PESCARA La sicurezza e l'incolumità pubblica non possono attendere i tempi lunghissimi della burocrazia. Il Tar del Lazio ridà il via ai cantieri per completare i lavori sotto i viadotti di A24 e A25. Con una sentenza, i giudici (presidente Carmine Volpe) hanno accolto le richieste di Strada dei Parchi che aveva impugnato il no del ministero a proseguire i lavori "su viadotti e l'adeguamento di pile ammalorate".
BUONO PER LE PROCURE. Quel no perentorio era contenuto nel documento che pubblichiamo a destra. Un atto che assume anche valore di prova a discolpa per Sdp nelle inchieste penali aperte in Abruzzo sui ritardi dei lavori. Per i giudici amministrativi, infatti, la messa in sicurezza urgente di A24 e A25 non è stata completata con il piano di anti-scalinamento, come invece sostenevano al Mit nel documento che, un anno fa, ha respinto le richieste di Strada dei Parchi. Così facendo il Mit «non ha interpretato la volontà del legislatore» dicono oggi i giudici.
SONO DA FARSI. Il Collegio osserva a questo proposito «che la volontà del legislatore di finanziare tutte le "misure di sicurezza urgenti" che non si esauriscono nella realizzazione degli interventi di anti-scalinamento ma che comprendono ulteriori interventi, quali quelli di messa in sicurezza sismica dei viadotti, per i quali la Concessionaria ha presentato istanza di finanziamento». Quindi per Tar il "no" del Mit va contro le norme e la buona amministrazione. Non solo. L'incolumità pubblica non può essere legata a questioni "burocratiche" come la definizione di un nuovo Piano Economico Finanziario. Soprattutto quando quegli interventi sono previsti come necessari dalle norme: «Il difficoltoso iter del Pef non può giustificare il diniego al finanziamento di opere ritenute dal legislatore necessarie per la messa in sicurezza». Il Tar del Lazio è stato chiamato a dirimere lo scontro tra società concessionaria e Mit iniziato un anno fa.
LA STORIA. Nel 2017, vengono autorizzati i lavori di Misu (messa in sicurezza urgente), delle due autostrade, in attesa di scrivere il Pef, documento questo che definisce i rapporti tra Stato e Concessionario. Dentro il Pef ci sono le cose da fare e le regole comprese quelle di politica tariffaria. Un piano che, nel trentennio della durata della concessione, si aggiorna di cinque anni in cinque anni. Il Piano Misu è imponente. Ha interessato circa 2mila pile di 197 viadotti, sotto i quali sono stati installati gli impianti di sicurezza che in caso di terremoto evitano il distacco degli impalcati e quindi il formarsi di scalini sul manto stradale. L'installazione delle culle d'acciaio sotto i viadotti è durata un anno, dal maggio 2017 a fine giugno 2018. Per una spesa di 170 milioni di euro dei quali 111 finanziati dalla Concessionaria. Il resto dallo Stato. Nella primavera del 2018 il governo stanzia 250 milioni per completare i lavori anti-rischi sismici su A24 e A25. C'è però un problema di tempi: quei fondi sono disponibili solo nel bilancio 2022.
LA RICHIESTA. A quel punto la Concessionaria chiede che i lavori vengano autorizzati. Ma inizia il balletto di richieste di Sdp e dei dinieghi dei dirigenti del Mit. Si può aspettare? Per il concessionario assolutamente no. A giugno 2018 la situazione precipita. I lavori del piano anti-scalinamento sono finiti, Sdp torna alla carica e chiede di poter proseguire. Ha circa 60 cantieri allestiti lungo le autostrade. Al ministero la pensano diversamente. Le autorizzazioni non arrivano.
DAI GIUDICI. Il contenzioso prende una via obbligata: si arriva davanti al Tar Lazio.Nel frattempo neanche il Decreto Genova sblocca la situazione. Non solo perché i soldi annunciati (192 milioni) non ci sono ancora. Ma perché il blocco investe le autorizzazioni. E arriviamo ad oggi. Per dare il via libera a finire i lavori sotto i viadotti di Abruzzo e Lazio ci hanno pensato i giudici.