TERAMO «Il 70% delle sostituzioni gomme era fittizio». Lo ripetono in aula più volte alcuni ex dipendenti della Gommeur nel processo in corso ai vertici dell'azienda di Notaresco per una presunta truffa sul cambio di pneumatici per Atac (la municipalizzata romana) e l'allora Arpa (oggi Tua). Nell'udienza davanti al giudice monocratico Flavio Conciatori scorrono gli ultimi testi citati dalla Pubblica Accusa tra cui anche dipendenti Tua (in particolare capi tecnici ora in pensione) che raccontano come, solo dopo i primi interventi della Finanza, scattarono i controlli. Il pm Stefano Giovagnoni contesta ai tre imputati (i vertici della società Francesco Massi, 61 anni, della moglie Evelina Ettorre, 58 anni e del loro figlio Enrico, 35 anni) sostituzioni di svariati pneumatici che, sostiene, in realtà non sarebbero stati da cambiare. Sostituzioni non comprese nel capitolato d'appalto e che avrebbero riguardato rotture accidentali. Nella precedente udienza anche l'ex direttore del deposito Arpa di Teramo aveva ricostruito carte alla mano, gli anni 2014 e 2015 quando la Gommeur aveva l' appalto con l'allora Arpa per la gestione del servizio riguardante tutto quello che aveva a che fare con le gomme. In aula aveva ricordato di aver sollecitato maggiori controlli e di aver riscontrato «cambi non giustificati da una verifica nostra». Davanti al giudice l'ex dirigente aveva raccontato come alcuni degli autobus su cui erano stati fatti i cambi «avevano dei dispositivi tali da non poter esserci danni da frenata brusca». E a questo proposito aveva sottolineato di aver provato direttamente «avendo conseguito la patente per i bus» i mezzi per fare delle verifiche. « Ho riscontrato delle irregolarità», aveva detto, «e le ho segnalato proponendo la sospensione delle fatture da pagare alla Gommeur. Nel processo le due società di trasporto si sono costituite parte civile (la Tua è rappresentata dall'avvocato Carla Tiboni). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Pisani e Marco Pierdonati. Si torna in aula ad aprile con l'audizione dei testimoni citati dalla difesa. Parallelamente a questo procedimento ne è in corso un altro per evasione fiscale con gli stessi tre imputati. In questo caso il sostituto procuratore Giovagnoni ipotizza l'emissione di una serie di fatture da una società all'altra del gruppo per operazioni inesistenti con l'obiettivo di ottenere benefici fiscali. Filone quest'ultimo che, nel corso dell'indagine, ha portato anche al sequestro di un milione di euro nei confronti degli indagati. In questo procedimento il giudice Conciatori ha disposto una perizia che è attualmente in corso.