PESCARATullio Tonelli ha gettato la spugna. All'indomani del verdetto dell'Anac che ha dichiarato "inconferibile" il suo incarico alla presidenza della Tua, la società regionale del trasporto pubblico, si è dimesso. E con una lettera diffusa ieri sera spiega che lo ha fatto non perché abbia torto. «Quando mi è stato proposto questo incarico ricoprivo, da dieci anni, la carica di amministratore unico di Pescara Energia spa non percependo per tale attività alcun compenso», scrive Tonelli. «La proposta l'ho accettata poiché 44 anni della mia vita lavorativa li ho passati nel trasporto pubblico, molti dei quali in posizione di vertice nella azienda che ha gestito il trasporto pubblico a Pescara (ex Gtm, ndr), ma anche in incarichi sia all'atto della costituzione di Arpa, il cui piano operativo attuato dal gennaio 1979 in gran parte era stato redatto da me, che per 18 mesi in Sangritana per la riorganizzazione di settori, specie amministrativi. Quindi ero ben a conoscenza», aggiunge, «delle problematiche che riguardavano le tre aziende regionali che sono state oggetto della fusione che ha portato alla costituzione di Tua. Pertanto la proposta che mi era stata rivolta mi ha fatto piacere e l'incarico l'ho accettato rinunciando a qualsiasi compenso», ripete per sottolineare quest'ultimo concetto. Quindi spiega: «Non mi sono mai posto problemi sulla contemporaneità di due incarichi di vertice in due aziende pubbliche, poiché tali aspetti vanno valutati da organismi interni alle aziende ed, in particolare dai responsabili della Prevenzione della corruzione e trasparenza (Rpct), anche perché ho presentato le dichiarazioni, rilevabili dal sito di TUA "Amministrazione Trasparente", da cui emergono le cariche attribuitemi e la gratuità della prestazione».«Senonché la prima osservazione sulla possibile sussistenza di un'ipotesi di incompatibilità tra le due cariche da me ricoperte mi è pervenuta da parte della Rpct della Regione Abruzzo (dopo l'esposto del forzista Mauro Febbo, ndr) in data 11 settembre 2018, cioè oltre un anno e mezzo dopo la nomina a presidente di Tua.Poiché tale ipotesi poteva avere una parziale attendibilità», ammette Tonelli, «e l'incompatibilità prevede la rinuncia a una delle due cariche, ho presentato le dimissioni al sindaco di Pescara di amministratore unico di Pescara Energia, società che, dalle indagini settoriali pubblicate tutti gli anni, nel 2017 era stata collocata al 20° posto di 28 aziende energetiche, sia pubbliche che private, su cui investire su un totale di 210 aziende del settore ed al 26° posto, sempre rispetto alle 210 società, per la produttività». Ma a Tonelli non è bastato dimettersi dalla spa pescarese. «Il Rpct di Tua, il 30 ottobre 2018, ha comunicato all'Anac la possibile sussistenza di condizioni di inconferibilità a presidente di Tua avendo ricoperto la carica di amministratore di Pescara Energia, malgrado la rinuncia a detto incarico. Tale verifica, secondo il mio parere, non doveva attendere 18 mesi per essere contestata essendo rilevabile la doppia funzione esercitata dalla documentazione presentata. Esisterebbero, quindi, motivi non solo di rammarico per il ritardato esame eseguito, ma anche elementi per contestare la decisione Anac (cioè un ricorso al Tar, ndr), ma non è questa la mia intenzione», spiega Tonelli, «poiché, grato a chi mi ha proposto per gli incarichi ricoperti, e nello spirito che mi ha sempre guidato in tantissimi anni di vita aziendale, ho voluto offrire, senza alcun tornaconto, un mio apporto per dimostrare che non è sempre vero che le aziende pubbliche debbano essere dei carrozzoni, ma che possono raggiungere livelli di competitività con le aziende private, che, per la Tua, sono dimostrati dai bilanci sempre chiusi in utile, malgrado la riduzione dei contributi per 11 milioni di euro, compensati dal taglio dei costi per lo stesso importo». Dalle ultime righe traspare tutto il rammarico che Tonelli ha dentro: «Per questi motivi», scrive, «ho deciso di rassegnare in data odierna le mie dimissioni nelle mani del presidente della Giunta Regionale». Cioè lascia, suo malgrado, un'azienda sana diventando il primo grosso caso di spoil system peraltro non incruento. Il commento di Febbo è laconico: «Finalmente si è dimesso. Attendo le sue scuse».