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Data: 05/03/2019
Testata giornalistica: Rassegna.it
Di Maio convoca i sindacati. Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico vedrà i segretari generali di Cgil Cisl e Uil mercoledì 13 marzo alle ore 15.30 per un confronto che si prospetta ad ampio raggio, a partire dai temi lavoro, pensioni e sviluppo

Qualcosa si muove. Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha convocato i sindacati per un incontro mercoledì 13 marzo alle ore 15.30. A quanto si apprende, il confronto con i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl si prospetta ad ampio raggio, a partire dai temi lavoro, pensioni e sviluppo. Sarà il secondo incontro ufficiale tra i confederali e l’esecutivo, ma questa volta al tavolo dovrebbe sedersi direttamente il titolare di via Veneto e non il sottosegretario Claudio Durigon, come accaduto nel primo round dello scorso 25 febbraio.

“Ci aspettiamo che su quota 100 il governo prenda in considerazione gli emendamenti che abbiamo avanzato, già depositati e illustrati anche nelle audizioni parlamentari” e sui quali l’esecutivo “si è impegnato, prima di prendere una decisione, ad avere un ulteriore confronto con le organizzazioni sindacali”. Così aveva detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini dopo il primo vertice con Durigon insieme ai leader di Cisl e Uil, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Al momento, l’ordine del giorno del 13 marzo non è chiaro, ma ciò che sicuramente è cambiato è l’atteggiamento dell’esecutivo che, dopo l’imponente manifestazione del 9 febbraio a San Giovanni, evidentemente non può ignorare le richieste di dialogo che giungono dai sindacati.

Oggi è stato anche il giorno delle audizioni in commissione alla Camera sul cosiddetto Decretone. “È una misura che non dà risposte alle donne, a chi ha carriere discontinue, al Sud e a chi ha svolto lavori gravosi, a causa delle finestre”. Questo in estrema sintesi il giudizio che la Cgil, insieme a Cisl e Uil, ha ribadito nella sede istituzionale. Per il sindacato di corso d’Italia è intervenuto il segretario confederale Roberto Ghiselli: “Riteniamo che la cosiddetta quota 100 – ha detto – rappresenti un’ulteriore opportunità per favorire una flessibilità in uscita dal lavoro rispetto ai vincoli a nostro avviso penalizzanti costituiti dalla Legge Monti Fornero, un’opportunità soprattutto per una parte del mondo del lavoro, quella per che ha potuto contare su percorsi lavorativi più lunghi e continuativi”.

“Ma – ha poi sottolineato il dirigente sindacale – questo provvedimento, anche per il suo carattere temporaneo e sperimentale, non potrà essere utilizzato, o lo sarà solo in parte limitata, dalla più vasta platea dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare per tutti coloro che hanno avuto carriere discontinue, ad iniziare dalle donne (già le prime richieste evidenziano che solo un quarto delle stesse sono state presentate da donne), o chi ha operato in settori particolarmente caratterizzati da stagionalità o appalti (come l’agricoltura, l’edilizia o il turismo) o dove è presente un’alta mobilità professionale, come nelle piccole imprese. In generale – ha concluso – esclude, nei settori privati, le aree più svantaggiate del Paese. Una misura pertanto che a nostro avviso andrebbe riequilibrata, introducendo sin d’ora alcune modifiche, per renderla più accessibile a questi soggetti”.

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