Ministro della PA Giulia Bongiorno, i dipendenti pubblici stanno presentando le domande per la pensione anticipata con Quota 100. Quanti di quelli che escono saranno sostituiti?
«Assolutamente tutti: per ogni cessazione ci sarà un'assunzione. Ma mi lasci precisare un punto, a proposito di Quota 100».
Prego.
«Questo provvedimento, in generale ma in particolare per quel che riguarda la pubblica amministrazione, è stato pensato con una duplice finalità: permettere alle persone che lo desiderano di andare in pensione, ma anche stimolare un ricambio generazionale. Quindi non mi preoccupano le uscite, anzi. Semmai c'era la preoccupazione opposta, il timore che questa opportunità potesse interessare fino ad un certo punto. Invece l'obiettivo è stato centrato, anche grazie alla norma che abbiamo inserito per permettere ai dipendenti in uscita di incassare subito l'anticipo di 45 mila euro sul Tfr o Tfs. Altri governi non avevano avuto questa attenzione».
I numeri delle domande sono quelli che vi aspettavate?
«Per ora direi che sono in linea con le attese, anche tenendo conto della scuola che ha un canale proprio, già chiuso al 28 febbraio e di cui avremo presto un aggiornamento dei dati».
Però c'è il problema di procedere concretamente al rimpiazzo di chi lascia il servizio. I sindacati segnalano il rischio che non siano garantiti servizi essenziali.
«Avevo ben presente questa esigenza e quindi è stato previsto per i dipendenti pubblici in uscita un preavviso di sei mesi, a differenza dei privati. Serve proprio a garantire la continuità del servizio pubblico, permette di programmare una staffetta, un passaggio di funzioni tra chi entra e chi esce».
Ma perché un lavoratore sia effettivamente assunto bisogna che l'amministrazione abbia le risorse per farlo, e che sia stata completata la procedura di concorso. Tutto ciò non rende il concetto di staffetta un po' teorico?
«Prendiamo la sanità che è uno dei settori più delicati. Abbiamo previsto la possibilità di procedere alle assunzioni con lo scorrimento della graduatoria. E questo fa risparmiare molti passaggi. Com'è noto per un'esigenza di qualità della pubblica amministrazione io avevo fatto la scelta impopolare di cancellare molte vecchie graduatorie, ma nella sanità sarà comunque possibile fare riferimento ad un bacino allargato di idonei. E affrontiamo anche il problema dell'anno di tempo che normalmente le amministrazioni devono attendere».
Problema dovuto al fatto che il turn over del 2019, pur se al 100 per cento, si riferisce ai fabbisogni di personale del 2018 e quindi non comprende le uscite di Quota 100.
«Sì. Al Senato nell'iter di conversione del decretone è già stata prevista per Regioni ed enti locali la possibilità di allargare i fabbisogni e stiamo pensando di dare questa possibilità anche alle aziende sanitarie locali».
Per quanto riguarda lo Stato centrale, la legge di Bilancio per garantire risparmi ha rinviato tutte le assunzioni al 15 novembre. Non è un problema anche questo?
«No, intanto ci sono le assunzioni autorizzate e da autorizzare relative agli anni precedenti, inoltre se lavoriamo bene, alla scadenza tutto sarà pronto per assumere. Comunque nel settore della giustizia su questo punto è stata prevista una deroga, con la possibilità di 1.300 nuovi ingressi già da a luglio. E non dobbiamo dimenticare il piano di assunzioni straordinario già previsto nella stessa legge di Bilancio».
Resta il nodo dei concorsi.
«Lo reputo un tema centrale. Sono stati bloccati per tanti anni e ora bisogna fare un salto di qualità. L'obiettivo è che siano regolari, ciclici. E le procedure devono essere più rapide: uno dei problemi è ad esempio il tempo di correzione dei compiti, perché le commissioni che non sono retribuite ci mettono tanto. Quindi uno degli obiettivi è creare commissioni che lavorino a tempo pieno. Poi credo molto nei concorsi unici decentrati sul territorio, che evitano tra l'altro il fenomeno delle migrazioni tra le varie aree del Paese».
Riassumendo: tutte le uscite di Quota 100 saranno rimpiazzate ma con che tempi? Ce la farete per fine anno?
«Ripeto, l'obiettivo è che un lavoratore esca e l'altro entri. Diciamo che a fine anno faremo un primo bilancio, e io credo che sarà positivo».
Pochi giorni fa il Consiglio dei ministri ha approvato ben dieci disegni di legge delega per la semplificazione e la codificazione in molti settori diversi. Sono temi ampi e trasversali. Non c'è il rischio di invadere il campo del Parlamento?
«Non credo proprio che ci sia questo rischio. Si tratta di superare i precedenti interventi di semplificazione che risultavano circoscritti e producevano pochi effetti. L'obiettivo è intervenire a 360 gradi, con un meccanismo di ghigliottina per leggi inutili o duplicate e l'ambizione di eliminare gli oneri burocratici inutili. Le deleghe sono formulate in modo tale da lasciare al Parlamento tutto il suo spazio».
Da quest'anno sono di nuovo scaduti i contratti dei dipendenti pubblici. Inizierete il confronto come chiedono i sindacati?
«Intanto va ricordato che nella legge di Bilancio sono state stanziate risorse significative quanto meno come base di partenza. Ascolterò i sindacati e poi verificheremo il da farsi».