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Data: 19/03/2019
Testata giornalistica: Abr24 News
Abruzzo, allarme Cgil: “Numeri impietosi del trasporto ferroviario, regione indietro anni luce”

PESCARA – “La dimensione dell’arretratezza della rete ferroviaria e più in generale del trasporto su rotaia in Abruzzo e in Molise, ha raggiunto un livello davvero insopportabile in grado persino di mettere in discussione quel diritto alla mobilità dei cittadini sancito dalla nostra Costituzione”. Lo denuncia la Cgil e la Filt Cgil Abruzzo Molise, che analizza i dati contenuti nel rapporto Pendolaria 2018 di Legambiente.

Dallo studio, rileva il sindacato, “sono emersi due aspetti fondamentali: il primo sta ad indicare che nel paese c’è tanto bisogno di trasporto su ferro e laddove si realizzano investimenti, i pendolari rispondono in maniera significativa, viceversa laddove questi investimenti latitano o tardano ad arrivare, i pendolari si allontanano con molta più celerità di quanto si possano eventualmente avvicinare ed intercettare; il secondo aspetto rappresenta se vogliamo lo specchio dell’Italia ovvero la rappresentazione delle contraddizioni e delle diversità che contraddistinguono le regioni italiane. Nel trasporto ferroviario del nostro paese, infatti – si legge in una nota della Cgil e della Filt – al costante aumento del numero dei passeggeri (+7,9% in appena 4 anni equamente ripartiti tra servizio regionale ferroviario e metropolitane), fa riscontro un dato in assoluta controtendenza che contraddistingue le regioni del mezzogiorno, tra le quali, manco a dirlo primeggiano Abruzzo e Molise”.

Impietoso, secondo le due sigle, il dato dell’Abruzzo che con il 39,9% di viaggiatori in meno, è passato dai 23.530 viaggiatori giornalieri del 2011 ai 14.140 del 2017, collocandosi addirittura al primo posto tra le regioni che hanno perso in assoluto utenza e viaggiatori.

“Il Molise – dicono ancora i sindacati – è invece al primo posto (scambiandosi il primato negativo con l’Abruzzo) rispetto all’ammontare complessivo dei tagli ai servizi registrati nell’arco temporale che va dal 2010 al 2018. Ovviamente in quel -33,2% di servizi decurtati che caratterizza il Molise, incide tantissimo la chiusura della tratta Termoli – Campobasso di 87 km, avvenuta nello stesso arco temporale. L’Abruzzo con un -9,6% si colloca sempre ai primi posti di questa classifica davvero poco nobile. Fa davvero riflettere che in queste stesse regioni nelle quali si registrano sensibili tagli ai servizi e all’offerta nonché cali dei viaggiatori, si registrino anche paradossali aumenti tariffari, (+25,4 % per l’Abruzzo e + 9% per il Molise)”.

“Altro aspetto inquietante – si legge ancora – è la vetustà del materiale rotabile anche se su questo fronte le due regioni collocandosi su un’età media di 17 anni, sono in buona compagnia con le regioni del mezzogiorno. Addirittura analizzando il triennio 2015/2018, l’Abruzzo primeggia tra quelle regioni che evidentemente con i nuovi treni immessi in circolazione negli ultimi mesi, hanno parzialmente recuperato un gap che nella precedente versione di Pendolaria la vedeva primeggiare in negativo anche su questo dato. Nulla di nuovo invece per il Molise che rispetto al materiale rotabile, paga l’oggettiva difficoltà a fare investimenti su motrici diesel dal momento che ci si sta muovendo verso l’elettrificazione della rete anche se allo stato attuale i km elettrificati sono soltanto 60 su un totale di 265 (poco più del 20%). La percentuale di elettrificazione in Abruzzo è decisamente più elevata sfiorando il 70% della rete (470 km su un totale di 676 km), un dato che è in linea con la media nazionale”.

Per Cgil e Filt, “a fronte di questo scenario davvero inquietante e che potrebbe addirittura peggiorare per queste due regioni qualora si concretizzasse quel provvedimento di autonomia differenziata per il quale si sta avviando il relativo iter parlamentare, è del tutto evidente che i due Governatori Marco Marsilio e Donato Toma, accomunati dallo stesso pesante deficit di competitività infrastrutturale rispetto al resto del paese, debbano mettere insieme le loro comuni e sacrosante ragioni per rivendicare quei principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione in base ai quali i cittadini di questo Paese dovrebbero potere disporre in egual misura di alcuni diritti fondamentali e tutto ciò a prescindere da dove gli stessi cittadini nascano o siano residenti”, concludono.

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