PESCARA La ricetta della Cgil è quella di premiare le aziende che investono sulla sicurezza. Quello degli infortuni sul lavoro era e resta un problema drammatico, un tema che puntualmente si ripresenta in ogni statistica fornita dall'Inail, l'istituto pubblico nazionale cui sono assegnate le maggiori competenze su questa emergenza.A rilanciare il dramma degli infortuni sul lavoro è Franco Spina, segretario regionale della Cgil Abruzzo Molise, che parte dal bilancio che l'Inail ha reso pubblico sull'anno da poco finito, il 2018. Numeri che riportano una realtà difficile, visto che in Abruzzo i dati evidenziano una situazione contraddittoria e confermano in generale un'emergenza ancora lontana dall'essere risolta. «In Abruzzo», spiega Spina, «l'Inail ha evidenziato una riduzione degli infortuni, che passano da 14.299 a 13.837 (-3,24%), con un calo significativo per quelli sul lavoro. E tuttavia», sottolinea, «va evidenziato che la riduzione si concentra in settori specifici e non è uniforme nei vari comparti economici. In particolare, se sul versante dei settori artigianali e del terziario si registra una diminuzione, è nel comparto industriale che gli infortuni dichiarati sono al contrario aumentati: dai 2.719 del 2017 ai 2.886 dell'anno scorso».Sono dati che quindi non possono non allarmare. «Tali che», continua il segretario Abruzzo-Molise della Cgil, «per noi il tema della prevenzione degli infortuni resta una priorità nell'azione sindacale. Lo è perché sono ancora migliaia i lavoratori abruzzesi che ogni giorno subiscono danni e molti quelli che perdono la vita. Spesso sono lavoratori precari, carenti di formazione, oppure lavoratori che quotidianamente operano in ambienti e condizioni difficili, in appalto o subappalto».La Cgil va alla radice del problema: «Il fatto è che l'indebolimento costante portato avanti nei confronti di chi dovrebbe vigilare sul rispetto delle regole e dei cantieri, ha ulteriormente minato il sistema di prevenzione e repressione nei confronti di chi non rispetta le leggi. Servono politiche serie anche regionali», conclude Spina, lanciando proposte fattibili, «bisogna potenziare i controlli e operare massicciamente sul versante della formazione dei lavoratori e dell'informazione». La parola chiave è la prevenzione di cui però: «Manca ancora una vera cultura perché la sicurezza nei luoghi di lavoro viene spesso considerata solo un costo. Per invertire la rotta», è la riflessione finale del sindacalista, «serve ben altro, ad esempio pretendere il rispetto delle norme che pur ci sono e costruire un sistema che premi quelle aziende che investono in sicurezza e prevenzione, evitando in tal modo una concorrenza sleale troppo spesso giocata sulla pelle dei lavoratori».