ROMA «Ma c'è qualcuno che abbia meno di quarant'anni?». L'elettore del Pd è fatto così: anche quando il pericolo dei gazebo deserti è scongiurato e alle primarie si sono formate code inattese, riesce sempre a trovare qualcosa che non va. E a piazza Fiume, zona centrale ed elegante di Roma, un signore in fila non può fare a meno di notare che l'età media di chi vuole decidere il nuovo segretario dem è assai alta. Ci sono più capelli bianchi che piercing, più elettori scafati che ne hanno viste tante da Berlinguer in poi che esordienti. In sintesi: under 30 ce ne sono, qualche diciottenne si mette in coda pazientemente (ad esempio Federica Panzarella, che è al suo primo voto in assoluto, in piazza del Popolo: «volevo esserci per fare opposizione a questo governo»), ma la maggioranza è tra i 40 e i 60. «La verità? - osserva Nella Converti, 28 anni, da un altro fronte caldo delle primarie romane, Tor Bella Monaca - Il Pd non è attrattivo per i più giovani, ha meccanismi che sono quasi respingenti. Però noi siamo ancora qua e si sono formate code lunghe, che uscivano fuori dalla nostra sede». «Qua» significa in via dell'Archeologia, la strada simbolo di Tor Bella Monaca che prima o poi diventerà il titolo di una fiction, dove ci sono le vedette che vegliano su traffici illeciti, ma dove c'è anche una reazione civile e nobile. «Qui stanno venendo a votare più persone del 2017» assicura una di quelle che stanno al seggio, la storica militante Pina Cocci, mentre mangia pasta al forno preparata da altri iscritti. Verso le 15 la fila si è ridotta, un signore non può votare perché ha dimenticato la tessera elettorale e deve tornare a casa a prenderla. «Le regole sono regole, ci spiace».
PERIFERIA
Il circolo di via dell'Archeologia è un simbolo anche perché dopo l'uragano Mafia Capitale fu chiuso: nell'analisi di Barca fu definito «dannoso». Poi ripartì, ora svolge attività di vario tipo (ad esempio sul muro ci sono le foto di una mostra) e tra gli attivisti si discute dello slogan da scrivere nello striscione da esporre oggi, visto che proprio di fronte alle 16 è convocata una grande manifestazione della Lega sulla sicurezza (nei giorni scorsi qui è stata circondata una volante della polizia). Se tra gli iscritti al seggio vi sono ragazze molto giovani, anche quelli che arrivano a votare a Tor Bella sono soprattutto over 40. «Ma c'è partecipazione, anche più di quella che ci aspettavamo. Alla fine c'è il desiderio di mostrare che esiste una Italia diversa da quella mainstream di Salvini e del governo giallo-verde» ripete Nella Converti. A piazza Fiume, intanto, dopo essere rimbalzata da un seggio all'altro, la consigliere regionale Marta Leonori fa una pausa caffè e ha l'espressione rilassata. Anche se non lo dicono, tra i dem il timore di un mega flop per queste primarie era palpabile. E invece sta andando bene. «Non c'era stata tanta promozione di questo appuntamento. Eppure, siamo stati costretti stampare altre schede, a trovare fogli aggiuntivi per i registri, ci sono stati militanti corsi a comprare penne perché non bastavano». Controlla l'iPhone, sulle varie chat con altri dirigenti del partito si scambia le foto delle code: file chilometriche alla Garbatella, a Colli Portuense, Trastevere. Perfino a Ostia che, dopo l'uragano di cui sopra di Mafia Capitale, è divenuta una roccaforte dei 5 Stelle.
DELUSI
«Ma in fila - è la tesi di chi attende davanti ai gazebo - ci sono anche tanti che alle elezioni hanno votato rabbiosamente M5S perché infuriati con il Pd, sono rimasti delusi dall'alleanza con Salvini e ora vengono a votare alle primarie del Pd sperando in una pacificazione nel partito. E forse qui c'è anche l'effetto della delusione per 3 anni di amministrazione Raggi». In fila a Colli Portuensi però c'è una signora di 50 anni che dice: «Io sono qui per votare contro i due Matteo. Contro Salvini, ma anche contro Renzi». Due dei tre candidati delle primarie (Zingaretti e Giachetti) sono romani, una ragione in più per le lunghe code ai seggi anche in overtime (ad esempio alla Garbatella e a piazza Mazzini, si è votato ben oltre le 20).
Nel backstage del suo comitato elettorale con vista sul Circo Massimo, Nicola Zingaretti prende fiato dopo il lungo discorso pronunciato dal palco. Apre il cellulare e su whatsapp legge il messaggio di Matteo Renzi: «È vero, Matteo è stato carino, mi ha scritto auguri segretario, in bocca al lupo e un abbraccio». Fuori una selva di telecamere lo aspetta per le dichiarazioni. Zingaretti confessa: «La mia prima mossa da segretario sarà simbolica e importante: andrò a visitare i cantieri della Tav il prima possibile».
Il governatore del Lazio ha passato la lunga domenica di attesa in famiglia, «anzi svela sono stato a pranzo al mare con mio fratello, le mie figlie e mia moglie». Cosa le ha detto il commissario Montalbano? Nicola ride e si tiene per sé un rapporto speciale che conserva riservato. Qui nel comitato elettorale ad aspettarlo però non ci sono solo i giornalisti. A partire dalle otto hanno fatto capolino parlamentari e big del Pd che lo sostengono. Dall'ex ministro Dario Franceschini a Walter Verini, braccio destro di Walter Veltroni, passando per Gianni Cuperlo e Cesare Damiano (che ci scherza su: «Per la prima volta sono in maggioranza»). In sala sono presenti anche gli uomini di fiducia di Paolo Gentiloni. E non a caso è proprio Paola De Micheli la prima ad accogliere Zingaretti al cancello: «Se la mia segreteria sarà unitaria? Ancora non ci ho pensato. Voglio essere comunque inclusivo».
GLI SFIDANTI
Dal palco rivela i messaggi di Maurizio Martina e di Roberto Giachetti con i quali i due candidati gli riconoscono la schiacciante vittoria. «Questa è l'Italia che non si piega dice Abbiamo superato gli elettori delle ultime primarie e smentito anche tutti i commentatori che davano la partecipazione sotto al milione di persone».
Adesso si apre però la fase più complicata. «Ora cambierò tutto e volteremo pagina. Voglio un campo largo in cui non sarò il capo ma il portatore di tante istanze», dice. Il governatore cita nei suoi ringraziamenti e nelle sue dediche le donne, le femministe: «I ragazzi che possono baciarsi in libertà, quelli che vogliono andare sull'autobus con la kippah senza sentirsi additati, così come chi vuole pregare Allah». Zingaretti nel discorso che tiene ora custodito nella tasca laterale dei suoi jeans ha visto bene di non nominare mai il Movimento 5 stelle. «Al contrario dedico questo successo a Greta Thunberg», dice. Un altro passaggio su cui riflette sempre nel backstage è sui 5 milioni di poveri in Italia che attendono risposte e che «non devono essere mortificati, ma devono avere una alternativa». Anche qui qualsiasi riferimento al reddito di cittadinanza non è casuale. La sala, puntellata da busti di antichi romani, urla un presidente! un presidente!.
I MESSAGGI
Il suo cellulare anche in questo momento di relax prima di andare a stappare le bottiglie di spumante con i comitati trilla e trilla in continuazione. Spunta il messaggio dell'ex ministro Beatrice Lorenzin. Ma è uno dei tanti. Gli uomini più vicini a Zingaretti hanno bene in mente le insidie del nuovo corso. «Abbiamo espugnato la Bastiglia scherzano riferendosi al Nazareno Con questo risultato Nicola sarà più forte anche nei confronti loro». E per loro si intende i big democrat che nelle ultime settimane sono saliti sul carro del vincitore.
Sfibrato ma con negli occhi la folla che lo ha appena acclamato Zingaretti ripete il discorso da poco letto: «Da oggi serve un campo nuovo, largo e plurale. Dovremo rimanere uniti, uniti e costruire, costruire. I nostri avversari sono la destra». Rimane il convitato di pietra Matteo Renzi e riascoltando le parole di Zingaretti sorge un dubbio. Quando ha detto che il Pd prenderà «un'altra strada», si riferiva a Renzi? «No, anzi secondo me Renzi mi ha fregato il titolo del libro... Tutti daranno il loro contributo, compreso Matteo», risponde il neo segretario.