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Pescara, 23/11/2024
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Data: 03/03/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tav, muro 5Stelle. E Casaleggio evoca la crisi di governo. Il capo di Rousseau: «L’esecutivo cade? Non credo, però...» Poi in serata si corregge. Salvini: «Stiamo lavorando per trovare un’intesa». Entro l’11 la decisione sui bandi

ROMA A pochi giorni dal verdetto sulla Tav annunciato da Danilo Toninelli, il governo continua ad annaspare alla ricerca di uno sbocco che pare impossibile. Il copione è quello di sempre. Di qua i gialli, di là i verdi. In mezzo un binario dalla destinazione ancora sconosciuta. Tanto che da Bari, a margine del Rousseau City Lab, anche Davide Casaleggio evoca lo spettro della crisi nel momento stesso in cui sembra scacciarlo. «Non credo, però...», risponde sibillino il guru a Cinque Stelle, a chi gli chiede lumi su una possibile rottura con il Carroccio sulla Torino-Lione. Anche se poi il patron di Rousseau si corregge e aggiunge prudente che «non sta a me dirlo», ma fatto sta che anche lui, dopo il veemente stop di Beppe Grillo a Torino («La Tav è morta»), tiene a sgombrare la metà campo stellata dal polverone di possibili aperture filtrate e poi smentite venerdì da palazzo Chigi.
Matteo Salvini resta prudente: «Stiamo lavorando per trovare un'intesa», assicura. Il punto, però, è che l'11 marzo il Cda di Telt dovrà sapere se avviare i bandi di gara per la realizzazione del tunnel, pena la perdita di 300 milioni di finanziamenti europei.
I TEMPI
Occorre decidere e farlo in fretta. Nonostante il ministro Toninelli pensi si tratti di una scelta reversibile nei prossimi otto mesi. Una convinzione che accende l'ilarità di Silvio Berlusconi. «Ma come, dai il via a delle spese nell'Europa e poi tra qualche mese dici tolgo questo via... Ma dove vivi, sei scemo?», è il siparietto allestito a Potenza contro il titolare del Mit. Che finisce infilzato anche dal Pd, pronto a portare in aula una mozione di sfiducia.
Per il resto la giornata scorre via nel solco di quelle precedenti: la Lega che prova a spegnere l'incendio, e il M5s che prova a sgusciare via dal fuoco amico e smentisce seccamente una possibile virata sul sì alla Tav. «I sondaggi che abbiamo visionato noi a febbraio danno i due terzi degli elettori del M5s contrari al Tav», puntualizza la war room grillina. «La prossima settimana ci sarà una sintesi finale, questa maggioranza l'ha sempre trovata. La Lega ci tiene molto e sono fiduciosa», insiste tuttavia il ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno all'Intervista di Mario Latella su Sky Tg24. Ma da Bari le risponde a distanza la collega Barbara Lezzi. «L'abbiamo già detto, la Tav è un'opera assolutamente inutile, che trasporta merci ma che purtroppo ha un impatto negativo sui nostri conti», replica il ministro del Mezzogiorno.
GLI APPELLI
E sembrano finire nel vuoto anche gli appelli lanciati dai due viceministri leghisti Rixi e Garavaglia, che avevano indicato in una mini-Tav (per l'ex Ad di Ferrovie Renato Mazzoncini un'«assurdità totale») il possibile punto di caduta. A chiudere la porta è in questo il caso il sottosegretario grillino agli Affari regionali, Stefano Buffagni. «Se oggi qualcuno ha questa idea geniale tuona da Rozzano - allora vuol dire che hanno avallato sprechi di soldi in tutte le opere e questo è un motivo in più per non sbagliare e rimanere fedeli alla nostra linea». Vicino a Casaleggio jr, Buffagni non risparmia uno strale neppure al ministro Tria apertamente schierato a favore della Tav. «Parla da libero cittadino», è il fulmine del sottosegretario a Cinque Stelle.
LE TENSIONI
Ma a stretto giro, arriva la replica dal Nord, firmata Luca Zaia. «Certo che perdere i finanziamenti o avere uno stop a livello internazionale su questa partita della Tav significa tagliar fuori l'Italia da tutto», ammonisce il governatore veneto. Né per il collega piemontese Chiamparino, si può pensare a un mini-progetto alternativo: «Vuol dire solo spostare di due o tre anni in avanti i lavori, e questo non cambia la sostanza». La sostanza si traduce in denaro contante: i costi del no alla Tav, tra penali e fondi perduti, potrebbero sfiorare i 4 miliardi. Per un Paese piombato nella recessione, un lusso sempre più difficile da potersi permettere.

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