Non si è fatta attendere la mossa ad effetto del sindaco. Biondi, primo cittadino dell'Aquila, ha rassegnato le dimissioni contro il governo patrigno che continua a promettere i 10 milioni per pareggiare il bilancio, ma non li inserisce nei decreti utili. Dimissioni anche come segnale forte e chiaro teso a far ritrovare la strada alla sua maggioranza allo sbando, dopo avariate fumate nere tese a ricomporre una nuova giunta. Probabilmente a determinare l'atto estremo di Biondi sarà stata più la ragion politica che la ragion di stato. Dopo l'estenuante incontro romano con il sottosegretario Crimi, secondo indiscrezioni Biondi avrebbe incontrato i suoi non cavando un ragno dal buco. Nove i posti in giunta contro richieste per circa 12 posizioni. Ora Biondi avrà 20 giorni di tempo per riprendersi e attendere di essere richiamato a gran voce dai partiti, e magari si farà anche pregare. Attenderà con medesimo pathos che il governo mantenga le promesse per lo stanziamento di 10 milioni di euro, senza i quali, parola di Biondi, non è possibile fare il bilancio. Biondi ha dato comunicazione della sua decisione in occasione di un monologo avuto dinanzi alla stampa locale, nessuna possibilità di fare domande o approfondire, dopo l'uscita dalla stanza ad effetto.
«Il sottosegretario Crimi mi ha detto che il decreto Etna - che dovrebbe prevedere lo stanziamento di fondi per dieci milioni di euro, per le maggiori spese e le minori entrate del Comune - forse andrà in discussione la prossima settimana. Troppi condizionali, in questa informativa del governo, con tempi decisamente incerti». Poi l'affondo contro la maggioranza smarrita: «Ho formalizzato le dimissioni, ben conscio della loro forza dirompente, ma convinto che la città non può subire la vaghezza del governo né l'immaturità di alcune espressioni della politica locale. Alcune componenti politiche che, insieme a me, sono state chiamate ad amministrare la città nel giugno del 2017, sembrano aver smarrito la forza propositiva e l'entusiasmo di quei giorni. È come se avessero dimenticato che l'obiettivo unico e primario è la ricomposizione comunitaria della città e del suo territorio. È questo il momento per dimostrare che la città può contare su una classe dirigente consapevole e matura, che sappia coniugare valori e azioni di una buona e sana amministrazione».
In effetti a sostenere il sindaco nel delicato momento di ieri c'erano solo il vice sindaco Daniele, l'assessore Mannetti e pochi altri. Nessuna traccia delle altre componenti di maggioranza in rotta con lui. A sorpresa invece era presente in prima fila il consigliere di opposizione Angelo Mancini, fervente sostenitore delle dimissioni di Biondi. «Spero siano definitive, ha sussurrato. Il sindaco ha definito il suo gesto come «un atto di responsabilità e il rispetto che si deve alla comunità aquilana. Il governo nazionale, ma anche le forze politiche locali, sembrano non dare la dovuta attenzione all'Aquila e al suo territorio, nonostante il decennale del sisma sia alle porte».