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Data: 03/03/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte, offerta ai due vicepremier: ok ai bandi, poi ridiscutere l'opera

ROMA Un'altra settimana di passione per la Tav e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'ennesima, ma forse in qualche modo decisiva visto che entro lunedì 11 andrebbe dato il via al consorzio Telt di fa partire le prime gare d'appalto.
Stavolta a mettere sul piatto la possibilità che salti tutto non è la Lega che sulla Tav tace da un paio di giorni. Tocca a Davide Casaleggio - al netto della correzione serale alla dichiarazione mattutina - non escludere la crisi di governo a conferma di quanto sia delicato il momento per i grillini. Con i sondaggi che danno il M5S in caduta libera, e Silvio Berlusconi che profetizza un Movimento che alla Europee dovrebbe andare sotto la fatidica soglia del 20%, anche Salvini sa che c'è poco da scherzare. Il M5S cerca, attraverso la Tav, di invertire la parabola che li dà in continua discesa. La Lega non intende fare la campagna elettorale, in Piemonte e per le europee, senza la Tav e con gli alleati di centrodestra - FI e FdI - pronti al fuoco amico.
LA SFIDA
A palazzo Chigi ci si muove con cautela pronti a smentire la qualsiasi pur di tenere fuori il premier dalla contesa o dare l'impressione di una decisione già presa.
Negare il sondaggio, che pure circola, favorevole alla Tav degli elettori M5S, smentire l'ottimismo del ministro dell'Economia Giovanni Tria o la fosca previsione di Casaleggio, rientra nel tentativo di smorzare la tensione cercando di non dare nulla per deciso per evitare che alla fine ci sia uno sconfitto e un vincitore. Dal vertice delle frappe di mercoledì notte (Conte, Di Maio e Salvini), la pratica è tutta nelle mani del presidente del Consiglio. Dopo due giorni di silenzio, ieri Salvini è tornato a rilanciare l'opera proponendo un contenimento dei lavori che non soddisfa i no Tav. Anche se il leader del Carroccio non ne fa cenno nell'intervista al Tg1, resta l'opzione referendum da tenersi in concomitanza delle elezioni europee.
Un pressing che alimenta il nervosismo nella maggioranza e spinge molti esponenti grillini, anche di governo, a dichiararsi contro la Torino Lione.
A metà settimana, probabilmente dopo il viaggio a Belgrado di mercoledì del presidente del Consiglio, potrebbe tenersi il vertice decisivo a palazzo Chigi. Con il contratto di governo in mano, Conte proporrà una soluzione in grado di rappresentare per M5S e Lega una sorta di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. In assenza di proposte alternative da parte di Toninelli - contestato nel M5S per la conduzione del ministero - l'idea resta sempre quella di far partire i bandi di Telt confidando che per la legislazione francese sarebbero revocabili. Un modo per rimandare la questione a dopo le elezioni di fine maggio. Una soluzione che potrebbe rappresentare un compromesso per il M5S, anche se nel Movimento sono forti i dubbi sulla possibilità che avrebbe il governo di tirarsi indietro dopo la pubblicazione dei bandi.
Il problema con il quale deve però fare i conti Di Maio, e soprattutto i parlamentari grillini piemontesi, è l'impossibilità per il governo di chiudere definitivamente la faccenda, visto che - oltre agli impegni presi - in Parlamento non c'è una maggioranza per cambiare la legge obiettivo e seppellire la Torino-Lione come vorrebbe il senatore Airola. Ma soprattutto i Cinquestelle devono misurarsi con il contratto di governo che non prevede la cancellazione dell'opera - come invece diceva la prima bozza - ma l'impegno a «ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia». Una definizione alquanto ambigua, visto che il testo apre a possibili modifiche del progetto pur salvando l'accordo con i francesi che invece premono e, insieme a Bruxelles, vogliono si proceda rispettando l'intesa a suo tempo raggiunta da Italia e Francia e contenuta nella legge approvata dal Parlamento italiano e dal quello francese.
IL RISCHIO
Troveremo «una soluzione in linea con quella contenuta nel contratto di governo», ebbe a dire mesi fa lo stesso presidente del Consiglio che, in qualità di garante, si muove cercando una soluzione che servirà per spostare in là la decisione finale rassicurando il M5S dell'avvio di un confronto con Parigi che permetta di ridiscutere il progetto. Oltre è difficile andare anche se nel Movimento la tensione è fortissima e anche un mezzo via libera rischia di compromettere ulteriormente la leadership di Di Maio. D'altra parte la coincidenza temporale tra elezioni europee e regionali piemontesi, non aiuta il lavoro del presidente del Consiglio. Per Di Maio cedere ancora, dopo Tap e Ilva, è complicato, ma anche per Salvini la partita è importante. Malgrado non abbia più la parola nel simbolo, lo zoccolo duro del potere e del consenso leghista sta ancora al Nord.

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