ROMA Alla fine, a chiudere una querelle che si trascinava da settimane, è un post su Facebook del premier, Giuseppe Conte: niente logo della presidenza del Consiglio al congresso della famiglia che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo.
Una presa di distanza, accompagnata anche da una difesa delle unioni civili. Una decisione che pone fine a uno scontro tutto interno ai due partiti di maggioranza che, a tratti, ha avuto anche degli accenti surreali, con i 5stelle che smentivano un giorno e il Carroccio che il giorno dopo confermava l'egida del governo. Basta pensare che, appena mercoledì in Parlamento, proprio il ministro leghista della famiglia, Lorenzo Fontana, aveva ribadito che nessuno gli aveva chiesto la revoca.
Una revoca che, invece, è arrivata per bocca del premier. Il quale, ci tiene in primo luogo a chiarire che alla sua attenzione «non è mai giunta alcuna richiesta di patrocinio da parte degli organizzatori dell'evento» e che lo stesso è stato concesso da Fontana «di sua iniziativa, nell'ambito delle sue proprie prerogative, senza il mio personale coinvolgimento né quello collegiale del governo».
Conte spiega come la sua decisione sia maturata al termine di quella «approfondita istruttoria» di cui per primo aveva parlato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora, uno che con il responsabile della Famiglia - e le sue idee - è spesso entrato pubblicamente in conflitto. «Dopo un'attenta valutazione dei molteplici profili coinvolti - fa dunque sapere Conte - ho comunicato al ministro Fontana la opportunità che il riferimento alla Presidenza del Consiglio sia eliminato». Di fatto, la soluzione trovata è questa: resta il patrocinio del ministero della Famiglia - immediatamente confermato da Fontana - ma dovrà sparire il logo di palazzo Chigi che finora campeggiava su sito e brochure.
«LIBERI DI PARTECIPARE»
Ancora una volta, dunque, il premier sceglie di schierarsi sulle posizioni del M5s anche se evita di entrare nella polemica sulle presenze al congresso della discordia, su cui anche la Chiesa - con il segretario di Stato, Pietro Parolin - ha scelto di smarcarsi. «Ciascun esponente del Governo sarà libero di partecipare all'evento, esprimendo le proprie convinzioni sui vari temi che saranno oggetto di discussione», spiega Conte che annuncia anche di aver dato incarico di adottare una nuova circolare in merito, proprio per evitare scontri simili in futuro.
All'appuntamento di Verona la Lega sarà presente con i suoi massimi rappresentanti, a cominciare proprio da Matteo Salvini, e con lui, oltre a Fontana, il ministro Bussetti e i Governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. Non ci sarà - come ha ribadito più volte Luigi Di Maio - nessun esponente del M5s.
D'altra parte, quello dei diritti, è uno di quegli ambiti su cui i due partiti di governo sono più distanti, non a caso a malapena sfiorati nel contratto di governo. Un documento, quello sottoscritto quasi un anno fa, che proprio Conte ritira fuori per sottolineare «il pieno rispetto della persona indipendentemente dal l'orientamento sessuale». «Tuteliamo con la massima attenzione ed energia la famiglia fondata sul matrimonio» ma questo non può in alcun modo, dice, «compromettere il riconoscimento giuridico e la piena legittimazione delle unioni civili e delle diverse forme di convivenze basate su vincoli di natura affettiva».