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Data: 24/02/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nuovo Consiglio c’è la conferma di tutti gli eletti. La Corte d’appello convalida i risultati diffusi dal Ministero. Salvi i seggi ancora in discussione di Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri

L'AQUILA L'undicesima legislatura regionale è ormai ai nastri di partenza. Ieri, alle 12.40, è arrivata l'ufficialità degli eletti, senza sorprese. Il verbale di proclamazione è stato trasmesso agli uffici del Consiglio regionale dai funzionari della Corte d'Appello dell'Aquila. Il passaggio di consegne tra il presidente vicario, Giovanni Lolli e il neo governatore, Marco Marsilio, è fissato per domani, alle 11, a Palazzo Silone. Come simbolo della continuità amministrativa alla guida della massima istituzione regionale, sarà una targa d'argento - con incisi i nomi dei 18 Presidenti che dal 1970 ad oggi si sono succeduti alla guida della Regione Abruzzo - che passerà dalle mani di Lolli in quelle di Marsilio.
I funzionari hanno dovuto ottemperare anche ad un altro adempimento: la lettera di fine lavoro per circa 90 collaboratori nei vari gruppi consiliari, i portaborse, di cui una ventina dipendenti del Consiglio regionale a chiamata diretta fino alla fine della legislatura, e il restante numero assunti con contratti interinali dagli stessi gruppi politici. Il centrosinistra si riunirà domani per valutare l'atto di proclamazione e un possibile ricorso. Come sottolinea il neo consigliere regionale, l'ex vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, sarà valutata anche la l'ipotesi di presentare ricorso sulla questione seggi: cinque al centrosinistra, con il 31% ottenuto, e sette al Movimento Cinque Stelle, con il 20%. Ufficializzata anche la composizione del Consiglio, che ricalca fedelmente lo scenario già prospettato da Viminale e Regione al termine dello spoglio dell'11 febbraio.
COMPOSIZIONE
L'assise sarà composta da 31 consiglieri, 18 della maggioranza di centrodestra, 13 delle minoranze: Marsilio, Legnini e 29 consiglieri tra cui Sara Marcozzi, candidata del M5s alla presidenza, giunta terza ed eletta come candidata nella lista provinciale di Chieti. Per la maggioranza 10 seggi vanno alla Lega, 3 a Forza Italia, 2 a Fratelli d'Italia, uno ad Azione politica, uno a Udc-Dc-Idea. Alla minoranza spettano 13 seggi: 7 ai Cinque Stelle e 5 al centrosinistra di cui 3 al Pd, uno alla lista Legnini presidente, uno lista Abruzzo in Comune-Regione Facile.
L'ufficialità ha dunque spezzato le speranze di Emilio Iampieri (Fi), che nei giorni scorsi aveva sostenuto la possibilità di un suo ingresso a scapito di Mauro Febbo (Chieti), ma, come è parso subito chiaro dai conteggi, il recupero in termini numerici presupponeva macroscopici errori poi non riscontrati.
NOMI
La maggioranza, capeggiata dal presidente Marco Marsilio, è dunque così composta: per la Lega Nicola Campitelli, Manuele Marcovecchio, Sabrina Bocchino, Emanuele Imprudente, Angelo Simone Angelosante, Vincenzo D'Incecco, Nicoletta Verì, Pietro Quaresimale, Emiliano Di Matteo, Antonio Di Gianvittorio; per Forza Italia Mauro Febbo, Lorenzo Sospiri, Umberto D'Annuntiis; per Fratelli d'Italia Guido Quintino Liris e Guerino Testa; Per Udc-Dc-Idea Marianna Scoccia e per Azione Politica Roberto Santangelo. La minoranza avrà, insieme a Legnini, 3 democrat (Silvio Paolucci, Antonio Blasioli, Dino Pepe), Americo Di Benedetto di Legnini presidente, Sandro Mariani per Abruzzo in Comune-Regione Facile. Ci saranno poi i sette grillini: Sara Marcozzi, Pietro Smargiassi, Francesco Taglieri Sclocchi, Domenico Pettinari, Barbara Stella, Giorgio Fedele, Marco Cipolletti.
IL GOVERNO
Da domani ogni giorno sarà buono per la formazione del nuovo esecutivo. Il weekend sarà l'ultimo momento di riflessione dopo le tensioni del primo faccia a faccia tra partiti, culminato con l'abbandono del tavolo da parte del coordinatore di Forza Italia, Nazario Pagano, che chiede due assessorati contro la sola posizione offerta dagli alleati. Marsilio dovrà tentare la mediazione, mentre dalla Lega si attende il segnale di Salvini: il Carroccio vorrebbe cinque posizioni (compresa la presidenza del Consiglio), ma dal summit è emersa una controproposta di tre più la vice presidenza dell'assise. Un passo indietro, insomma, che pare non convincere affatto i salviniani.

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