L'AQUILAPassa per tre sì il futuro di Giovanni Legnini: sì al ricorso contro le legge elettorale, sì al modello Abruzzo alternativo al sovranismo e populismo e sì alla sua permanenza in consiglio regionale. Il capo dell'opposizione lo spiega in questa intervista al Centro.Che cosa ha deciso nella prima riunione con i cinque consiglieri eletti?«In coerenza con i risultati elettorali, daremo vita a tre gruppi sulla base della lista di appartenenza: Pd, Legnini presidente e Abruzzo in comune, rispettivamente con tre, due e un consigliere».Nel suo sarete in due: lei e Chicco Di Benedetto?«Sì. Abbiamo inoltre esaminato la possibilità prevista dal regolamento di costituire nelle prossime settimane la federazione tra i gruppi per meglio organizzare la partecipazione nelle commissioni».C'è anche l'accordo sui ruoli? Chi saranno il capogruppo, il presidente della commissione vigilanza e il vice presidente del consiglio?«Abbiamo discusso soltanto della volontà che ci accomuna di ricercare un'intesa con l'altra minoranza, quella del M5s, e con la maggioranza per far sì che i ruoli istituzionali che spettano alle opposizioni siano attribuiti con equità e senza accordi sottobanco. Assumerò un'iniziativa in tal senso. Per il resto, non si è discusso dei ruoli di ciascuno. Unica eccezione il mio: non chiederò nessun incarico poiché il mio unico obiettivo è quello di esercitare la rappresentanza politica attribuitami dai cittadini».Ci sarà il ricorso contro la legge elettorale abruzzese che ha attribuito un eccessivo numero di consiglieri al M5S?«Gli effetti paradossali della legge elettorale vigente sono evidenti. Alle nostre liste che rappresentano quasi il 32% degli elettori sono stati attribuiti 5 consiglieri, la mia elezione è fuori computo, mentre alla lista che ha avuto circa il 20% sono stati attribuiti 7 consiglieri. Una sorta di premio di minoranza per chi prende meno voti. Si tratta di una distorsione frutto di una legge malfatta e noi, per rispetto della volontà degli elettori, non possiamo non far valere il rispetto dei principi costituzionali di rappresentatività e di uguaglianza del voto».Chi lo farà?«Legittimati a fare ricorso non siamo noi consiglieri eletti, ma sono i consiglieri che avrebbero avuto diritto a essere eletti ove vi fosse stata un'equa ripartizione proporzionale, quindi i primi dei non eletti. La loro individuazione è frutto di un calcolo complesso che spetta agli uffici preposti fare».E a chi va fatto il ricorso?«Va proposto al Tar e sono legittimati a farlo, oltre ai primi dei non eletti, anche i cittadini elettori. L'ultima parola, dunque, spetta a loro. Ciò che appare assai probabile è che sarà necessario porre una questione di costituzionalità della norma regionale».Porterà avanti il progetto politico, ampio e civico, che le ha permesso di raggiungere il risultato di quasi il 32%?«Assolutamente sì. Porteremo avanti il progetto e non arretreremo. Ho già rivolto alle liste e ai candidati un invito a proseguire nel progetto politico intrapreso che, come tutti sanno, ha suscitato molto interesse anche a livello nazionale. La condivisione è larga e nelle prossime settimane decideremo come andare avanti. La nostra idea di alleanza civica tra progressisti, cattolici e liberali, che a Roma viene variamente denominata, è quella che può consentire di costruire in tempi brevi un'alternativa al sovranismo e al populismo. Il Pd da solo o con il centrosinistra classico non basta più».La conferma è arrivata dalla Sardegna. Il nuovo ampio soggetto politico parte da Legnini e Zedda?«È così. In Sardegna si è fatta un'operazione analoga e in più lì vige il voto disgiunto che consentiva di votare Zedda e anche una lista di una coalizione diversa. Da noi questo non era possibile ma in entrambi i casi siamo in presenza di un cambiamento politico di enorme portata. Le caratteristiche che accomunano queste due esperienze sono che a contendere la sfida di governo, risoltasi a vantaggio del centrodestra, non è più il M5s, la cui crisi è sempre più vistosa, ma una coalizione di centrosinistra e civica larga e aperta a nuovi movimenti e culture».Resterà fuori dal Pd mantenendo una posizione laica e indipendente?«Certo. Non sono iscritto e non partecipo ormai da quasi cinque anni al dibattito interno del Partito democratico. Naturalmente, come ogni cittadino o esponente politico che si riconosce nella necessità di promuovere un'alternativa, sono interessato alle vicende e all'evoluzione del Pd, poiché esse sono destinate ad influire in modo rilevante sul futuro della coalizione».Andrà a votare alle primarie del Pd e chi voterà tra Zingaretti, Giachetti e Martina?«Trattandosi di primarie aperte a tutti i cittadini, spero che in tanti parteciperanno. È ciò nell'interesse della democrazia italiana poiché un'opposizione in salute fa bene al Paese. Io ci andrò. Ho rapporti di stima e di amicizia con tutti e tre i candidati ma voterò Zingaretti perché la sua proposta è, a mio parere, quella che esprime maggiore forza di cambiamento».Vedrà le europee da spettatore?«Penso che le elezioni europee saranno decisive per il futuro dell'Europa e per le vicende politiche nazionali e sono molto interessato a vedere se l'idea di una nuova coalizione prenderà piede e avrà come mi auguro successo. Non penso proprio di candidarmi, ho appena concluso una campagna elettorale entusiasmante ma faticosa».Che cosa avrebbe voluto fare di più?«Sia io che i candidati avremmo avuto bisogno di più tempo per raggiungere tutti i cittadini abruzzesi. La formazione delle liste e del programma fino al 10 gennaio, ci hanno lasciato poco più di tre settimane per una campagna elettorale invernale, molto bella e che ha risvegliato la voglia di partecipazione. Ma è stata breve e la gran parte dei candidati era alla prima esperienza e per il loro impegno e coraggio non smetterò mai di ringraziarli».Che tipo di opposizione farà nei prossimi cinque anni?«Difenderemo i diritti dei cittadini abruzzesi e gli interessi della nostra regione all'Aquila, a Roma e a Bruxelles. Sarà un'opposizione leale ma intransigente, frutto di ascolto e rivolta ai cittadini, alle imprese e agli enti locali e molto poco al Palazzo».