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Pescara, 23/11/2024
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Data: 20/02/2019
Testata giornalistica: Mapero'
La rabbia pentastellata

Un apriti cielo. Basta leggere i commenti: la base grillina abruzzese ha reagito con insulti, insulti pesanti e tanta delusione, alla decisione di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Mal di pancia è dire poco: la reazione esplode in un attimo, sotto i post dei parlamentari e del sottosegretario Gianluca Vacca che un attimo dopo la chiusura del voto, lunedì sera, dà conto dell’esito delle consultazioni sulla piattaforma Rousseau.

E se già qualche giorno fa, dopo le regionali del 10 febbraio, i mal di pancia si erano fatti sentire quando i vertici pentastellati alla richiesta di dimissioni di Sara Marcozzi e della classe dirigente abruzzese avevano risposto con una foto in posa tutti sorridenti tutti felici tutti compatti, autoassolvendosi da soli, lunedì sera si è celebrato un cataclisma. I commenti più duri sono stati cancellati ma tutti gli altri sono rimasti: non ce n’era uno, uno solo che lodasse il risultato.

Volete salvare le vostre poltrone, cosa non fareste per lo stipendio, ci avete tradito, ma quale onestà, vergognatevi: sono solo alcuni dei commenti apparsi in queste ultime ore. Tanti, tantissimi hanno annunciato che non voteranno più 5 stelle, altri hanno cancellato la propria iscrizione. Ecco qualche esempio.

“Serafino Bucciarelli: Rimarrete soli con il vostro piccolo “zoccolo duro” di iscritti. Il mio voto lo avete perso ma questa è ben poca cosa in confronto al danno che avete fatto al movimento e a tutto il paese. Grande delusione!”

Luca Valleriani: Sei felice che avrai la poltrona ben attaccata al …. per altri quattro anni, vero?

E via di questo passo.

C’è qualche altro parlamentare che invece reagisce con l’ironia, autoironia tagliente: “Questa serata si annuncia divertente”, scrive Andrea Colletti a corredo di un post satirico “Chissà che avranno combinato gli hacker su Rousseau: alla fine è uscito l’arresto dei genitori di Renzi”. E un altro un po’ più hard, in cui si vede una donna che chiede al compagno di andare a letto con lei e invece lui, attaccato al computer risponde “Non posso, sono iniziati i commenti”.
Il post scelto da Colletti per commentare il voto su Rousseau

Ma l’ironia non li salverà. La base è così delusa che ha poca voglia di ridere. Sul web impazzano i post del 2014 in cui Luigi Di Maio criticava il Pd per aver confermato l’immunità parlamentare per deputati e senatori. Insomma, un delirio.
Il post di Di Maio del 2014

E non si ferma, anzi prende ancora più slancio dopo il voto degli iscritti pentastellati che hanno scelto di salvare Matteo Salvini dal processo sul caso Diciotti (a favore dell’immunità per il ministro dell’Interno si sono espressi 30.948 utenti (59,05%), mentre 21.469 (40,95%) hanno detto di essere contrari), l’invito all’analisi del voto e alle dimissioni della classe dirigente abruzzese per il flop alle Regionali.

No, Sara Marcozzi non può essere colpevole, ha ribadito il sottosegretario Gianluca Vacca a tutti i giornali. Ma certo qualcosa è andato storto se i grillini che in Abruzzo hanno fatto una marcia trionfale per tutto il tempo della campagna elettorale, sicuri di conquistare la Regione, si ritrovano ora con un pugno di mosche in mano (i seggi in più sono stati determinati solo dagli arzigogoli della legge elettorale). E allora, cosa?

La famosa foto scattata dopo la riunione convocata per l’analisi del voto con la richiesta di dimissioni di tantissimi attivisti, irrita ancora di più la base. I vertici che assolvono se stessi. E allora parte il refrain.

Chi ha sbagliato e perché. L’immagine simbolo di una campagna elettorale tambureggiante ma eccessiva nei toni e negli argomenti usati, con Alessandro Di Battista che ripete come un mantra ciò che già avevano detto la Marcozzi e Di Maio sulla distanza Roma-Pescara (160 chilometri in sei ore e mezza), fa il giro dei social già da qualche giorno prima che si aprano le urne. Grazie a uno spezzone di video rilanciato da Propaganda live (guardalo qui sotto) in cui si vede il gruppetto formato da Di Battista, la Marcozzi e Di Maio alla stazione di Pescara che chiede al bigliettaio quale sia il primo treno per Roma, sul genere Amici miei. A quell’ora c’è solo una possibilità, risponde l’impiegato a Di Battista che come un adolescente presenta Giggino dicendo “è il vice premier”: andare a Sulmona, cambiare e poi cambiare ancora ad Avezzano. Due cambi che per Di Battista & c. diventano tre per un totale di sei ore e mezzo di viaggio. Poi per fortuna qualcuno chiede se è l’unica possibilità e il bigliettaio pazientemente ricorda che ci sono i diretti che impiegano 3 ore circa. Spiazzati. “Ma quanto dista Roma da Pescara” chiede allora il Dibba sperando di riguadagnare terreno. Risponde la candidata presidente: 160 chilometri.

Adesso: quel video è emblematico dell’arrotondamento da avanspettacolo usato per raccontare un problema come quello del collegamento Pescara-Roma. E’ vero che il treno impiega tanto, ma non impiega certo sei ore ma tre ore e un quarto. Detto da chi vuole guidare la Regione fa un brutto effetto: gli abruzzesi non sono scemi. E soprattutto Roma è a 250 chilometri di distanza non a 160, come dice la Marcozzi. Un’altra omissione colpevole è che c’è l’autostrada e che ci sono anche comodissimi bus che impiegano due ore: insomma l’Abruzzo non è una regione isolata. La presa per i fondelli che fa Propaganda live del gruppetto ferroviario capitanato da Di Battista è impietosa: alla fine Diego Bianchi riesce a calcolare quanti voti abbiano perso a chilometro e alle risate, i grillini che hanno visto la trasmissione e il video, hanno dovuto mescolare lacrime amare, anche quelli che si bevono tutto ma le sei ore per andare a Roma proprio no. E’ una bugia.

Insomma, il clima si è fatto pesantissimo. E inutilmente un altro parlamentare, come molti d’altronde, hanno tentato di deviare l’attenzione dal voto su Rousseau, postando la notizia degli arresti domiciliari ai genitori di Renzi, arrivati ieri sera con una inspiegabile coincidenza quasi nello stesso istante dei risultati pentastellati, inutile proprio: sotto il post di Gianluca Castaldi, parlamentare vastese, sotto la foto di mamma e papà Renzi, piovono insulti: non per il Pd miracolosamente, ma per loro, i grillini. Uno per tutti: Anna Fabbri: “Vergognatevi per quello che avete fatto OGGI…VENDUTI A SALVINI per tenervi la poltrona…parla di questo piuttosto…….”

No, non parlano di questo. Luigi Di Maio è addirittura orgoglioso. La Marcozzi non dice mezza parola e il suo profilo Facebook è fermo al 16 febbraio: con la foto sua in primo piano e dietro tutti il vertice Pd sorridente. E compatto.

ps: Sotto però non c’è quasi più niente.



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