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Pescara, 23/11/2024
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18/03/2019
AbruzzoWeb
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L'Aquila: Di Benedetto contro il Pd, tolti dalla scarpa sassolini fermi da due anni. Il neo consigliere regionale, uomo forte di Legnini, nella polemica con il segretario dem Di Sabatino, torna sulla clamorosa sconfitta del centrosinistra alle comunali del 2017 |
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L'AQUILA - Si toglie non uno ma più sassolini dalla scarpa Americo Di Benedetto e, nel farlo, sembra parlare anche a nome di Giovanni Legnini, il candidato governatore sconfitto alle regionali del 10 febbraio scorso che per la corsa alla presidenza ha costruito un'ampia coalizione civica e di centrosinistra, che è andata molto oltre il Partito democratico, con il quale anzi l'ex vice presidente del Csm è stato e continua ad essere piuttosto freddo.
Il consigliere regionale della lista Legnini Presidente, candidato sindaco del centrosinistra sconfitto soprendentemente al ballottaggio del giugno 2017 per le comunali dell’Aquila, attraverso un comunicato di replica al segretario regionale dei dem Renzo Di Sabatino, che ha definito "inaccettabile" l'apertura al sindaco dimissionario dell'Aquila, Pierluigi Biondi, coglie l'occasione per dire quello che probabilmente avrebbe voluto dire negli ultimi due anni e non lo ha fatto.
Riparte da lontano, Di Benedetto, proprio dalla sconfitta, clamorosa, al ballottaggio per le comunali ad opera del centrodestra guidato da Biondi, quando fu per franchi tiratori che il candidato del centrodestra riuscì a recuperare un divario che al primo turno sembrava incolmabile: non lo dice chiaramente, il neo consigliere regionale, ma lo fa capire.
E se è vero com'è vero che l'elezione al Consiglio regionale, e prima ancora il fatto che Legnini lo abbia scelto come capolista in provincia dell'Aquila come segno di rottura con il "vecchio Pd", ha rappresentato per Di Benedetto una rivincita soprattutto sull’ex consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, non riconfermato nonostante i circa 4.600 voti, che secondo l’allora entourage dell’ex presidente della Gran Sasso Acqua, tradendo gli accordi si candidò alle primarie per la scelta del candidato sindaco pur essendo poi sconfitto, ecco che il neo inquilino dell'Emiciclo affonda il dito nella piaga: "A L’Aquila città, che è stata oggetto della già citata premura e attenzione del segretario regionale Pd, prendo tanti voti quanto tutto il Pd messo insieme, per l’appunto", afferma in una nota al vetriolo, in cui tradisce almeno un po' il solito aplomb.
E in effetti, anche se Di Benedetto all'Aquila città alle regionali del 10 febbraio scorso ha portato a casa 2.893 preferenze a fronte dei 4.236 voti ottenuti dai dem, va detto che se il raffronto lo si fa tra liste, quella Legnini Presidente, trainata dallo stesso ex candidato sindaco e dal suo gruppo Il Passo Possibile, a partire da Emanuela Iorio che era candidata, ha ottenuto 3.962 voti, solo una manciata in meno di quelli del Pd, per il quale ha concorso proprio Pietrucci.
"Prendo atto che il segretario regionale del Pd ha tanta premura dei problemi, quelli seri evidentemente (sic!) della città dell’Aquila che si è sentito in dovere di intervenire (a chiamata...). Lo fa con un comunicato stampa. Benintesi, con un comunicato stampa. Lo fa, tra l’altro, riportando cose inesatte. E sono gentile", esordisce Di Benedetto, commercialista, sindaco di Acciano per undici anni, già presidente della Gran Sasso Acqua, eletto all'Emiciclo con poco più di 4 mila voti.
Di Benedetto, al quale la casacca del Pd è sempre stata piuttosto stretta e che col partito ha rotto l'estate scorsa prosciugando il gruppo consiliare al Comune, ricorda a Di Sabatino anche che "sono stato candidato a sindaco dell’Aquila non dal Pd. Questo lo sanno anche le pietre in città e non solo. Tranne lui".
"A L’Aquila non esiste una coalizione di opposizione (fu sciolta il giorno dopo la sconfitta. La mia, chiaramente...) e quindi nessuno, men che meno il Passo Possibile è sotto l’egida, la supervisione e il 'direttorio' del Pd ancor meno se regionale", insiste il neo consigliere regionale con una sottile ironia nei confronti dei tanti che hanno attribuito solo a lui le responsabilità della sconfitta due anni fa.
"Relativamente alle vicende legate alle ultime elezioni in Consiglio regionale voglio evidenziare che il modello Legnini è tanto, ma tanto distante da quello che il segretario regionale Pd prova a declinare e che è proprio in virtù di questo che mi si sono candidato. Mi sono candidato, sì! Perchè sono stato eletto, io. Non nominato", afferma Di Benedetto.
"Fughi la paura, il segretario, su Marsilio. A L’Aquila abbiamo problemi ben più importanti da risolvere e, il segretario regionale Pd, con questa sua levata d’ingegno, non contribuisce minimamente a farlo", conclude l'inquilino dell'Emiciclo che per togliersi i sassolini dalla scarpa, non è entrato nel merito della questione, che era quella dell'eventuale sostegno esterno a Biondi, proposto dal Passo Possibile a condizione che venga composta una giunta di salute pubblica.
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