L'AQUILA In attesa di capire se il governo concederà la proroga di novanta giorni chiesta dalla Regione ai Ministeri per presentare il nuovo piano sulla rete ospedaliera, la rete dell'emergenza-urgenza e le reti tempo-dipendenti, così come chiesto dal tavolo di monitoraggio dello scorso 15 novembre, ieri è stata raggiunta un'intesa a livello nazionale che sbloccherà le assunzioni per il sistema sanitario. In sostanza un accordo tra Regioni, Ministero della Salute e Mef che aggiorna i tetti di spesa, fermi da anni al livello del 2004. L'accordo (contenuto in un emendamento che verrà portato all'esame del Consiglio dei Ministri), invece, prevede che per il 2019 si farà riferimento all'importo del 2018, maggiorato del 5 per cento. Un via libera commentato con soddisfazione dall'assessore regionale, Nicoletta Verì: «Un risultato che consentirà alla nostra Regione di iniziare a risolvere le ormai croniche carenze di personale che si registrano in molte strutture abruzzesi. Ci permetterà di avviare le procedure già programmate dalle aziende sanitarie, ma che non sono state concluse (o lo sono state in maniera parziale) proprio per i vincoli alla spesa imposti dalle norme nazionali. Per l'Abruzzo è il primo passo di una nuova fase, che ci consentirà di rispondere concretamente a quelle che sono le legittime aspettative degli operatori sanitari».
CRESCITA
Sara Marcozzi, capogruppo M5S, ha detto che «nessun Governo ha mai dato tante opportunità di crescita alle Regioni, la maggioranza del presidente Marsi Marsilio deve saper cogliere queste importanti occasioni per i cittadini abruzzesi».
Ieri il vice presidente della giunta, Emanuele Imprudente, ha partecipato, a Roma, alla conferenza delle Regioni e delle Province Autonome in cui è stata esaminata la proposta. Il tema sanità è stato affrontato anche nel vertice di maggioranza dell'altro giorno, a palazzo Silone, a cui ha partecipato, nella fase iniziale, anche il direttore di settore dell'ente, Angelo Muraglia. La giunta ha preso visione del documento di 91 pagine redatto da Kpmg e Università Bocconi che fotografa la situazione del sistema sanitario regionale al quarto trimestre 2018. Partendo dai conti: 2,463 miliardi i ricavi, 2,405 i costi, un margine positivo complessivo di 0,4 milioni. In perdita le Asl dell'Aquila (-7,9 milioni) e Chieti (-14,2), in sostanziale pareggio Teramo (+0,01) e Pescara (in equilibrio). Nel report ci sono anche le risposte che la Regione fornisce alle criticità sollevate dal tavolo. In particolare la richiesta di proroga rispetto alla presentazione della nuova Rete ospedaliera e il no alla chiusura del Punto nascita di Sulmona: «Decisione demandata al dg Asl» dice la Regione. Sulle assunzioni confermata la compatibilità economica del piano 2018
ALTRI CONTI
Sempre a proposito di conti, ieri il governatore Marco Marsilio e l'assessore al Bilancio, Guido Liris, hanno partecipato all'udienza in Corte dei Conti sui rendiconti 2014 e 2015, per i quali si attende la parifica. La Regione ha presentato le proprie controdeduzioni alle eccezioni mosse. «Entro aprile dice Liris - dovrebbe arrivare la parifica da portare poi al voto in consiglio. Il clima è di collaborazione, è stato apprezzato il lavoro fatto dai tecnici».
Paolucci: «Basta parlare di ospedali rischio eccessiva frammentazione»
PESCARA Sanità. Cosa lascia sul campo il precedente governo regionale e cosa teme dai programmi di quello nuovo? A parti invertite, dopo il voto del 10 febbraio, l'ex assessore Silvio Paolucci, oggi sui banchi delle opposizioni come capogruppo del Pd, offre alcuni spunti di riflessione per il nuovo confronto-scontro in Regione.
Cosa la preoccupa di più del nuovo corso?
«Spaventa questo concentrare così tanto le proprie attenzioni e le proprie energie sugli ospedali. La gente non vuole andare in ospedale, ha solo bisogno di punti di riferimento. Noi avevamo iniziato a cambiare la prospettiva. Loro hanno ricominciato a parlare di ospedali, ipotizzando che la qualità sia sotto casa».
Il territorio abruzzese ha però caratteristiche morfologiche che non sempre hanno reso applicabili riforme nazionali basate su parametri matematici. Una su tutte, la vicenda dei punti nascita.
«C'è uno scenario di naturale concentrazioni delle migliori professionalità. Il Ministero e la Regione possono fare poco su questo. Sono le persone che scelgono e portano con loro le patologie. Di solito scelgono dove ritengono di avere la migliore cura, che dipende dal know-how e dall'esperienza».
Come dire che la vera programmazione è il paziente a farla.
«Si può rivedere la programmazione ma non si può eludere questo tema. Che abbia a che fare con dei numeri non è una questione matematica. La questione vera è la qualità delle cure: più frammenti l'offerta, più è bassa. Tutto qui. I migliori medici seguono i grandi numeri per diventare sempre più bravi. E se noi vogliamo competere con Roma e Milano, dobbiamo evitare di frammentare troppo l'offerta».
Cosa lascia la sua precedente gestione?
«Ho lasciato la sollecitazione sul paziente, cambiando la prospettiva, parlando di diabetici, di cronici, di infartuati. Non di ospedali e medici. Incontravo le famiglie che attendevano i sensori per i bambini. Un cambiamento che ha trovato molte resistenze».
Pubblico e privato: qual è il punto di equilibrio?
«Il vero tema non è questo, ma la salute della nostra infrastruttura sanitaria. Occorre tenere alta l'attenzione sulla qualità e la complessità delle prestazioni erogate, mettere tutti nelle condizioni di fare bene ciò che si sa fare, quando lo si sa fare. Se i ministeri ce ne daranno le possibilità, si potrà parlare di incremento della quantità di prestazioni che compriamo dai privati, ma solo quando saremo certi che stiamo acquistando valori per i nostri cittadini. Il punto vero è questo».