In Comune torna l'incubo del default. A far risuonare il campanello d'allarme sulla tenuta finanziaria dell'ente sono gli effetti del combinato disposto della nuova legge di bilancio, che impone destinare gli avanzi di amministrazione solo ed esclusivamente alla riduzione del debito, e della sentenza della Suprema Corte che nei giorni scorsi ha dichiarato incostituzionale la norma che ha consentito ai Comuni che si erano trovati in condizioni di predissesto finanziario di spalmare il debito in un piano di rientro trentennale. Scelta che l'amministrazione Alessandrini ha adottato per fronteggiare un risanamento da 54 milioni di euro: il rimborso prevede il versamento di 2,7 milioni all'anno per dieci anni e poi 1,9 milioni nei successivi vent'anni. La procedura ha salvato il Comune dal default ed è stata presa ad esempio di buone prassi a livello nazionale grazie alle soluzioni indicate dal dirigente Guido Dezio, oggi diventato direttore generale dell'ente, e dal collega Andrea Ruggieri.
STOP AI LAVORI
La prima e più temuta conseguenza è la perdita del tesoretto accumulato per la manutenzione di strade, verde e infrastrutture: «Parliamo di circa 6 milioni e mezzo che, in conseguenza della nuova legge di bilancio, si riducono a 2,7. Non è finita perché andranno poi detratte le somme accantonate e vincolate per cui di fatto il gruzzolo si azzera» ha spiegato l'assessore al bilancio Marco Presutti. Si teme un effetto devastante sulla qualità della vita dei pescaresi e questo spiega la preoccupazione di esponenti di centrosinistra ma anche di centrodestra e cinquestelle: chiunque vada al governo della città alle prossime elezioni dovrà superare questo durissimo scoglio.
VERTENZA NAZIONALE
Gli uffici finanziari del Comune sono già al lavoro per trovare una via d'uscita ed è stata avviata una fitta corrispondenza con ministeri e Anci-Ifel per dirimere la spinosa questione. L'aspetto più clamoroso e sorprendente è che questa nuova legge di bilancio - grazie al comma 899 - si applica agli enti locali quali Comune e Provincia, ma non alla Regione che pure sugli stessi presupposti ha varato la norma Salva Abruzzo. L'amministrazione comunale di Pescara teme di vedere vanificati i frutti della propria condotta virtuosa portata avanti dal 2014 ad oggi e che ha consentito di risanare i conti di Palazzo di città. «Un rischio default cominciato non per nostra imperizia ma per il blocco dei trasferimenti dallo Stato - ha evidenziato ancora Marco Presutti -. Urge aprire una vertenza nazionale che spero veda il coinvolgimento di un ampio schieramento politico».
LA SENTENZA E LA SPERANZA
L'altra tegola sui conti comunali, come detto, è arrivata in conseguenza della sentenza della Corte costituzionale avverso il piano trentennale per il rientro del debito: «E' stato bocciato l'articolo che chiama in causa gli enti locali che hanno presentato un piano di riequilibrio o che per quello hanno ottenuto l'autorizzazione» hanno spiegato in Comune. Quando venerdì sera è arrivata la notizia, a Palazzo di città gli effetti sono apparsi subito chiari nella loro drammaticità. «Senza correzioni autorizzate dallo Stato, andremo in default - è il commento dell'assessore al bilancio -. Il cittadino diventa vittima due volte: perché perde i servizi a causa dei tagli inevitabili sugli investimenti e sulle manutenzioni, e viene chiamato a sborsare forse più tasse per risanare il debito in tempi più stretti. Di certo si pone la necessità di tornare in consiglio comunale per discuterne» ha concluso Presutti, pronto a giocarsi un'ultima carta con Dezio e Ruggieri: è infatti sperabile che la norma bocciata dalla Corte Suprema non sia la stessa utilizzata dal Comune di Pescara, bensì quella sfruttata poi da altre città a seguire. La risposta si avrà solo con una lettura più approfondita delle carte.