro donati dai consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle con il taglio dei loro compensi. «Comportamento miserabile, in altri contesti si chiama voto di scambio ha detto Marsilio -. Se pensa che siccome ha regalato quattro ambulanze perché i suoi consiglieri si decurtano una parte del proprio stipendio e questo gli avrebbe dato il diritto a governare l'Abruzzo forse non ha capito che questa propaganda è servita a ben poco. M5s ha preso solo il 20% dei voti, con la meta dei cittadini che vanno a votare significa che solo un abruzzese su 10 ha creduto alla favoletta dei 5 stelle che cambiano e salvano il mondo».
Marsilio è intervenuto al programma Lavori in corso su Radio Radio e Radio Radio Tv. «Poi siccome gli abruzzesi non li hanno votati - ha aggiunto - allora sono un popolo di lazzaroni e che meritano di vivere sotto le tende che bisogna restituirgli i soldi, ma non ce li dessero più. Se l'atteggiamento dei Grillini è questo allora si tengano i soldi in tasca o li diano in beneficenza in silenzio come fanno le persone serie che non sbandierano la beneficenze per ragioni propagandistiche». Non si è detto preoccupato dall'esito del voto, invece, il ministro grillino Danilo Toninelli: «Ringrazio Marcozzi che ha fatto un lavoro straordinario, non si poteva fare di più, con un sistema elettorale come questo. Ciò che conta è essere sempre dalla parte dei cittadini, sapere cosa si fa e che si può migliorare». Secondo l'ex grillino Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, il voto abruzzese rappresenta invece «l'inizio di una lenta discesa del Movimento». Infine il rieletto Mauro Febbo, Forza Italia, ha attaccato il dg dell'ente, Vicenzo Rivera: «Non poteva rivestire né il ruolo di dirigente né tantomeno quello di direttore e, quindi, non deve esitare un minuto in più a lasciare. Rivera è incompatibile e non aveva nessun requisito per essere nominato direttore del Dipartimento della Presidenza».

Il presidente e i sindaci di Legnini Alessandrini: «Ora deve spiegare»

PESCARA Tra le prime dichiarazioni a caldo rilasciate da Marco Marsilio la notte del 10 febbraio, quando il risultato delle regionali era ormai acquisito, ce n'è una che ha assunto il tono di un avvertimento nei confronti del 162 sindaci che hanno sottoscritto l'appello per la candidatura di Giovanni Legnini: «Quelli in scadenza si preparino a fare le valigie perché l'area è cambiata», aveva detto il neo governatore tra le bollicine della festa e gli abbracci affettuosi di Giorgia Meloni. Messaggio interpretato come dato politico: le amministrazioni di centrosinistra hanno i mesi contati. Ma anche come una velata minaccia di rappresaglia del nuovo governo regionale di centrodestra contro quei 162 Comuni che avevano giurato fedeltà a Legnini. Territori la cui sopravvivenza (come quella degli altri 143 Comuni abruzzesi) è legata alle risorse erogate dalla Regione per il mantenimento di servizi essenziali, come la sanità e i trasporti. E a tutte le altre destinate a risolvere le questioni annose della costa e delle zone interne: dal rischio idrogeologico all'erosione, dalla viabilità alla tutela ambientale, dalla ricostruzione allo spopolamento.
IMPRUDENZA
Parole ritenute imprudenti negli stessi ambienti di centrodestra, perché nelle assemblee elettive siedono anche i consiglieri di opposizione che, proprio grazie alla vittoria del centrodestra in Regione, speravano di ottenere qualcosa di buono per il proprio territorio, passando all'incasso. Ora è il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, a chiedere a Marsilio di chiarire il senso della sua affermazione, facendosi in qualche modo interprete del sentimento dei colleghi: «L'autonomia delle comunità locali - spiega - deve essere rispettata dal governo regionale, sia in termini di condotta politica che nel tenore delle dichiarazioni: questione di forma, di sostanza e di relazioni tra livelli istituzionali. Una conseguenza semplice del fatto - sottolinea Alessandrini - che il presidente di Regione una volta eletto è il presidente di tutti e dovrebbe rappresentare per questo tutte le istituzioni».
Parole pronunciate a caldo, senza la mediazione di una opportuna riflessione? «L'ebrezza della vittoria - osserva ancora il sindaco di Pescara - non può giustificare una risposta tale, che riduce a disfide da bar il dialogo politico. Un dialogo che fra istituzioni deve volare alto». E qui iniziano gli interrogativi sulla reale interpretazione della frase del presidente della Regione. «Cosa ha voluto dire Marsilio - si chiede Alessandrini - ai 162 sindaci che hanno sostenuto il generoso sforzo di Giovanni Legnini? Che i Comuni dove governano sindaci di centrosinistra valgono di meno? Che il dissenso non va gestito ma eliminato, come accadeva in tempi bui della nostra storia? Che il vento travolge anche chi non la pensa come la nuova maggioranza pro tempore, in un momento in cui i cambiamenti arrivano velocemente a hanno vita breve? Basti pensare - osserva ancora il sindaco di Pescara - alla parabola del Movimento 5 stelle in Abruzzo». Da qui l'invito a Marsilio di un chiarimento pubblico delle sue parole: «Chiarisca il senso di quelle affermazioni, non consone a un presidente di Regione. I sindaci che hanno sostenuto la candidatura di Legnini hanno un chiaro alfabeto democratico e sono consapevoli che una volta chiusa la competizione elettorale, i principi della nostra democrazia impongono il riconoscimento dei ruoli istituzionali a tutti, perché ciascuno di noi rappresenta un pezzo della comunità abruzzese che lui amministra - continua Alessandrini - e che non può essere messa all'indice dagli attacchi e dalle velate minacce espresse nelle prime dichiarazioni ufficiali rese dal presidente della Regione».
CODA
Una coda della campagna elettorale che lascia ancora qualche duello aperto sul campo. «Ma ora - è l'ultima riflessione del sindaco di Pescara - il tempo della propaganda è finito . Invitiamo il neo presidente a lavorare per la nostra regione, di cui in campagna elettorale ha sostenuto di sentirsi parte. Lo faccia rispettando l'Abruzzo e le sue culture politiche. E se io e gli altri sindaci saremo costretti a fare le valigie, di certo non sarà per il suo anatema ma per un valore altissimo che si chiama democrazia».

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