ROMA Dai 5Stelle arriva un brusco stop all'autonomia differenziata cara alla Lega. E arriva per bocca di Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari regionali molto vicino a Davide Casaleggio e Luigi Di Maio: «L'autonomia non è una priorità del Paese e le cose vanno fatte per bene».
Buffagni interviene in casa del nemico, in un convegno dell'Assolombarda a Sesto San Giovanni, e spiega che l'importante è soprattutto «il come», perché deve essere chiaro che qualsiasi disegno attorno all'autonomia deve essere fatto «nel rispetto dell'unità e dei servizi minimi da fornire e garantire a tutta la nazione». Secondo il sottosegretario 5Stelle, nell'agenda del governo al primo posto ci devono essere «i cantieri e il lavoro». E attacca, puntando il dito sulle pretese della Lega: «Se si trovassero delle soluzioni sarebbe anche facile, il problema è che c'è chi chiede la luna e chiaramente vedo delle tempistiche molto più lunghe, anche perché se si crea questo clima di contrapposizione non aiuta e non crea le condizioni nel Paese per fare le cose. Siamo al lavoro, ma non è certo una priorità del Paese». «Le cose bisogna farle bene», continua Buffagni, «l'autonomia è nel contratto di governo, ma non c'è scritto il come, che deve essere fatto nel rispetto dell'unità nazionale, dei servizi minimi essenziali da garantire a tutto il Paese. A oggi c'è un testo sul quale si sta lavorando, sull'istruzione ci sono grosse criticità, credo che nessuno possa permettersi di avere così tanti vantaggi su scuole che magari non sono pubbliche. Il governo deve assolutamente tutelare tutto il Paese».
Lo stop dei 5Stelle cade alla vigilia della visita del presidente Sergio Mattarella in Veneto dove oggi incontrerà Luca Zaia. Il governatore è deciso a usare la presenza del Capo dello Stato come una sorta di viatico alla riforma autonomista. Niente di più sbagliato. Anzi. Al maggiore sponsor dell'autonomia differenziata, infatti, Mattarella con ogni probabilità ripeterà che il Parlamento deve avere un ruolo centrale nel varo della riforma. E non potrà limitarsi, come afferma il fior fiore dei costituzionalisti, a una semplice ratifica.
LA FRENATA
Gli stessi governatori leghisti sono stati costretti a prenderne atto. E ieri, al direttivo della Lega, hanno sottolineato la necessità di un iter spedito per l'approvazione delle autonomie «auspicando - recita una nota del Carroccio - il contributo costruttivo (ma rapido) del Parlamento e apprezzando gli interventi delle istruzioni, primo tra tutti quelli del presidente Sergio Mattarella». Una linea condivisa da Giuseppe Conte. Il premier afferma: «L'autonomia differenziata è un impegno del governo, ed è un impegno che noi rispetteremo», ma «c'è da interloquire anche con il Parlamento. E' la prima volta che applichiamo l'articolo 116 terzo comma della Costituzione, comprenderete bene che si tratta di un passaggio significativo. Come ho già detto si tratta di competenze legislative di cui il Parlamento si deve spogliare a favore delle Regioni, quindi non c'è solo il governo ma c'è anche il Parlamento, ed è questa la ragione per cui stiamo studiando le modalità migliori per coinvolgerlo».
Il processo però segna il passo. Il presidente della Camera Roberto Fico, che insieme alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati deve decidere la procedura parlamentare, afferma: «Non c'è nessun atto ancora. Mi sembra ancora tutto fermo, il Parlamento dovrà e sarà centrale». Non manca la replica di Salvini: «Il testo però non potrà essere stravolto, è di competenza esclusiva del governo e delle Regioni».