ROMA Per il settore delle costruzioni il 2018 è andato peggio del previsto (-3,2% di investimenti nelle opere pubbliche), nel 2019 non ci sarà la crescita in cui tanto si sperava (ma solo un +1,1%) e il 2020 rischia di diventare il peggiore per la caduta dell'intero comparto. I dati dell'Ance non lasciano scampo e il grido di dolore delle imprese dell'edilizia - piegate da 11 anni di crisi in cui si sono persi 69 miliardi di investimenti, 620mila posti di lavoro e hanno chiuso oltre 120mila aziende - non si arresta e arriva fino alle orecchie del governo che comincia a mandare delle risposte, almeno a parole. La crisi dell'edilizia e le sue possibili soluzioni, sono state infatti oggetto di un dialogo a distanza tra il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini e il responsabile delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli. Dalla Sardegna, il leader leghista ha annunciato di aver consegnato direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, una proposta di decreto urgente per sbloccare i cantieri delle opere ferme anche da vent'anni, dimezzando i tempi della burocrazia perché «se non riparte l'edilizia questo Paese resta fermo». Da Roma, il ministro Toninelli ha risposto ricordando che questo governo ha già sbloccato diverse opere importanti «che erano ferme o stentavano ad andare avanti quando siamo arrivati», citando ad esempio i cantieri Cmc in Sicilia, la Quadrilatero Marche-Umbria e la Sassari-Alghero. L'iniziativa del collega Salvini? «Rappresenta certamente un contribuito che sarà valutato» assicura Toninelli aggiungendo che la sua proposta andrà a integrare «l'importante lavoro già fatto sia a livello del mio ministero che con i parlamentari di M5S e Lega». Le imprese dell'edilizia, intanto, chiedono di passare dagli annunci ai fatti e soprattutto di farlo in fretta. «Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la macchina pubblica non funziona più», ha avvertito il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, lanciando l'idea di mettere in piedi una vera e propria «commissione costituente» composta da esperti di alto profilo morale e professionale che «con grande senso di responsabilità si mettano subito al lavoro per ridisegnare l'organizzazione del processo decisionale dello Stato». L'Ance aspetta, quindi - auspicando una certa rapidità - di incontrare il presidente Conte e si dichiara pronta a mobilitarsi per sbloccare le opere pubbliche. «Abbiamo in programma una sorta di 'guerriglia urbana civilè perché è ora di dire basta al blocco degli investimenti sulle opere pubbliche e al peso ormai insostenibile della burocrazia», ha avvertito Buia. A sostenere la causa degli imprenditori edili arriva anche il Centro studi di Confindustria che calcola in più dell'1% l'effetto crescita che la riapertura dei cantieri potrebbe avere sul Pil nei prossimi tre anni, con un aumento molto limitato del deficit. Un forte impatto espansivo che per il Csc ricadrebbe sulle costruzioni e su diversi altri settori.