ROMA «Sciopero per la vita». Hanno manifestato in 15 mila a Piazza del Popolo per reclamare «lavoro, investimenti, ripresa e futuro». I lavoratori edili hanno incrociato le braccia fermando per un giorno cantieri, fabbriche e cave e animando la manifestazione nazionale indetta dai sindacati delle costruzioni Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil. Ma la manifestazione stavolta aveva il sostegno dei datori di lavoro e più tardi sindacati ed Ance sono andati insieme a Palazzo Chigi. Parole d'ordine: «Rilanciamo il settore» e «Ricostruiamo l'Italia, rimettiamo in sicurezza il Paese». Slogan che volevano interpretare rabbia e preoccupazione. Ma anche speranza. Dall'inizio della crisi l'intero comparto ha già perso 800 mila di posti di lavoro e 120 mila imprese sono fallite. E la crisi ha trovato la sua rappresentazione plastica. A Piazza del Popolo è stato ricostruito un piccolo tunnel di tela nero, sostenuto dal governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, che raffigurava la Tav. Ma i lavoratori hanno evocato molte altre opere, dalle grandi alle più piccole, ferme al palo. «Siamo disponibili a migliorare tutto quello che è migliorabile, per ciò che riguarda la velocità delle procedure - ha spiegato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, riferendosi al decreto sblocca canteri - ma abbiamo sottolineato alcuni aspetti fondamentali: non aumentare il subappalto e mantenere tutte le norme sui diritti e la legalità». Secondo il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, serve una cabina di regia unica per un confronto sistematico tra tecnici del governo, delle istituzioni e delle parti sociali. Per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, il Paese ha bisogno di investimenti subito,«perchè far ripartire l'edilizia è fondamentale per lo sviluppo». «È inammissibile che opere di fondamentale importanza per lo sviluppo del territorio siano ferme a causa di ostacoli burocratici» ha sottolineato segretario generale Ugl, Paolo Capone.
LE REGIONI
L'Ance, l'associazione dei costruttori edili, - a proposito dell'incontro con il governo - ha parlato attraverso il presidente Gabriele Buia di «clima propositivo e costruttivo», sottolineando però che è arrivato il momento di «passare dalle parole ai fatti». «Siamo allo stremo ha ammonito Buia e abbiamo ribadito le nostre preoccupazioni per un settore nevralgico per la crescita: servono misure concrete». Accenti critici anche dalle Regioni, con il presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, che messo in evidenza che troppe opere sono ferme. «Il Paese ha avvertito il rappresentante dei governatori ha bisogno di interventi infrastrutturali e di mettere in sicurezza il territorio». «Chiediamo di poter procedere più speditamente con la realizzazione delle opere pubbliche perché i tempi attuali sono incompatibili con il mandato di un sindaco» ha spiegato Antonio Decaro. Il presidente dell'Anci, a nome dei comuni, ha sottolineato la necessità di semplificare le progettazioni «in quanto ci sembra assurdo fare delle progettazioni esecutive per normali manutenzioni ordinari». «Se si vogliono sbloccare realmente i cantieri - ha ammonito il vicepresidente di Confindustria, Stefan Pan necessario semplificare le procedure decisionali e amministrative, ricorrendo anche ai commissariamenti e affrontare il problema delle crisi d'impresa».